27/06/2025, 14.54
CINA
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Pechino continua la purga nell’esercito cinese, estromesso l'ammiraglio Miao Hua

La rimozione dell’ufficiale dal Comitato militare centrale segna una nuova fase nella campagna anti-corruzione lanciata da Xi Jinping all’interno dell’esercito cinese. Considerato un alleato fidato del presidente, Miao era responsabile della lealtà politica delle forze armate. La vicenda si aggiunge a una lunga serie di defenestrazioni che hanno colpito anche ministri della Difesa e ufficiali legati all’arsenale nucleare del Paese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Si è verificata una nuova epurazione nella leadership militare cinese: l’ammiraglio Miao Hua, 69 anni, è stato rimosso dal Comitato militare centrale (CMC), l’organo di vertice delle forze armate sotto il controllo diretto del presidente Xi Jinping. La notizia è stata ufficializzata ieri da un comunicato del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo.

Miao era responsabile della lealtà politica all’interno dell’esercito ed era considerato un alleato fidato di Xi. Con la sua estromissione, prosegue l’ondata di purghe anti-corruzione avviata dal governo cinese che, dallo scorso anno, ha portato alla rimozione di oltre una dozzina di alti ufficiali militari.

Il suo volto è già stato rimosso dalla pagina dei vertici del ministero della Difesa, segno che la sua caduta è definitiva. Secondo l’agenzia statale Xinhua, il Dipartimento del lavoro politico del CMC ha deliberato la sua rimozione anche dal ruolo di rappresentante al 14° Congresso nazionale del popolo in una riunione del 14 marzo. Tuttavia, nessuna spiegazione ufficiale è stata fornita sul motivo del provvedimento.

Secondo fonti interne, Miao era sospeso dal CMC già dal 2024, quando era finito sotto inchiesta per “gravi violazioni della disciplina”, formula che nel linguaggio del Partito comunista cinese è generalmente utilizzata per indicare indagini per corruzione. Nell’aprile scorso, Miao era stato espulso dal Parlamento senza che venissero forniti dettagli pubblici.

Il presidente Xi Jinping lo aveva personalmente promosso nel Comitato militare centrale, dopo averlo conosciuto negli anni in cui entrambi lavoravano nella provincia costiera del Fujian. Questo legame personale ha reso la sua rimozione ancora più significativa nel contesto delle lotte di potere interne al vertice della Repubblica Popolare.

Le purghe recenti hanno colpito anche due ex ministri della Difesa e numerosi ufficiali della misteriosa Rocket Force, l’unità responsabile dell’arsenale nucleare cinese. L’inchiesta, lanciata nel 2023, si concentra principalmente su presunte irregolarità negli acquisti di equipaggiamenti militari a partire dal 2017.

Anche un altro membro del CMC, il generale He Weidong, non appare in pubblico dall’11 marzo. Numero due dell’esercito dopo Xi, He è assente da numerosi eventi ufficiali, e la sua sparizione ha alimentato voci su una possibile detenzione. Tuttavia, il ministero della Difesa ha dichiarato di essere “all’oscuro” di queste ipotesi, e la sua foto è ancora presente sul sito istituzionale.

Nonostante il clima teso, il ministro della Difesa Dong Jun – al centro di indiscrezioni su un possibile coinvolgimento in casi di corruzione – ha continuato a partecipare ad appuntamenti pubblici, come il vertice della SCO tenutosi questa settimana a Qingdao.

L’esercito popolare di liberazione, una delle istituzioni più potenti del Paese, appare sempre più sotto il controllo diretto di Xi Jinping, che da anni ha fatto della lotta alla corruzione uno dei pilastri della sua leadership, utilizzandola anche per consolidare la sua autorità e rimuovere figure considerate non allineate.

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