Jürgen Moltmann e la Cina
Il grande teologo evangelico tedesco - scomparso nei giorni scorsi a 98 anni - coltivò anche il dialogo con i cristiani culturali a Hong Kong e a Pechino. Ha riconosciuto dignità e sincerità ad un cammino teologico in Cina, per quanto controverso, inusuale e anche contestato da ambienti tradizionali.
Milano (AsiaNews) - Il 3 giugno scorso è morto, nella nativa Germania, Jürgen Moltmann, in assoluto uno dei massimi teologi contemporanei. Fu uno degli autori di maggior riferimento nei miei studi teologici: ricordo di aver letto e portato all’esame Teologia della Speranza (1964) e Il Dio Crocifisso (1972), diventati classici della teologia contemporanea. Testi che hanno avuto un impatto enorme nel mio pensiero di fede e nella mie tesi teologiche. Ispirato dalla lettura di Moltmann, ho aderito a lungo al pensiero della Teologia della croce e continuo a riflettere sul tema teologico del dolore umano.
Moltmann fu uno degli autori che maggiormente si sono impegnati a rispondere alla domanda su come sia possibile "fare teologia dopo Aushwitz". Non fu soltanto un assillo intellettuale: la tragedia della guerra in cui la Germania era sprofondata l’aveva scosso profondamente. Nel corso del bombardamento di Amburgo, la sua città natale, il soldato che gli stava a fianco fu ucciso da una bomba. Moltmann non smetterà di chiedersi perché fosse morto il suo compagno e non lui. Il giovane soldato sopravvissuto conobbe poi il dramma della prigionia e fu allora che, venendo da una famiglia non religiosa, cominciò a riflettere sul mistero della vita fino a diventare cristiano. Descrisse questo processo con un’espressione lapidaria e commovente: “Non fui io a incontrare Cristo, ma Cristo a incontrare me”.
Moltmann ha attraversato tanti temi teologici importanti del nostro tempo: la speranza e il futuro; il dolore e la morte degli oppressi; la liberazione e la politica; la contestualità di ogni teologia; la creazione e l’ecologia. È stato tra i teologi che maggiormente hanno collegato l’azione dello Spirito Santo, il Regno di Dio e la missione della Chiesa, superando visioni confessionali, ristrette e asfittiche, dell’azione di Dio nella chiesa e nel mondo.
Il suo discorso teologico è sempre stato ecumenico, ovvero condivisibile da credenti e pensatori di diverse confessioni. Moltmann affermò, con una sintesi meravigliosa del suo percorso teologico, che “il protestantesimo è la mia provenienza, l’ecumenismo il mio futuro”. Per questo era molto amato e apprezzato da teologici e credenti delle varie confessioni cristiane anche se, occasionalmente, l’apertura verso il cattolicesimo non fu apprezzata. Ne dà testimonianza il teologo valdese Fulvio Ferrario, in un bel ritratto scritto nei giorni scorsi. Egli racconta che nel 1985, ospite della facoltà valdese di Roma, Moltmann parlò del ministero di unità nella chiesa, episkopé in lingua greca, sottolineando che esso è esercitato da un episkopos, cioè da un vescovo. “Anche la Chiesa ecumenica avrà bisogno di un episkopos universale. Perché non il vescovo di Roma?”. La reazione dei presenti fu meno che entusiasta.
Moltmann è morto, a 98 anni, nella città di Tubinga, dove aveva insegnato per molti decenni. Tubinga è una capitale della teologia cristiana contemporanea: vi hanno insegnato anche Joseph Ratzinger e Hans Küng.
Küng e Moltmann erano amici ed entrambi hanno avuto un grande interesse per la Cina. Incontrai Küng a Pechino (ne ho scritto in occasione della sua morte) e Moltmann a Hong Kong. Eravamo, a titolo diverso, collaboratori dell’Istituto di studi sino-cristiani, il centro luterano con una spiccata vocazione ecumenica, che dagli anni ottanta del secolo scorso ha efficacemente promosso la rinascita degli studi cristiani in Cina e il fenomeno dei cristiani culturali.
Lo scorso anno a Hong Kong è uscito un libro significativamente intitolato Moltmann e la Cina: incontri teologici da Hong Kong e Pechino. Nel volume vengono presentati i dialoghi che dal 2014 al 2018 il teologo tedesco ha sostenuto con studiosi di discipline umanistiche di varie sedi universitarie cinesi, da Hong Kong a Pechino. Tra loro i più significativi studiosi del cristianesimo: Zhuo Xinping, He Guanghu e Yang Huilin (studiosi di Pechino con i quali ho anch’io collaborato assiduamente); Jason Lam e Lai Pan-chiu di Hong Kong.
Questi studiosi appartengono al gruppo dei cristiani culturali di cui ho fatto accenno sopra e che hanno segnato una promettente primavera per il dialogo tra fede cristiana e culture cinesi. Liu Xiaofeng, il fondatore di questo movimento, si era ispirato a Simone Weil e alla sua adesione alla fede cristiana senza appartenere alla chiesa (non entro nel merito del battesimo ricevuto da Weil prima della sua morte, su cui ho scritto altrove). I cristiani culturali cinesi giungono al cristianesimo a partire dai loro studi, e non dall’annuncio ecclesiale o dalla ricerca spirituale. Alcuni cristiani culturali giungono ad aderire a Gesù con un atto di fede, evitando però di entrare nelle strutture ecclesiali controllate dalla politica religiosa delle autorità politiche. Ora, purtroppo, nel contesto della politica nazionalistica denominata sinicizzazione, questo movimento ha ridotto le sue possibilità di espressione e diffusione.
Moltmann, insieme al collega cattolico Küng, ha riconosciuto dignità e sincerità ad un cammino teologico in Cina, per quanto controverso, inusuale e anche contestato da ambienti tradizionali. Quest’ultimi considerano i cristiani culturali troppo accademici e intellettuali e poco ecclesiali e spirituali. L’impegno di Moltmann in dialogo con gli studiosi del cristianesimo in Cina non fu saltuario o di facciata. Accolse con sincerità la complessità di quella sfida teologica e non si sottrasse al dialogo tra la fede cristiana e le culture della nazione cinese, nel contesto della contemporaneità segnata dai dettami delle politiche ideologiche e nazionalistiche.
Diventato uno dei teologi di maggiore riferimento per cristiani culturali e per i teologi di ispirazione evangelica, Moltmann ha avuto il coraggio e la dedizione di esplorare temi poco frequentati fuori di Hong Kong e della Cina. E non ha rinunciato a mostrare anche nei contesti che vanno da Hong Kong a Pechino la rilevanza della critica teologica, a partire dai suoi principi ispiratori: la missione della Chiesa vive nella forza dello Spirito a servizio dell’edificazione del Regno di Dio.
Nella foto grande: Moltmann insieme a Daniel Yeung, direttore dell'Institute of Sino-Christian Studies in Hong Kong. Nelle altre foto: Moltmann a Pechino con alcuni studiosi del cristianesimo e la traduzione in cinese del suo libro "Il Dio crocifisso"
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