11/09/2018, 11.40
GIAPPONE
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Dare la vita e morire di solitudine: in Giappone picchi di suicidi fra le neomamme

Il 30% delle donne gravide o neomamme ad aver perso la vita fra il 2015 e il 2016 si sono suicidate. La causa principale sembra la depressione post-partum. Mons Kikuchi: “Le giovani mamme sono da sole, senza il sostegno della famiglia e della comunità”. P. Lembo: “Alla solitudine si aggiunge l’incomprensione, per la vita del marito che non deve cambiare”.

Tokyo (AsiaNews) – La prima causa di morte fra le donne incinte e le neomamme giapponesi è il suicidio. Lo rivela uno studio del National Center for Child Health and Development che analizza i dati fra il 2015 e il 2016: quasi il 30% delle donne morte durante o dopo la gravidanza si sono tolte la vita. Per mons. Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, e p. Andrea Lembo, superiore regionale del Pime in Giappone, il motivo è la terribile solitudine delle neomamme in una società sempre più isolata.

La ricerca afferma che 92 donne si sono tolte la vita. Di queste, 45 avevano 35 o più anni e il 60-65% erano alla loro prima gravidanza. La causa sembra essere la depressione post-partum, e l’incidenza più alta nelle famiglie disoccupate.

“La notizia non ha fatto grande scalpore in Giappone – commenta mons. Kikuchi – Vado a spiegarmi. Il suicidio è uno dei più seri problemi sociali del Giappone da ormai 20 anni. Nel 1998, il numero totale dei sucidi ha superato le 30mila unità. Al suo picco nel 2003, ci sono stati 34mila morti. Ancora oggi, più di 24mila persone ogni anno commettono suicidio. La maggioranza sono uomini, e le donne sono circa 8mila ogni anno. Quindi, il suicidio di per sé è un problema serio per la società moderna giapponese, e si individuano diverse cause.”

“Il problema più grande – continua il presule – è il collasso del sistema tradizionale della famiglia, e per questo, l’isolamento. Mentre le popolazioni nelle grandi città crescono, le persone sono sempre più isolate perché non esiste la comunità locale e la famiglia estesa. Quando le persone affrontano problemi nella vita, non hanno nessuno a cui rivolgersi per consulto. Per tradizione, le donne incinte e le neomamme erano sostenute dalla famiglia estesa o dai membri della comunità. Ciò non esiste più. Per questo le nuove mamme non sanno dove chiedere aiuto per crescere i loro bambini, oltre ai siti internet. Cercare consigli su internet è molto popolare in Giappone oggi, ma non vi è un legame umano. Questa è la causa per cui queste donne incinte e neomamme scelgono la via estrema per risolvere il problema”.

“La Chiesa cattolica in Giappone – conclude mons. Kikuchi – sta cercando di dare assistenza alle madri isolate attraverso le sue strutture di aiuto sociale in tutto il Paese. Ma potremmo fare molto di più di quello che abbiamo fatto finora”.

P. Andrea Lembo condivide l’analisi dell’arcivescovo: “Nel sistema familiare giapponese, fino a qualche decennio fa, la ragazza che rimaneva incinta tornava alla famiglia d’origine, dove viveva anche i primi mesi di vita del bambino. C'è sempre stata questa tradizione, ma il sistema è un po’ in crisi, è cambiato: ora si percepisce come un problema lasciare il marito da solo, ci sono problematiche anche da parte della famiglia di lei. Ho parlato con molte giovani donne, e quello che avvertono – anche se non pensano al suicidio – è una grande solitudine. È un momento in cui senti una vita crescere in te e tuo marito non c'è. Le donne si trovano a viverlo essenzialmente da sole. In più, s’insinua anche l’incomprensione, perché la vita del marito non deve cambiare, per tutti i problemi in ufficio, al lavoro. Così si instaurano delle ‘in-comunicazioni’ che portano a non capirsi, a non comprendere la delicatezza della realtà. La ragazza si trova da sola di fronte questo futuro che deve arrivare”.

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