24/11/2023, 12.50
FILIPPINE
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Manila, De Lima dopo la liberazione: ‘Continuerò a battermi per la giustizia'’

L'ex ministro della Giustizia oppositrice di Duterte che ha passato più di sei anni in carcere per accuse mai provate di connivenza con il traffico di droga intervistata dalla premio NObel per la pace Maria Ressa. Il duro giudizio sull'ex presidente: "Patetico che adesso voglia presentarsi come un paladino dell'opposizione". Durante la sua presidenza 427 difensori dei diritti umani sono stati uccisi e migliaia arrestati e incarcerati, tra cui la stessa De Lima

Manila (AsiaNews) - “Ho un ruolo: continuare a raccontare me stessa come qualcuno che ha subito un torto e qualcuno che può continuare a ispirare gli altri a fare ciò che è giusto”. Con queste parole l'ex ministra della giustizia delle Filippine Leila De Lima, oppositrice dell'ex presidente Rodrigo Duterte - finita in carcere con l'accusa di aver ricevuto denaro da trafficanti di droga e rilasciata solo il 13 novembre scorso dopo una “carcerazione preventiva” lunga 6 anni e 8 mesi, senza prove concrete - ha parlato ieri sera del suo futuro nella prima intervista dopo la sua liberazione. A dialogare con lei è stata Maria Ressa, giornalista filippina premio Nobel per la pace e fondatrice del sito indipendente Rappler, a cui ha racontato come - pur non pensando a un ritorno in politica - sia convinta di avere un nuovo compito da svolgere per il suo Paese e per se stessa.  

“Dio lo perdoni”, erano state le prime parole di Leila De Lima, oggi 64enne, per Rodrigo Duterte, presidente in carica dal 2016 al 2022, l’uomo che lei ritiene direttamente responsabile della sua prigionia. Proprio nei giorni scorsi Duterte aveva dichiarato in un programma tv che “l’opposizione è essenziale per una democrazia sana”, aggiungendo che “gli errori del governo dovrebbero essere denunciati, così l’amministrazione lo saprà e potrà correggerli”.“La dichiarazione di Duterte sull’importanza dell’opposizione non è coerente con il modo in cui trattava gli oppositori e i dissidenti durante il suo mandato - ha replicato ieri sera Leila De Lima -. È patetico che ora si dica a favore delll’opposizione. Per me è una scena patetica”.

"Quando era presidente - ha aggiunto ancora De Lima - i progressisti venivano spesso etichettati con il cartellino rosso per essersi opposti al suo governo, mentre alcuni venivano uccisi o detenuti”. I dati del 2021 dell’organizzazione per i diritti umani Karapatan hanno mostrato che da luglio 2016 a dicembre 2021, 427 difensori dei diritti umani sono stati uccisi, 2.807 arrestati tutti sotto il mandato di Duterte.

De Lima infatti è perfetto esempio di come Duterte abbia messo a tacere i suoi critici e di come abbiamo considerato l’opposizione. La senatrice aveva infatti aspramente criticato Duterte per la sua sanguinosa guerra alla droga che in pochi anni ha ucciso quasi 30.000 persone, secondo le stime di diversi gruppi per i diritti umani. De Lima si era quindi ritrovata accusata di aver consentito il traffico illegale di droga all'interno della prigione di New Bilibid durante il suo mandato come ministro alla giustizia e di aver finanziato con quei soldi la sua corsa a senatrice nel 2016. 

Secondo De Lima - e molte organizzazioni internazionali - le accuse erano però motivate politicamente. Tanto che dopo la fine del mandato presidenziale di Duterte molte persone che avevano testimoniato contro la senatrice hanno cambiato la propria versione dei fatti, indebolendo molto le accuse contro di lei. La campagna anti-droga è stata poi ridimensionata durante il mandato del nuovo presidente, Ferdinand Marco jr., figlio dell’ex dittatore Ferdinand Marcos.

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