27/05/2024, 08.40
RUSSIA
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Le 'grandi pulizie' dei servizi di sicurezza nella Difesa di Mosca

di Vladimir Rozanskij

Dopo la defenestrazione dello storico ministro Sergej Šojgu I generali arrestati nell’ultimo mese sono già quattro, tutti accusati di corruzione. Era dai tempi di Stalin che non si vedevano azioni simili ai vertici degli organi statali e militari.

Mosca (AsiaNews) - I continui arresti e dimissioni nel ministero della difesa di Mosca stanno provocando un vero terremoto interno al corpo militare di alto livello in Russia, dopo la defenestrazione dello storico ministro Sergej Šojgu, relegato nei bassifondi dell’amministrazione presidenziale del Cremlino. La “campagna di pulizia” dai fenomeni di corruzione, che in realtà sono endemici in tutti i livelli burocratici delle istituzioni del potere, appare più che altro un tentativo di scaricare sui generali del gruppo storico di Šojgu le colpe degli scarsi successi della guerra in Ucraina, dove due mesi di nuove furibonde offensive hanno permesso ai russi di conquistare pochi chilometri della ormai desolata terra del Donbass, proprio mentre le grandi cerimonie e parate moscovite pretendevano la proclamazione di vittorie imperiture.

In una inchiesta di The Moscow Times sono state raccolte in proposito le testimonianze di due alti funzionari governativi di Mosca, insieme ad altre fonti vicine al ministero della Difesa, tutte sotto rigoroso anonimato. Da esse si evince che “è in corso una radicale pulizia da parte dell’Fsb nella squadra di Šojgu, un processo che era ampiamente prevedibile nell’ultimo anno, dopo la grottesca rivolta di Evgenij Prigožin”. Con il nuovo mandato di Vladimir Putin, i servizi di sicurezza hanno ottenuto il “via libera” per far fuori tutta la dirigenza del ministero, ora affidato all’economista “ortodosso-putiniano” Andrej Belousov. Si attendono nuovi clamorosi arresti e dimissioni, prima che la “rivoluzione interna” sia conclusa.

Le verifiche e perquisizioni nell’edificio del ministero della difesa, sul lungofiume Frunzenskij di Mosca, sono iniziate ancora prima dell’arresto del vice-ministro Timur Ivanov, il braccio destro dell’ex-ministro Šojgu, che ha dato l’avvio al “terrore putiniano” tra i generali. Secondo le fonti interne, le inchieste sono iniziate a fine aprile, quando Šojgu era ancora al comando, ma già si capiva che aveva perso tutta la sua influenza. Ora al ministero “ci sono più čekisti [membri dei servizi] che militari”, afferma il contatto del Moscow Times.

I generali arrestati nell’ultimo mese sono già quattro, tutti accusati di corruzione, e altri alti ufficiali sono caduti nella rete del Comitato investigativo; era dai tempi di Stalin che non si vedevano azioni simili ai vertici degli organi statali e militari, e secondo uno degli intervistati “entro la fine dell’anno saranno arrestate centinaia di persone”. I materiali compromettenti “si accumulavano da anni, in attesa del momento giusto per farli fruttare”, ma finché Šojgu sembrava intoccabile, nulla era stato fatto trapelare. Le due strutture di forza e di potere del ministero e dell’Fsb erano in contrapposizione da sempre, e ora i čekisti hanno prevalso in modo clamoroso e definitivo.

Finora sembrava che la posizione dei servizi di sicurezza fosse la più vulnerabile, avendo fallito tutte le previsioni sul facile e repentino trionfo della “operazione militare speciale” in Ucraina, ma le colpe sono state poi riversate sull’inettitudine del “secondo esercito del mondo” sottoposto alla direzione di Šojgu, che si è rivelato una “tigre di carta”, secondo i commenti raccolti dal giornale moscovita. Ad essere travolto è stato anche un altro dei principali consiglieri di Putin, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolaj Patrušev, anch’egli degradato dopo l’inaugurazione del nuovo mandato presidenziale, che pur essendo organicamente legato all’Fsb è stato di fatto messo da parte dai suoi stessi colleghi, in attesa di capire come si evolverà la situazione.

L’impressione dei confidenti anonimi è che “nessuno stia preoccupandosi veramente della guerra in Ucraina, ma tutti cercano di salvare i propri soldi e il proprio potere”. Gli ultimi arrestati, il generale Vadim Šamarin e il capo dell’ufficio-quadri Jurij Kuznetsov, prendevano tangenti da oltre 30 milioni di rubli (300 mila euro), mentre il vice-ministro Ivanov aveva battuto ogni record con una mazzetta da oltre un miliardo. La Russia non riesce a vincere la guerra non soltanto per la valorosa resistenza degli ucraini, ma soprattutto per l’inarrestabile avidità dei suoi comandanti.

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