28/01/2019, 15.04
VATICANO
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Papa: una soluzione ‘giusta e pacifica’ per il Venezuela

Aborto, migranti, educazione sessuale, celibato e abusi i temi principali affrontati da Francesco nell’incontro con i giornalisti durante il volo di ritorno da Panama. Alle donne che hanno abortito: “tuo figlio è in cielo, parla con lui, cantagli la ninna nanna che non hai potuto cantargli”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Distrutto” dalla stanchezza per le giornate vissute a Panama, papa Francesco auspica “una soluzione giusta a pacifica” per la crisi venezuelana. “Quello che mi spaventa è lo spargimento di sangue”, ha detto in proposito nel lungo incontro con i giornalisti durante il volo che da Panama l’ha riportato a Roma, dove è atterrato poco dopo le 11.

Aborto, migranti, educazione sessuale, celibato e abusi gli altri temi principali affrontati dal Papa.

L’aborto è un dramma “terribile” che per essere capito “bisogna stare in un confessionale”. “Dopo questo fallimento, c’è pure misericordia”. “Una donna quando pensa quello che ha fatto…”. “Io tante volte, quando piangono e hanno questa angoscia, le consiglio così: tuo figlio è in cielo, parla con lui, cantagli la ninna nanna che non hai potuto cantargli. E lì si trova una via di riconciliazione della mamma col figlio. Con Dio, la riconciliazione c’è già, Dio perdona sempre”.

Sul tema dei migranti, Francesco ha sostenuto che “ci vuole memoria. Bisogna domandarsi se la mia patria è stata fatta da migranti. Noi argentini, tutti migranti. Gli Stati Uniti, tutti migranti. Un vescovo ha scritto un articolo bellissimo sul problema della mancanza di memoria. Poi le parole che io uso: ricevere, il cuore aperto per ricevere. Accompagnare, far crescere e integrare. Il governante deve usare la prudenza, perché la prudenza è la virtù di chi governa. È una equazione difficile”. “È vero che si deve pensare con realismo. Poi c’è un’altra cosa: il modo di risolvere il problema delle migrazioni è aiutare i Paesi da dove vengono i migranti. Vengono per fame o per guerra. Investire dove c’è la fame, l’Europa è capace di farlo, e questo è un modo per aiutare a crescere quei Paesi. Ma sempre c’è quell’immaginario collettivo che abbiamo nell’inconscio: l’Africa va sfruttata! Questo appartiene alla storia, e fa male!”.

Francesco si è poi espresso a favore dell’educazione sessuale nelle scuole. “Il sesso è un dono di Dio non è un mostro. È il dono di Dio per amare e se qualcuno lo usa per guadagnare denaro o sfruttare l’altro, è un problema diverso. Bisogna offrire un’educazione sessuale oggettiva, come è, senza colonizzazioni ideologiche. Perché se nelle scuole si dà un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi la persona.

Quanto alla possibilità di ordinare preti gli uomini sposati, “personalmente – ha detto - penso che il celibato sia un dono per la Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale. No. Soltanto rimarrebbe qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c’è necessità pastorale. Il pastore deve pensare ai fedeli”.

Gli abusi e il prossimo incontro con i presidenti degli episcopati di tutto il mondo è stato il tema di un’altra domanda. In proposito, Francesco ha detto che “l’idea di questo incontro è nata nel C9 perché noi vedevamo che alcuni vescovi non capivano bene o non sapevano che cosa fare o facevano una cosa buona e un’altra sbagliata. Abbiamo sentito la responsabilità di dare una ‘catechesi’ su questo problema alle conferenze episcopali e per questo si chiamano i presidenti degli episcopati. Primo: che si prenda coscienza del dramma, di che cos’è un bambino o una bambina abusata”. “Secondo: che sappiano che cosa si deve fare, qual è la procedura. Perché talvolta il vescovo non sa che cosa fare”. “E poi che si facciano dei programmi generali ma che arrivino a tutte le conferenze episcopali: su ciò deve fare il vescovo, ciò che devono fare l’arcivescovo metropolita e il presidente della conferenza episcopale. Che ci siano dei protocolli chiari. Questa è l’obiettivo principale. Ma prima delle cose che si devono fare, bisogna prendere coscienza”.  “Io mi permetto di dire – ha proseguito - che ho percepito un’aspettativa un po’ gonfiata. Bisogna sgonfiare le aspettative a questi punti che vi ho detto, perché il problema degli abusi continuerà, è un problema umano, dappertutto. Ho letto una statistica l’altro giorno. Dice: il 50 per cento dei casi è denunciato, e solo nel 5 per cento di questi c’è una condanna. Terribile. È un dramma umano di cui prendere coscienza. Anche noi, risolvendo il problema nella Chiesa, aiuteremo a risolverlo nella società e nelle famiglie, dove la vergogna fa coprire tutto. Ma prima dobbiamo prendere coscienza e avere i protocolli”.

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