Prelevato da casa e sottoposto a una lunga perquisizione nei suoi uffici il prof. Robert Chung, presidente dell'Hong Kong Public Opinion Research Institute. Indagato per "favoreggiamento" del suo ex vice Chung Kim-wah, uno degli attivisti pro-democrazia (espatriati) contro cui è stato emesso un mandato di arresto. Autorità dicono di non voler colpire attività dell'istituto, ma hanno portato via server e casse di documenti.
Al voto per il rinnovo del Consiglio legislativo - per cui dal 2021 possono concorrere solo candidati "patrioti" - le autorità pro-Pechino avrebbero voluto introdurre l'anno prossimo anche delle speciali "urne intelligenti" per segnalere all'elettore eventuali "errori" nella compilazione della scheda. La proposta è stata ritirata dopo poche ore per le ovvie obiezioni sulla segretezza del voto.
La riflessione fatta uscire dal carcere da una delle 45 persone condannate ieri a pene pesantissime per aver organizzato elezioni primarie a Hong Kong. "Abbiamo osato chiedere: la democrazia sarà mai possibile qui? La risposta è stata un giro di vite su tutti i fronti". L'appello al mondo: "Difendete e riparate le vostre democrazie. Date ai dittatori autoritari un esempio in meno di fallimento e ai combattenti per la libertà un'ispirazione in più per continuare la propria lotta".
L'allarme delle autorità locali sulla carenza di forza lavoro, accentuata dall'invecchiamento della popolazione. È l'altra faccia della dura repressione dei movimenti pro-democrazia del 2019 che ha spinto migliaia di persone a lasciare la metropoli.
A cinque anni ormai dalle proteste pro-democrazia su 10.279 persone arrestate solo il 28,8% sono state rinviate a giudizio. Ma per il segretario alla Giustizia Chris Tang "bisogna dare tempo alle autorità di raccogliere le prove". Respinta la richiesta di Chow Hang-tung di chiamare a testimoniare in video al processo persone che vivono all'estero.
Mark Clifford e Gordon Crovitz, alti dirigenti di Next Digital, hanno presentato una denuncia contro la società globale di revisione contabile. Avrebbe consentito violazioni ai diritti fornendo servizi essenziali alle autorità di Hong Kong. Una iniziativa che getta più di un’ombra sugli “aiuti” alle autorità governative nella repressione delle voci critiche.
I direttori della testata (già costretta alla chiusura come l'Apple Daily) Chung Pui-kuen e Patrick Lam rischiano fino a due anni di carcere nel verdetto atteso entro settembre. La sentenza rischia di avere ulteriori profonde implicazioni sulla libertà di stampa a Hong Kong. Per il capo della polizia è la prova della “necessità e legalità” delle repressioni contro attivisti e voci critiche. Reporters sans Frontières: 28 i giornalisti perseguiti dal 2020.
L’esposizione racconta “una storia ben diversa” sulla rivolta e le rivoluzioni “colorate” in Ucraina, Georgia e Kirghizistan. A differenza delle narrazioni sui media occidentali non sarebbero rivendicazioni popolari di libertà, ma attentati alla sicurezza e all’ordine. Il richiamo alle parole di Xi Jinping sulla “stabilità sociale” come “prerequisito per costruire una Cina forte e prospera”.
Il missionario italiano del Pime ha portato oggi il suo sciopero della fame ad Admiralty davanti alla sede del governo, unendo l'ingiustizia subita dalla figlia di un'immigrata africana alle centinaia di detenuti in carcere per reati d'opinione. "È come se il loro problema non esistesse. Si liberino queste persone per ricreare un clima di fiducia".
Il governo ha fatto approvare una nuova legge che cambia l'organismo di controllo permettendo di cancellare dagli albi chi è in favore dei movimenti pro-democrazia. Il segretario al Welfare chiedeva la "depoliticizzazione" dopo il sostegno di tanti operatori alle manifestazioni del 2019. Saranno i più fragili a pagarne le conseguenze in una società dove l'esodo delle famiglie giovani sta creando un'emergenza anziani.
