27/07/2021, 08.51
IRAQ - USA
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L’intesa fra Biden e Kadhimi per il ritiro delle truppe Usa dall’Iraq

Primo (cordiale) faccia a faccia fra i due leader ieri alla Casa Bianca. L’obiettivo resta la “sconfitta permanente” dell’Isis nell’area. Militari statunitensi resteranno sul terreno per formare i soldati. Il ritiro avverrà entro la fine dell’anno. Resta la “partnership strategica” fra Washington e Baghdad. 

Washington (AsiaNews/Agenzie) - Il primo ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi e il presidente Usa Joe Biden hanno raggiunto l’accordo per il ritiro delle truppe da combattimento statunitensi dall'Iraq, da completarsi entro la fine dell’anno. L’accordo è stato siglato ieri fra i due leader, durante l’incontro tenuto alla Casa Bianca. Tuttavia, una fonte del dipartimento di Stato americano avverte che “nessuno” intende dichiarare la celebre frase “missione compiuta” e l’obiettivo resta “la sconfitta permanente dell’Isis” (Stato islamico). 

Ad oggi vi sono circa 2.500 truppe statunitensi in Iraq, con lo scopo di collaborare con i soldati locali per combattere le cellule ancora attive del movimento jihadista. Una parte delle forze dovrebbe rimanere nel Paese per continuare l’addestramento. Intendiamo, ha commentato Biden, “continuare ad addestrare, assistere, aiutare e far fronte all’Isis quando arriva”; tuttavia, entro fine anno “non saremo più in assetto di combattimento”. 

Biden e Kadhimi si sono incontrati nello Studio Ovale per il loro primo colloquio faccia a faccia, nell’ambito di un dialogo strategico tra Stati Uniti e Iraq. L’accordo fra le parti giunge in un momento delicato a livello politico per il governo iracheno, dal quale Baghdad potrebbe trarne grande giovamento. Nell’ultimo periodo il premier iracheno ha dovuto affrontare una crescente pressione da parte dei partiti allineati all’Iran e dei gruppi paramilitari che si oppongono al ruolo militare statunitense nel Paese.

Le forze guidate dagli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq nel 2003 per rovesciare l’allora presidente Saddam Hussein ed eliminare le armi di distruzione di massa, di cui non si è mai trovata traccia. La presenza Usa in Iraq è diventata fonte di scontro politico e militare in seguito all’uccisione, in un attacco a colpi di droni, del generale iraniano Qasem Soleimani e del leader locale di una milizia musulmana sciita sostenuta da Teheran avvenuta a inizio 2020.

I partiti politici allineati con la Repubblica islamica hanno chiesto il ritiro di tutte le forze dalla coalizione, nonostante la minaccia rappresentata dal gruppo estremista sunnita. In passato Washington ha accusato le milizie sciite di aver effettuato centinaia di attacchi con missili, mortai e droni contro le basi militari irakene che ospitano le forze della coalizione, per accrescere la pressione e costringerle al ritiro.

Per il presidente degli Stati Uniti, l’annuncio segna la fine di un’altra guerra iniziata dall’ex presidente George W. Bush, dopo l’Afghanistan. Parlando alla Casa Bianca, Biden ha detto alla controparte irachena che “la nostra cooperazione antiterrorismo continuerà anche se passiamo a questa nuova fase”. Kadhimi ha risposto parlando di un “rapporto” oggi “più forte che mai. La nostra cooperazione - ha concluso - abbraccia l’economia,  la salute, l’istruzione, la cultura e tanto altro ancora” ma non sono necessarie truppe da combattimento straniere. 

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