26/06/2019, 13.31
INDIA
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Gloria Karthik: da bambina di strada a sarta, con l’aiuto delle salesiane di Chennai

La donna ha 31 anni ed è madre di quattro figli. Viveva in una baraccopoli e non studiava. È stata cresciuta con amore dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nel Marialaya (la “Casa di Maria”). L’obiettivo delle suore è “ridare dignità umana alle bambine che vivono per strada”. In India circa 18 milioni di minori vivono alla giornata. La Chiesa cattolica gestisce circa 14.500 tra scuole, licei e università.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Dalla vita penosa nella baraccopoli al lavoro appagante di sarta: è la storia di Gloria Karthik (foto 2), salvata dalle suore salesiane di Chennai (Tamil Nadu). La donna oggi ha 31 anni ed è madre di quattro bambini. Aveva otto anni quando un assistente sociale propone ai genitori poveri di lasciare che la figlia studi alla Marialaya (Casa di Maria), un istituto gestito dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, conosciute come salesiane di don Bosco. “È stata la mia salvezza – racconta Gloria –, le suore mi hanno istruito e donato una vita dignitosa. Senza di loro, ero destinata ad un’esistenza miserabile nello slum”.

Marialaya è un istituto di quattro piani nel quartiere di George Town. Nato nel 1990, accoglie ragazze dai sei ai 18 anni. Al momento 100 giovani vivono insieme alle suore, che dalla creazione hanno cresciuto e istruito più di 2mila ragazze. Sr. Sebastiar Caroline (foto 1), coordinatrice dei programmi, spiega che il centro insegna “abilità comunicative, la lingua inglese e come risolvere problemi o gestire il proprio tempo e denaro quando lasciano la struttura. Incoraggiamo le ragazze a creare e coltivare rapporti d’amicizia e relazioni umane. Promuoviamo il loro spirito di leadership sviluppando il talento nel canto e nella danza”.

Sr. Soosai Muthu Arul, la direttrice, spiega che alla base di tutto vi è la dignità umana. L’obiettivo del Marialaya “è creare un ambiente familiare in cui risanare la loro dignità di esseri umani. La maggior parte delle ragazze sono abbandonate, orfane o con un solo genitore. Quasi tutte vivevano per strada. Tutte provengono da contesti familiari poverissimi o dalle baraccopoli”.

Secondo l’Unicef, tra i 15 e i 18 milioni di bambini vivono per strada in India. A causa dell’estrema povertà, essi sono privati di diritti umani fondamentali, come l’accesso allo studio, la possibilità di giocare e di ricevere cure mediche. La maggior parte di loro riesce a malapena a consumare un pasto al giorno. Per sopravvivere, tanti rimangono coinvolti in attività criminali o sono soggetti a sfruttamento economico e sessuale.  

La Chiesa cattolica indiana è impegnata nel sostegno per milioni di bambini e adulti poveri. In totale, nel Paese gestisce quasi 14.500 tra scuole, licei e università; oltre 1.000 istituti per la formazione; 704 ospedali; più di 1.000 orfanotrofi e 1.700 ostelli; quasi 2.500 tra dispensari, lebbrosari e case per anziani.

“Guarire le ferite dell’anima è il compito più difficile del Marialaya”, afferma Brittila Machado, da 20 anni assistente sociale nel centro: “Molte bambine sviluppano forme di auto-difesa dal mondo esterno, come se rinchiudendosi in loro stesse potessero eliminare il dolore patito”. È il caso di Kanmani, una minore arrivata al Marialaya nel 2016 quando aveva sei anni, e rimasta chiusa in un mutismo ostinato per mesi. Alla fine le suore hanno scoperto che veniva violentata dal patrigno, con la connivenza silenziosa della madre.

Il centro gestisce anche una classe temporanea di tre mesi per 50 bambini. Inoltre in tutta la città di Chennai ha aperto 18 scuole serali per ragazze povere che non riescono a frequentare con regolarità le lezioni. Alcune di loro adesso hanno trovato lavoro e mantengono i genitori, molti dei quali non ritenevano che per le figlie fosse importante studiare.

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