La guerra in Ucraina costringe i popoli di queste terre a fare una scelta netta, contro la propria stessa coscienza. I moldavi vogliono avere un posto nel mondo, non soltanto nel “mondo russo”, di cui comunque sanno di essere una parte. Ancora più drammatica è la scelta che spetta ai georgiani in questo fine settimana, dove si decide non solo la spartizione dei seggi parlamentari, ma il futuro del Paese.
Nuovo giro di vite impresso dalla Commissione parlamentare per le politiche migratorie. Nel mirino gli enti che rilasciano gli attestati obbligatori di conoscenza della lingua e della storia russa e i siti internet che aiutano a procurarsi documenti illegali. La permanenza non autorizzata sul territorio russo diventa inoltre un'aggravante per qualsiasi violazione di una norma.
"Tra i nostri Paesi non esistono problemi seri" assicura Dušanbe e nelle organizzazioni regionali, i tagichi sono i primi a sostenere le ragioni dei russi. Ma intanto cresce il disappunto nei confronti delle relazioni delle autorità russe verso i migranti chme dall'attentato al Krokus City Hall subiscono oltraggi e forme violente di discriminazione.
Nel 1846 Nicola I si recò privatamente a Roma dal papa Gregorio XVI per scongiurarlo di non cedere alle tentazioni liberali e repubblicane che stavano prendendo piede anche nella Città Santa. E la volontà di "difendere i valori" dell'Europa cristiana lo portò alla guerra di Crimea. Oggi, al contrario, papa Francesco con la missione a Mosca di "diplomazia umanitaria" del card. Zuppi vede la crisi del mondo alla luce del Vangelo.
Il referendum col quale in Kazakistan il 71% degli elettori ha approvato la costruzione di una nuova centrale nucleare è visto come una grande opportunità per la compagnia russa Rosatom, uno dei giganti dell’economia russa che sta resistendo all’indebolimento della fase bellica ed è attualmente impegnato nella costruzione di 20 reattori all'estero.
Secondo l'ex-presidente del Daghestan Abdulatipov i nazionalismi di oggi nel Caucaso ex-sovietico sembrano annullare le tradizioni, richiamandosi a origini medievali di disgregazione feudale, senza tener conto della “esperienza storica, culturale e umana dell’integrazione interetnica e interreligiosa”.