12/04/2024, 13.03
INDIAN MANDALA
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Elezioni in India, dai leader cristiani appello al voto: ‘opportunità’ e ‘responsabilità’

di Nirmala Carvalho

In una nota il National United Christian Forum si rivolge alla comunità esortandola a recarsi alle urne fra il 19 aprile e il primo giugno. Esprimere una preferenza non è solo “un simbolo” ma anche “strumento potente” di “crescita e buon governo”. Serve costruire una “società che sia inclusiva e che elevi tutti i suoi membri”.

 

Delhi (AsiaNews) - Una “opportunità” per tutto il popolo indiano che sarà chiamato a “eleggere rappresentanti” ai quali spetterà il compito di “sostenere i principi costituzionali di uguaglianza, giustizia, libertà, fraternità e prosperità” oltre ad affermare i valori “della pluralità e della laicità”. A partire dalla lotta alla divisone fra classi, perché ciascuno deve essere uguale e beneficiare delle stesse opportunità a prescindere da “casta, classe, credo, etnia e genere”. È l’appello lanciato dal National United Christian Forum (Nucf) a pochi giorni dall’inizio della maratona elettorale che porterà il Paese a scegliere i futuri rappresentanti in Parlamento e il prossimo governo. 

Nella nota a firma dell’arcivescovo e segretario generale Cbci mons. Anil J T Couto, del rev. Asir Ebenezer segretario generale Ncci e del rev. Asir Ebenezer segretario generale Efi si parla di “momento cruciale”. “Ogni elettore”, prosegue la dichiarazione, deve “esercitare il proprio diritto e la propria responsabilità” partecipando al “processo elettorale”, perché “il nostro voto non è solo un simbolo” ma rappresenta uno “strumento potente per la crescita e il buon governo”.

Il Nucf è un forum formato dalla Conferenza episcopale indiana (Cbci), dal Consiglio nazionale delle Chiese in India (Ncci) e dell’Evangelical Fellowship of India (Efi). Alla viglia delle elezioni, una tornata storica quanto complessa e articolata che prederà il via il 19 aprile e si concluderà il primo giugno, le tre organizzazioni si rivolgono ai cittadini, in particolare ai cristiani, chiedendo loro di esercitare il diritto di voto. Perché è il modo per far sentire la propria voce e cercare di imprimere quei cambiamenti necessari per un ulteriore sviluppo del Paese. 

Nella dichiarazione comune, il National United Christian Forum sottolinea che “come cittadini indiani, invitiamo tutti a riflettere sulle questioni critiche che le nostre comunità e la nostra nazione devono affrontare in questo momento importante”. “La voce di ogni elettore - prosegue la nota - ha un valore immenso e, collettivamente, abbiamo il potere di plasmare la direzione futura della nostra società”. Ecco perché “chiediamo a tutti i candidati di condurre campagne rispettose ed etiche, concentrandosi su questioni sostanziali che hanno un impatto sulla vita di tutti”. Infine, i leader cristiani auspicano impegno per un “dialogo costruttivo” e “soluzioni che rispondano alle esigenze della nostra popolazione” che essi definiscono “eterogenea”. “Come cittadini, affrontiamo queste elezioni con mente aperta e cuore compassionevole. Ascoltiamo le diverse prospettive, cerchiamo un terreno comune e lavoriamo - conclude la dichiarazione del Nucf - per costruire una società che sia inclusiva e che elevi tutti i suoi membri”.

In poco meno di due mesi, fra aprile e maggio, in India è in programma una delle tornate elettorale più lunghe e attese della sua storia dalla conquista dell’indipendenza: in sei settimane saranno circa 950 milioni gli aventi diritto - più della somma di Usa, Ue e Russia - alle urne per decidere la composizione del Lok Saba (la Camera bassa) e il futuro governo, oltre al destino personale del premier Narendra Modi e del suo partito, il Bjp (Bharatiya Janata Party). Nel 2019 si è registrata una affluenza del 67% (quasi 615 milioni di votanti), ma per questa tornata il dato dovrebbe essere superato con numeri complessivi da record, così come per i costi: se cinque anni fa i partiti hanno speso circa  7 miliardi di euro, per le elezioni 2024 il dato secondo gli esperti finirà per raddoppiare. 

In gioco la composizione della camera bassa del Parlamento, la più potente fra le due in un sistema bicamerale che comprende pure il Rajya Sabha (il cosiddetto Consiglio degli Stati). Il partito o la coalizione candidata che saprà ottenere la maggioranza al Lok Sabha - in un sistema maggioritario e multipartitico - potrà nominare uno dei suoi membri eletti quale prossimo premier che, a sua volta, dovrà indicare i futuri ministri di governo. La tornata si svolgerà in sette fasi, come annunciato dalla Commissione elettorale, in calendario il 19 aprile, 26 aprile, 7 maggio, 13 maggio, 20 maggio, 25 maggio e primo giugno. In alcuni Stati maggiori come Bihar, West Bengala e Uttar Pradesh il voto verrà spalmato su tutte e sette le date, in altri come Arunachal Pradesh e Sikkim basterà un solo giorno. I risultati verranno annunciati il 4 giugno prossimo. 

Nel 2019 il partito di maggioranza Bjp ha ottenuto 303 seggi e la coalizione di governo, l’Alleanza democratica nazionale (Nda) ha ottenuto un totale di 352 risultando dominante in Parlamento. Il principale sfidante è rappresentato dal Congress guidato da Mallikarjun Kharge, primo leader degli ultimi cinque lustri di storia del partito a non chiamarsi Gandhi di cognome. La coalizione di opposizione, nata lo scorso anno, è nominata Indian national developmental inclusive alliance, acronimo di “India” ed è formata da numerosi partiti fra i quali: All India Trinamool Congress (leader nel West Bengala), Aap (“Uomo comune” che controlla Delhi) e il Dravida munnetra kazhagam (Tamil Nadu), oltre a schieramenti minori che vanno dalla Lega musulmana al Partito comunista di liberazione. Fra i temi al centro della sfida e che determineranno il futuro della nazione più popolosa al mondo dopo aver superato la Cina vi sono le infrastrutture, la digitalizzazione, inquinamento ed energie rinnovabili oltre a conflitti irrisolti interni di natura sociale, etnica e confessionale.

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