08/11/2022, 12.16
LIBANO - VATICANO
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Patriarca Rai: politici libanesi ascoltino Francesco lasciando da parte ‘interessi personali’

di Fady Noun

Di rientro dal Bahrein, il pontefice ha lanciato un appello alla classe dirigente del Paese dei cedri. Il patriarca maronita auspica che il papa venga “ascoltato”. Il viaggio apostolico cancellato e mai riprogrammato. Restano la vicinanza e la preghiera per la nazione e il suo popolo. 

Beirut (AsiaNews) - Papa Francesco ha lanciato il 6 novembre un “appello” ai politici libanesi, esortandoli a “lasciare da parte (i loro) interessi personali” mentre il Paese è entrato dal primo novembre, con la fine del mandato di Michel Aoun, in un periodo indeterminato di vacanza presidenziale. “Noi desideriamo con forza - ha commentato in seguito il patriarca maronita card. Beshara Raï - che l’appello lanciato [nei giorni scorsi] dal papa sia ascoltato”.

“Il Libano è un dolore per me” si è lamentato papa Francesco, durante la tradizionale conferenza stampa a bordo dell’aereo durante il volo di ritorno dal Bahrein, a conclusione della visita pastorale nella monarchia del Golfo dal 3 al 6 novembre. Perché il Libano non è solo una nazione, come un altro papa prima di me (san Giovanni Paolo II) aveva già detto: “Il Libano è più di un Paese, è un messaggio”.

Il pontefice ha rimarcato che "il Libano riveste un enorme significato per tutti noi. E il Libano sta soffrendo in questo momento. Ecco perché prego, e approfitto di questa occasione per lanciare un appello ai politici libanesi: lasciate da parte gli interessi personali, guardate al (bene del) Paese e mettetevi d’accordo. Prima Dio, poi la patria, e poi gli interessi". Egli ha spiegato che "per ora, non intendo dire ‘salvate il Libano’ perché noi non siamo dei soccorritori ma, per favore, noi tutti dobbiamo sostenere il Libano, aiutarlo perché questa caduta libera si fermi, in modo che possa riacquistare la propria grandezza”. 

Sembra doveroso qui ricordare che, per ragioni di salute, la primavera scorsa il papa aveva cancellato una visita pastorale in programma nel mese di giugno in Libano. 

Più tardi nel corso della giornata il pontefice ha poi citato il Libano e “tutti i popoli che soffrono in Medio oriente”, a margine di un discorso che stava pronunciando nella chiesa del Sacro Cuore a Manama a vescovi, preti, persone consacrate, seminaristi e laici impegnati nella pastorale presenti al momento del suo intervento. “Vedendo qui presenti fedeli provenienti dal Libano - aveva dichiarato il pontefice in un passaggio - voglio assicurarvi la mia preghiera e vicinanza a questo amato Paese, così affaticato e provato a lungo, e a tutti i popoli che soffrono in Medio oriente”. 

Rientrato anch’egli il 6 novembre da Manama, dove ha accompagnato il papa assieme ad altri alti prelati orientali, il patriarca maronita Beshara Raï ha riferito della “solidarietà con il Libano” che gli è stata confermata da re Hamad ben Issa Al Khalifa durante il loro incontro. “Il re del Bahrein - ha precisato il porporato - mi ha detto che non abbandonerà di certo il Libano” al suo destino.

“Il Libano sta attraversando la fase più pericolosa della sua storia politica ed economica. Vogliamo che ascoltino l‘appello lanciato dal papa” ha detto ieri il capo della Chiesa maronita, all’apertura dei lavori della sessione annuale dell’Assemblea dei patriarchi e vescovi cattolici in Libano (Apecl). Non volendo contare sulla classe politica, il patriarca si è poi detto convinto che “coloro che hanno fatto la guerra, non potranno certo fare la pace”.

Riunito più volte da un mese a questa parte il Parlamento, in mancanza di un compromesso, non riesce ad eleggere un nuovo presidente della Repubblica, perché nessuno dei candidati previsti riesce a raccogliere il numero di voti richiesti per la sua elezione (65 voti). Nella sua omelia domenicale, il giorno prima, il patriarca Raï aveva già incontrato i deputati o una parte di loro che, è convinto, “non vogliono” eleggere un nuovo capo di Stato. “Qual è il valore del tuo mandato parlamentare, se non hai la libertà di decisione - ha tuonato - a livello dell’elezione di un presidente? E se sei libero della tua decisione, è un crimine non eleggere un presidente libero”.

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