In una riflessione pubblicata sul settimanale diocesano Sunday Examiner in vista della “data sensibile” (e innominabile per Hong Kong) il vescovo ricorda l’”evento che ha distrutto la vita 35 anni fa” a Pechino il 4 giugno 1989. Senza dimenticare, l'invito è a guardarlo con gli occhi dell’”amore incondizionato” di Dio che perdona “anche quanti non hanno il coraggio di chiederlo”.
Nel verdetto sul "processo dei 47" l'accusa - avallata dai giudici - è quella di aver organizzato nel 2020 elezioni primarie per aver cercato di ottenere la maggioranza nel Consiglio legislativo e arrivare a sfiduciare attraverso la legge di bilancio l'allora governatrice Carrie Lam (nominata da Pechino). Per questo "reato" in decine sono e rimarranno in carcere. Mentre va avanti anche il processo a Jimmy Lai, con una sentenza che appare già scritta.
Nuovo provvedimento di arresto (notificato in carcere) per l'avvocatessa Chow Hang-tung e cinque altre persone che attraverso una pagina Facebook cercavano di tener vivo il ricordo delle vittime della strage degli studenti di 35 anni fa. La stretta alla vigilia dell'anniversario del 4 giugno. Rischiano fino a 7 anni di carcere. Avevano scritto: "Resistiamo alla riscrittura della memoria".
Il 10 febbraio andranno a processo il funzionario (ex poliziotto) dell'Ufficio economico e commerciale di Hong Kong e l'addetto alla sicurezza accusati di violazione di domicilio e sorveglianza illegittima. Una terza persona che era stata fermata è stata trovata morta in circostanze misteriose. In oltre 200mila dall'ex colonia si sono rifugiati in Gran Bretagna negli ultimi anni. Si alza lo scontro diplomatico sulle attività ospitate dagli uffici "commerciali".
Mentre anche quest’anno il 4 giugno a Victoria Park sarà impedito il ricordo dell'anniversario della strage degli studenti di Pechino, un gruppo di singoli cristiani ha invitato a sottoscrivere il testo di una preghiera che verrà pubblicata come inserzione sul Christian Times. Un testo che parla della repressione di allora, ma anche di quella in atto oggi a Hong Kong.
Un'indagine del Centro Metodista rivela la preoccupazione degli ultra-settantacinquenni, vittime indirette dell'esodo delle famiglie giovani provocato dalla stretta sulla sicurezza dopo le manifestazioni 2019. Intanto la Corte d'Appello accoglie la richiesta delle autorità di ovietare la diffusione on line di "Glory to Hong Kong", la canzone divenuta l'inno delle proteste.
Nemmeno i sindacati pro-Pechino promuovono più marce per i diritti dei lavoratori per paura di “disordini”. Tutta l’attenzione è ai turisti in arrivo dalla Cina continentale, per i quali la città (tempo permettendo) inaugurerà un nuovo ciclo di spettacoli pirotecnici al porto con un budget senza precedenti.
L'iniziativa è promossa nella chiesa di San Francesco Saverio dal Centro missionario del Pime, che fin dal 1858 con i suoi missionari è presente a Hong Kong. Un modo per non rimanere indifferenti di fronte alla nuova stretta alle libertà imposta con la nuova legge sulla sicurezza nazionale in un contesto dove centinaia di persone sono già in carcere per motivi politici.
In un posto dove 1832 persone sono già in prigione per motivi politici, la nuova legge sull’articolo 23 serve solo “ad ammantare l’ingiustizia con un velo di legittimità”, come scriveva già qualche mese fa Chow Hang-tung, in carcere per aver ricordato i morti di piazza Tiananmen. La vera risposta è non dimenticarsi questa Cina dietro le sbarre, a Hong Kong come nella Repubblica popolare
Condanne fino a 7 anni di carcere per l'assalto al Consiglio legislativo dove oggi - eliminata l'opposizione - John Lee vuole far approvare entro il 31 marzo la contestata legge sull'articolo 23. La diocesi di Hong Kong rassicura sul segreto confessionale: resterà anche con le nuove norme. Ma a preoccupare sono soprattutto gli abusi su diritti elementari come la facoltà di negare contatti con un avvocato nelle prime 48 ore dall'arresto.
