18/03/2021, 09.57
ISRAELE
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P. Alliata: i frammenti biblici del mar Morto scoperta ‘rara e importante’

Nella “Grotta dell’orrore” gli archeologi hanno rinvenuto rotoli biblici di circa 2mila anni fa. Appartenenti al Libro dei profeti minori, sono scritti in greco ma il nome di Dio è in ebraico antico. Direttore del museo francescano di Terra Santa: “Testimonianza della diffusione della traduzione greca in ambienti ebraici”. Rinvenute monete antiche e uno scheletro mummificato di 6mila anni fa.

Gerusalemme (AsiaNews) - Un ritrovamento “raro” quanto “importante sotto l’aspetto religioso” perché i testi ritrovati “sono testimonianza della diffusione della traduzione greca in ambienti ebraici all’epoca della seconda rivolta“. È quanto spiega ad AsiaNews p. Eugenio Alliata, direttore del museo dello Studium Biblicum Franciscanum, commentando la scoperta fatta nei giorni scorsi da un gruppo di archeologi israeliani. Tesori di inestimabile valore, conservati in un’area del deserto di Giudea, poco distante dalla fortezza di Masada e dal mar Morto. Nella “Grotta dell’orrore” sono emersi rotoli biblici di circa 2mila anni fa, che apparterrebbero al Libro dei profeti minori.

Secondo quanto ha riferito l’Autorità israeliana per le Antichità (Iaa), un frammento appartenente ai libri di due profeti, Zaccaria e Nahum, recava la scritta: “Queste sono le cose che dovete fare: dite la verità l’un l’altro, rendete giustizia vera e perfetta alle vostre porte. E non inventate il male gli uni contro gli altri, e non amate lo spergiuro, perché tutte quelle sono cose che odio - dichiara il Signore”. Se la scritta è in greco, il nome di Dio è in ebraico antico.

Poco distante gli archeologi hanno recuperato anche lettere del condottiero ebreo Shimon Bar Kokhba, che nel 132 d.C. aveva guidato la ribellione all’imperatore Adriano, insieme a monete dell’epoca, un pettine in legno (con resti millenari di un pidocchio) e la suola di un sandalo. Dalle prime ricostruzioni l’oggetto era indossato da un bambino ebreo, figlio di rivoltosi. All’esterno della grotta lo scheletro mummificato - e ben conservato grazie al clima secco e alla conformazione del terreno - di una bambina vissuta almeno 6mila anni fa e un canestro vecchio di 10mila anni. 

“Le grotte del deserto - racconta p. Alliata - sono state il luogo di molte ricerche dopo le scoperte di Qumran”. Si tratta di rinvenimenti “spesso fatti dai beduini, che intendevano guadagnare qualcosa mettendo in vendita questo materiale. Anche noi, per esempio, possediamo nel nostro museo frammenti di una lettera in ebraico/aramaico in cui si dichiara la ricevuta di un prestito in denaro”. Approfondendo la recente scoperta, il religioso spiega che “gli archeologi israeliani hanno cercato di indagare sistematicamente tutte le grotte nei wadi”, soprattutto ”quelle dell’area di cui si sono impossessati in seguito alla guerra ‘dei Sei giorni’.

La novità, adesso, è il ritrovamento di alcuni frammenti di manoscritti biblici, in questo caso provenienti da profeti ‘minori’”. “I testi - afferma - sono testimonianza della diffusione della traduzione greca in ambienti ebraici all'epoca della seconda rivolta (detta anche di Bar Kokhba), cioè nei primi decenni del secondo secolo dopo Cristo. Naturalmente i risultati finali si verranno a conoscere solo dopo la pubblicazione che seguirà al loro studio scientifico, che è garantito dall'ufficialità della scoperta. E questo è certamente un aspetto positivo”.

Nel 2017 è partito un progetto che mira a studiare e scandagliare le oltre 400 grotte presenti nella zona, per un’area vasta circa 80 km oggetto in passato di ladri di reperti e antichità, che hanno depredato parte del patrimonio racchiuso al suo interno. Una operazione complessa, perché la maggior parte degli anfratti si affaccia su speroni rocciosi e l’accesso è possibile solo ricorrendo a funi e ad acrobazie, unito all’uso di droni.

La “Grotta dell’orrore” deve il suo nome al ritrovamento al suo interno, negli anni Sessanta, degli scheletri di una trentina di combattenti di Bar Kokhba, morti di stenti sotto l’assedio dei soldati romani accampati su una vicina altura, per impedirne la fuga. All’esterno della cava, dietro una lastra, era nascosto da circa 6mila anni lo scheletro mummificato di una bambina di età apparente di fra i sei e i 12 anni in posizione fetale. Era stata sepolta in una nicchia, e coperta con un tessuto preservatosi nel tempo. Per gli esperti si tratta di una delle più importanti scoperte per l’archeologia degli ultimi decenni, dal rinvenimento dei Rotoli del mar Morto tra il 1947 e il 1956; tuttavia, molto resta ancora da esplorare nell’area e altre meraviglie potrebbero emergere in un futuro prossimo. 

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