Anche in Kazakistan, Uzbekitsan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkemnistan si attende con interesse l'esito del confronto tra Donald Trump e Kamala Harris, considerando gli effetti dirompenti degli eventi mondiali sulle prospettive della regione. In bilico anche il futuro del formato di contatto "5+1" attraverso cui la Casa Bianca ha cercato di guadagnare posizioni negli ultimi anni in quest'area ex-sovietica.
"Tra i nostri Paesi non esistono problemi seri" assicura Dušanbe e nelle organizzazioni regionali, i tagichi sono i primi a sostenere le ragioni dei russi. Ma intanto cresce il disappunto nei confronti delle relazioni delle autorità russe verso i migranti chme dall'attentato al Krokus City Hall subiscono oltraggi e forme violente di discriminazione.
Viste le difficoltà crescenti in Russia, diventa sempre più importante trovare alternative efficaci, considerando che i soldi del lavoro all’estero costituiscono una fetta molto importante del Pil dei Paesi centrasiatici, dal 10% dell’Uzbekistan al 40% del Tagikistan. Un tema che si intreccia con la questione degli afghani in Germania.
Il principale fiume della regione atraversa il Kirghizistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan e il Kazakistan per riversarsi infine nel languente mare d’Aral. Il suo flusso diminuisce costantemente per il cambiamento climatico ma anche a causa dello sfruttamento intensivo per usi agricoli, aggravato dalla conorrenza tra i singoli Paesi. Ma secondo gli esperti con iniziative dal basso sarebbe ancora possibile strapparlo al suo declino.
Alla sbarra a porte chiuse i leader del movimento di opposizione Gruppo 24, Sukhrob Zafare e Nasimdžon Šarifov. Scomparsi da Istanbul dove vivevano da dieci anni in esilio, nell'agosto scorso il procuratore generale aveva reso noto che si trovano in un carcere della capitale del Tagikistan. Messa al bando come "assocazione estremistica" all'organizzazione non è permesso in alcun modo di partecipare alla vita politica e sociale del Paese.
Dopo un recente restauro attira migliaia di turisti da tutto il mondo a Khudžand, la seconda città del Paese. Testimonianza non solo delle tradizioni locali, ma anche punto di riferimento di un’economia ancora molto vacillante che vuole ritrovare le strade del commercio regionale e globale.