20/11/2019, 14.22
GIAPPONE-VATICANO
Invia ad un amico

Hiroshima: ‘Attendo la benedizione di papa Francesco per gli hibakushi’

di Yurie Miyawaki

Testimonianza di Setsuko Hattori, signora di 92 anni, sopravvissuta alla bomba atomica. A causa di una malattia al midollo, Setsuko non potrà partecipare alla messa di papa Francesco il 24 novembre. “Attraverso la mia povera vita diverse persone hanno potuto conoscere la Chiesa cattolica”.

Hiroshima (AsiaNews) – Aspetto tanto la benedizione del Papa più che le parole che ci dira’ a Hiroshima. Sono anche felice che venga a Hiroshima. E certamente lo seguirò con la preghiera”. E’ il desiderio di Setsuko Hattori, signora di 92 anni, hibakusha (sopravvissuta alla bomba atomica). A causa di malattie tardive, la signora Hattori non può alzarsi dal letto e non potrà essere presente alla messa che papa Francesco celebrerà a Hiroshima il 24 novembre prossimo. Dopo lo scoppio della bomba, il 6 agosto 1945, la signora è divenuta cattolica. “Attraverso la mia povera vita – dice - diverse persone hanno potuto conoscere la Chiesa cattolica”. Ecco la sua testimonianza.

Sono nata a Hiroshima nel quartiere di Hakushima, a 2 km a nord dal centro dell’esplosione. Ho sempre vissuto qui, prima e dopo la guerra, e anche dopo il mio matrimonio.

Nel 1945 ero nella classe del terzo anno della scuola femminile, ma anziché andare a scuola dovevamo andare in fabbrica per produrre i proiettili dei cannoni. Il giorno della bomba atomica, era il 6 agosto lunedì, potevo rimanere a casa a motivo della rotazione, cosi ho fatto colazione tranquillamente. Ma mentre mangiavo, è avvenuta la deflagrazione atomica. Nella nostra casa c’erano tante grandi finestre, che si sono tutte spezzate e la casa è crollata completamente.

Io e la mia mamma siamo uscite salve da sotto tantissimi pali di legno anche se tante schegge di vetro mi si sono conficcate nella parte destra del corpo. La più grande scheggia di vetro che mi ha colpito, aveva la grandezza di un quadrato di 15-20 cm, che mi ha lasciato il segno per tutta la vita.

Mio papà, invece, teneva un negozio di generi vari. Ma, mancando le cose sotto la guerra, anche lui andava a lavorare in fabbrica. Quella mattina doveva andare a prendere dei legni ancora intatti dalle case distrutte, da usare poi per la cucina e per scaldare l’acqua per il bagno. Qualcuno ci ha detto che lui stava portando il carro verso il centro città. Da allora, non abbiamo saputo più nulla di lui. Non abbiamo visto neppure il suo cadavere.

Verso il 1950-51, dopo il lavoro, ho iniziato a frequentare la scuola musicale cattolica (che è all’origine dell’università musicale Elisabeth). Qui ho conosciuto un’amica e cantavamo con gioia: era un modo per cancellare tutte le brutte memorie. Un giorno, prima della lezione, sono entrata in una chiesa che da un po’ di tempo attirava il mio interesse. C’era padre Hubert Cieslik, e gli ho detto: “Sono venuta a trovare qualcuno”. E lui, con un gran sorriso, mi ha detto “Vieni, vieni”. Cosi ho cominciato a frequentarla sempre di più. A luglio, nel giorno di Sant’ Ignazio di Loyola, ho ricevuto il battesimo con altre 9 ragazze.

Nel 1953, mi sono ammalata e ho avuto tanta paura. Ma, padre Toyota mi portava sempre l’eucaristia, guidando la motocicletta. Come mi ha incoraggiato l’eucaristia!  In questo modo, ogni volta che la ricevevo, sentivo che la mia fede cresceva.

Più tardi ho conosciuto il fratello di una mia amica che è divenuto mio marito. Abbiamo avuto una figlia e tre figli.

Mi ricordo molto bene di quando ho ricevuto la mia prima comunione. La mattina dopo, mi sono accorta che tutto era cambiato:il colore del cielo, il verde delle foglie, proprio tutto.

Fino ad oggi non ci sono mai stati giorni passati senza sbagli o senza errori. Ma ho imparato a pregare: “Voglio provare ancora, domani saro’ migliore”. Penso che la preghiera sia sempre la prima cosa , come mi avevano insegnato i sacerdoti. In questi tempi ho una grave malattia al midollo e passo la mia giornata quasi sempre a letto. Ma mi è rimasta una cosa preziosa che è la preghiera.

Come chiede sempre il Papa, io prego tanto per la pace e per la fine delle armi nucleari. Inoltre non posso dimenticare di pregare anche per la dignità umana di ogni persona.

Dopo il mio battesimo tante persone mi dicevano: “Sei diventata più allegra”, ed io rispondevo sempre: “Certo, una che è abbracciata da Dio, diventa così! ”. In questo modo, attraverso la mia povera vita diverse persone hanno potuto conoscere la Chiesa cattolica.

Aspetto tanto la benedizione del Papa più che le parole che ci dira’ a Hiroshima. Sono anche felice che venga a Hiroshima. E certamente lo seguirò con la preghiera.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Sacerdote shinto: Col Papa in Giappone, le nostre forze al servizio della pace
19/11/2019 12:09
Sopravvissuti di Hiroshima al Premio Nobel per la pace contro il nucleare
11/12/2017 08:42
Mons. Kikuchi: Non solo nucleare. Il papa in Giappone per la vita e la speranza
09/10/2019 09:58
Hibakusha: Dalla memoria crudele di Hiroshima al sorriso di Papa Francesco
28/11/2019 14:37
Sopravvissuto a Hiroshima: Non solo atomica, tutte le 'guerre' del mio Paese
27/11/2019 10:30


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”