Nella recente visita a Istanbul il premier armeno Pašinyan avrebbe di fatto concesso il via libera alla "via turanica" che era uno dei principali obiettivi dell'Azerbaigian nella guerra. Un incontro diretto con Aliev per finalizzare l'accordo di pace tra Erevan e Baku dovrebbe tenersi a Baku a metà luglio. Una svolta che vedrebbe Erdogan come il vero vincitore nella regione, a fronte dell'indebolimento di Mosca e Teheran nei conflitti globali.
Dopo la vicenda dell'aereo con 67 persone a bordo precipitato in dicembre per "interferenze" con la guerra in Ucraina, Azerbaigian e Russia sono di nuovo in piena crisi diplomatica per un raid della polizia. Sullo sfondo la crisi dell'influenza russa nel Caucaso, sempre più messa in ombra dall'attivismo turco nella regione.
Cancellando i principi liberali della democrazia e dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge che il primo presidente Boris Eltsin aveva inteso proclamare, già nel 2020 Vladimir Putin sanciva la trasformazione delle istituzioni in strumenti della “verticale del potere” da non dividere né con le amministrazioni locali, né con altri organismi sociali.
In carcere due arcivesacovi (tra cui Galstanyan) dopo un'irruzione della polizia nel patriarcato di Ečmjadzin. Pašinyan accusa direttamente il katholicos Karekin II chiedendone la rimozione, il clero armeno risponde invocando la scomunica del premier. Secondo il governo dietro le "manovre" della Chiesa ci sarebbe Mosca, ma altre voci denunciano l'uso di marchiare ogni opposizione con "il timbro delle spie del Cremlino". Sullo sfondo gli equilibri geopolitici e i negoziati con l'Azerbaigian.
Alla frontiera con la Cina cresce il contrabbando dell'oro come forma di guadagno in una delle zone più povere della Federazione russa. Nella Repubblica popolare non servono licenze: qualsiasi cittadino può vendere alle banche in qualsiasi forma il materiale estratto, che viene pagato più del doppio rispetto alla quotazione di Mosca. Decine i "carichi" scoperti alla frontiera, ma il più delle volte il tutto si risolve con una multa.
Il Kazakistan firmerà entro l'anno l'accordo con Mosca per la costruzione della prima centrale atomica, ma ne ha già in programma anche una seconda da realizzate insieme alla Chiona National Nuclear Corporation che potrebbe essere realizzata più rapidamente. E Tokaert lascia aperta la porta anche a consorzi occidentali per un terzo impianto.