14/03/2024, 12.32
VATICANO
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Il Vaticano promuove un'alleanza tra la scienza e i popoli indigeni

Un seminario promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali sulle risposte che il sapere delle comunità aborigene può offrire al mondo scientifico per affrontare insieme le grandi sfide globali. Papa Francesco: "I governi rispettino la ricchezza delle diversità all'interno della grande famiglia umana".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Anche la scienza dialoghi con i popoli indigeni per “affrontare in modo nuovo, più integrale e anche più efficace questioni cruciali come, ad esempio, quelle dell’acqua, del cambiamento climatico, della fame, della biodiversità”. È l’auspicio espresso questa mattina da papa Francesco ricevendo nel Palazzo Apostolico Vaticano i partecipanti al convegno “Il sapere dei popoli indigeni e le scienze”, promosso in questi giorni a Roma dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali. L’iniziativa – a cui partecipano rappresentanti di comunità indigene di tutto il mondo ed esponenti autorevoli del mondo scientifico - si propone espressamente di gettare un ponte tra questi due sistemi di conoscenze per esplorare nuove opportunità di soluzione delle grandi sfide globali.

A questo seminario di studio partecipano anche rappresentanti di popoli indigeni dell’Asia: in particolare sono previsti gli interventi della dott.sa Viswajanani Sattigeri responsabile della biblioteca digitale delle conoscenze indigene di New Delhi e della dott.sa Anamika Dey che parlerà dell’esperienze delle imprese comunitarie guidate dalle donne indigene nel Gujarat e quello del prof. Lun Yin, che nell’università di Kunming nella Repubblica popolare cinese porta avanti studi sul contributo delle comunità aborigene alla salvaguardia della biodiversità.
Nel discorso - che anche oggi papa Francesco ha delegato alla lettura di p. Pierluigi Giroli - il pontefice ha ricordato come la stessa Fao abbia promosso una piattaforma di questo genere per garantire la salvaguardia dei sistemi alimentari delle popolazioni originarie. Ma è un dialogo che ha bisogno di crescere, nell’ascolto reciproco ed estendendosi anche ad altri ambiti.

“Questo seminario di studio - spiega il pontefice - lancia un messaggio ai governi e alle organizzazioni internazionali, perché riconoscano e rispettino la ricchezza della diversità all’interno della grande famiglia umana. Nel tessuto dell’umanità ci sono culture, tradizioni, spiritualità, lingue differenti che hanno bisogno di essere protette, perché la loro perdita costituirebbe per tutti noi un impoverimento della conoscenza, dell’identità, della memoria. Per questo è necessario che i progetti di ricerca scientifica, e dunque gli investimenti, siano orientati sempre più decisamente alla promozione della fratellanza umana, della giustizia e della pace, così che le risorse possano essere destinate in modo coordinato a rispondere alle sfide urgenti che interessano la casa comune e la famiglia dei popoli”.

Un obiettivo che richiede oggi una conversione: “Nel dialogo tra saperi indigeni e scienza – aggiunge Francesco - dobbiamo avere ben chiaro e tenere sempre presente che tutto questo patrimonio di conoscenze va utilizzato per imparare a superare i conflitti in modo non violento e a contrastare la povertà e le nuove forme di schiavitù”. Consapevoli che siamo chiamati tutti anche “a una conversione ecologica, impegnati a salvare la nostra casa comune e a vivere una solidarietà intergenerazionale per salvaguardare la vita delle generazioni future, invece che dissipare le risorse e aumentare le disuguaglianze, lo sfruttamento e la distruzione”.

“Vi incoraggio ad attingere dal patrimonio di saggezza dei vostri antenati e dai frutti delle ricerche dei vostri laboratori – ha concluso il papa - la linfa vitale per continuare a lavorare insieme per la verità, la libertà, il dialogo, la giustizia e la pace. La Chiesa è con voi, alleata dei popoli indigeni e del loro sapere, e alleata della scienza per far crescere nel mondo la fraternità e l’amicizia sociale”.

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