La neutralizzazione militare del 'Partito di Dio' e la ristrutturazione degli istituti al centro del viaggio in Libano di Morgan Ortagus. Fra i nodi irrisolti il mancato rispetto dei termini del cessate il fuoco di novembre da parte di Israele e del movimento filo-iraniano. Stralciato dall’agenda il (controverso) tema della “normalizzazione” con lo Stato ebraico.
In una lettera aperta numerosi religiosi e laici impegnati nella difesa degli ultimi criticano la Conferenza episcopale per aver invitato i parlamentari cristiani a votare a favore del provvedimento entrato in vigore ieri che limita l'autonomia dei musulmani nella gestione delle loro proprietà. "Non si risolve così il problema delle famiglie sfrattate a Munambam. Si avalla un precedente che i nazionalisti indù utilizzeranno anche contro i cristiani".
Sta sollevando polemiche a Bishkek una proposta di modifica alle norme per il voto che imporrebbe agli aspiranti deputati tasse di iscrizione tre volte più alte dell'attuale per poter presentare la propria candidatura. "Così potranno presentarsi alle elezioni soltanto i ricchi”.
Paul Chambers, che insegna presso l'Università Naresuan, è accusato dai militari di aver violato in una sua pubblicazione il contestato articolo 112 del Codice penale, che prevede pene da tre a 15 anni per chi diffama la monarchia thailandese. Finora raramente contestato agli stranieri, dal 2020 a oggi questo reato è stato sollevato 279 volte per reprimere le proteste degli studenti.
Su pressione di Pechino, i ribelli lasciano la capitale dello Stato Shan, nel nord del Myanmar, anche se resteranno attorno alla città. Intanto gli scontri continuano nel resto del Paese: altri gruppi ribelli hanno ottenuto alcune vittorie tra ieri e oggi. Nel frattempo, citando il terremoto, il regime sospende anche i visti turistici.
L’infrastruttura strategica nel sud-ovest rilanciata grazie al sostegno di Pechino. Manet assicura che il Paese non permetterà basi militari straniere, ma apre le porte agli aiuti (e ai fondi) cinesi. Attesa per la visita di Xi Jinping che vuole approfittare del disimpegno Usa e dei dazi di Trump per rilanciarsi come unico partner affidabile per la regione.