Sedute frenetiche anche durante il week-end per approvare il più presto possibile l'ulteriore stretta alle libertà nell'ex colonia britannica. Il segretario alla Sicurezza Chris Tang giustifica la facoltà di impedire per 48 ore a un arrestato di incontrare un avvocato con il rischio di "complicità". Intanto Pechino rende noto che nel 2023 ha arrestato o messo sotto processo 2,4 milioni di persone.
Il disegno di legge sulla sicurezza nazionale presentato oggi - che l'Assemblea legislativa si appresta a varare a tempo di record - porta a livelli mai visti la repressione di ogni forma di dissenso nell'ex colonia britannica. Carcere a vita per il reato di "tradimento", fino dieci anni a chi è accusato di "sedizione". E la norma contro chi non segnala alla giustizia gli oppositori del governo sarà un ulteriore strumento di pressione anche verso le comunità religiose.
All’Università Cattolica di Washington esposta un’immagine del Cristo in croce dipinta nel carcere di Stanley dall’imprenditore cattolico sotto processo ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale. Intanto Agnes Chow dal Canada racconta in un video la sua prigionia a Hong Kong.
La denuncia all'Onu del team internazionale di avvocati che sta seguendo il processo all'editore dell'Apple Daily. L'accusa vuole portare alla sbarra Andy Li, attivista pro-democrazia arrestato mentre su una barca tentava di raggiungere Taiwan. Processato nella Cina continentale per espatrio illegale, da quando è tornato a Hong Kong è recluso in un ospedale psichiatrico. Ma dovrebbe ugualmente deporre contro Lai prima di finire lui stesso a giudizio ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale.
Sei mesi di carcere anche alla sorella della sindacalista fermata a marzo, moglie di Lee Cheuk-yan anche lui in prigione. Negata ancora la libertà su cauzione all'avvocata Chow Hang-tung, che non andrà a processo prima della seconda metà del 2024. Intanto (come previsto) la corte ha spostato indietro il calendario per rigettare le obiezioni della difesa di Jimmy Lai all'accusa di sedizione.
Massiccio dispiegamento di forze dell'ordine intorno al tribunale per corroborare la narrativa dell'accusa di "sedizione". La difesa ha sollevato un vizio procedurale: trascorsi più di sei mesi tra la chiusura dell'Apple Daily e l'incriminazione. Il ministro degli Esteri di Londra David Cameron sull'imprenditore in carcere da più di 1000 giorni che è anche cittadino britannico: "Colpito nell'esercizio pacifico dei suoi diritti, sia rilasciato subito".
Nonostante la campagna massiccia delle autorità locali si è fermata al minimo storico del 27,5% l'affluenza nelle consultazioni in cui quattro anni fa una valanga di elettori decretò la vittoria del fronte pro-democrazia. L'astensione di tre cittadini su quattro indice chiaro di una consultazione svuotata di ogni rappresentatività. Anche nel giorno del voto arrestate 6 persone che esprimevano dissenso in maniera pacifica.
Un gruppo di presuli da ogni continente tra cui i cardinali Dolan di New York e l'indiano Baselios Cleemis Thottunkal avevano chiesto l'immediata liberazione dell'imprenditore cattolico attivista pro-democrazia in carcere da più di mille giorni. La dura replica: "Parole distorte che mirano a interferire negli affari interni di Hong Kong". Dal 18 dicembre il processo in cui rischia l'ergastolo ai sensi della controversa Legge sulla sicurezza nazionale.
Nel secondo discorso “politico” il governatore assicura che il prossimo anno verrà promulgata una norma “attesa” e prevista sin dal ritorno dell’ex colonia britannica alla Cina. Con la draconiana legge imposta da Pechino sinora arrestate oltre 280 persone. Gruppetto di attivisti promuovere una protesta. La “sinicizzazione” di Hong Kong anche nella scuola e nella cultura.
Dietro le sbarre dal 31 dicembre 2020, il processo per le accuse ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale - più volte rinviato - dovrebbe iniziare il 18 dicembre. La preoccupazione del figlio Sebastian per le sue condizioni di salute. 67 organizzazioni per i diritti umani a Biden: il capo del governo di Hong Kong John Lee non sia ammesso al vertice Apec di San Francisco senza la sua liberazione. Rinviata a giudizio per "ostruzione della giustizia" anche la cognata di Lee Cheuk-yan (anche lui tuttora in carcere).