Nonostante il blocco di internet imposto dalla giunta golpista, le Nazioni unite parlano di “rapporti spaventosi e inquietanti” sugli attacchi contro la popolazione civile di etnia Rohingya. Negli ultimi mesi la giunta golpista, sempre più in difficoltà sul campo, ha alimentato le tensioni interetniche, arruolando (anche in maniera forzata) i Rohingya contro la milizia etnica locale. Un tragedia che sta riportando il Paese ai tempi delle violenze settarie.
Il segretario generale Alistair Dutton in visita ai campi dei rifugiati dove dal 2017 è attiva Caritas Bangladesh insieme al goerno di Dhaka. Gli aiuti globali per l'alimentazione sono scesi a 10 dollari a persona al mese, con gravi conseguenze. "Queste famiglie sono tra le più vulnerabili al mondo, con adolescenti che hanno vissuto qui già metà della loro vita. La comunità internazionale non può lasciare solo il Bangladesh".
Kim Aris, 47 anni, ha ritirato al posto della madre in Italia la cittadinanza onoraria che il comune di Abbiategrasso ha voluto concedere alla leader birmana. Da oltre tre anni in carcere, nemmeno la sua famiglia sa dove sia detenuta e quali siano le sua condizioni di salute, nonostante compia in questi giorni 79 anni. Secondo il figlio la comunità internazionale non aveva capito le azioni di Aung San Suu Kyi con i Rohingya.
Movimenti attivisti rilanciano le testimonianze di sopravvissuti alle persecuzioni per mano del gruppo ribelle che combatte l’esercito golpista. Il 5 agosto decine (o centinaia) di musulmani, tra cui bambini piccoli, uccisi in un attacco di droni e artiglieria mentre cercavano di fuggire. Da aprile oltre 250mila Rohingya sono rimasti senza casa a Buthidaung e Maungdaw.
A sette anni dalla grande fuga di centinaia di migliaia di membri della minoranza musulmana dal Myanmar, la situazione nei centri di accoglienza del Bangladesh è ancora di emergenza. Il racconto di un gesuita, da anni impegnato nell’opera di aiuto e accoglienza. Dhaka ha risorse limitate, ma prima di rimpatriarli serve stabilità e pace nell’ex-Birmania.
Nei primi nove mesi dell’anno almeno 435 persone sono state uccise dei militari. Erano 113 nel 2021. A questo si sommano colpi di artiglieria e attacchi aerei contro case, scuole ed edifici religiosi, oltre a massacri e incendi dolosi da parte delle truppe sul campo. La giunta usa la paura come arma. Almeno un migliaio di civili intrappolati nei combattimenti nello Stato Rakhine.