18/01/2023, 13.26
MALAYSIA
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Johor, principe reggente: 'No alla politica nelle moschee'

di Steve Suwannarat

Altri Stati della Federazione malaysiana già prevedono la separazione tra affari politici e religiosi. Secondo il Comitato per gli Affari religiosi islamici, le moschee sono diventate luogo di dibattito e alcuni partiti si avvalgono di iniziative religiose per diffondere le proprie posizioni.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il principe reggente dello Stato malaysiano di Johor, Tunku Ismail Sultan Ibrahim, ha lanciato un invito a lasciare la politica fuori dalle moschee e dalle istituzioni religiose. L’intervento è stato reso pubblico ieri dal presidente del Comitato per gli Affari religiosi islamici di Johor, Mohd Fared Mohd Khalid.

Il principe 38enne, che presiede anche il Consiglio religioso islamico dello Stato, ha inoltre ribadito l'obbligo di sottoporre ogni attività pubblica di carattere religioso all'approvazione delle autorità competenti e a vigilare sulla preparazione del personale per evitare errori di carattere dottrinale o insegnamenti non pertinenti la sfera religiosa.

In sé nulla di nuovo, dato che le leggi di diversi Stati della Federazione malaysiana già prevedono tali obblighi con diverse sfumature (quello di Johor è contenuto nell’articolo 96 della Legge per l’applicazione dell’amministrazione islamica del 2003). Lo stesso sultano di Johor, Ibrahim Iskandar, era intervenuto in passato sulla questione, l’ultima volta nel 2019.

“Ogni attività sotto forma di sermoni, discussioni di piccoli gruppi, condivisione di conoscenze religiose e altre deve attenere l’autorizzazione dell’approvazione del Dipartimento per gli affari religiosi”, e tutti coloro che sono responsabili per queste attività devono essere accreditati e riconosciuti ufficialmente dallo stesso dipartimento, ha confermato Mohd Fared alla stampa, anticipando che le linee guida a riguardo saranno collocate in 850 moschee e 2mila centri di preghiera minori. Inoltre i responsabili del dipartimento terranno colloqui con notabili religiosi, parlamentari locali e leader dei partiti politici per chiarire le disposizioni.

Lo stesso Mohd Fared ha sottolineato come le moschee siano anche diventate luogo di dibattito politico e che alcune parti politiche si avvalgano di iniziative religiose per diffondere le proprie posizioni.

Diversi media malaysiani hanno ricordato che il Consiglio islamico e delle tradizioni dello Stato di Kelantan aveva sollecitato i responsabili delle moschee a non farsi coinvolgere in attività politiche durante le elezioni generali dello scorso anno. Nello Stato di Selangor, invece, il locale Consiglio religioso islamico aveva nel 2021 revocato il certificato che consentiva l’insegnamento della religione islamica ad attivisti politici, mentre nel 2019 il sultano del Perak, Nazrin Shah aveva chiesto ai predicatori religiosi e ai membri dei comitati di gestione delle moschee di rinunciare al loro impegno se avessero perseguito agende politiche, ritenute offensive della santità dei siti religiosi e dei riti che vi si svolgono.

La carta religiosa è da tempo giocata dalle parti politiche, in particolare da quelle per lungo tempo al potere nel Paese, per avvantaggiarsi del sostegno degli islamisti o screditare gli avversari, con un conseguente aggravamento dei rapporti all’interno della composita società malaysiana.

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