18/12/2013, 00.00
MYANMAR – THAILANDIA – ONU
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Rapporto Onu: Myanmar secondo produttore al mondo di oppio, +26% nelle coltivazioni

di Francis Khoo Thwe
Nel 2013 il Paese ha immesso sul mercato fino a 870 tonnellate. Fra i fattori chiave la “crescente domanda” nella regione e la “mancanza di alternative” per gli agricoltori. Fonti cattoliche di AsiaNews: conseguenze devastanti sulle famiglie e soprattutto sui giovani. La Chiesa ha avviato programmi di ricupero.

Yangon (AsiaNews) - Nel 2013 la produzione di oppio in Myanmar è cresciuta "in modo significativo" a causa della mancanza di alternative per i contadini; in molti casi, essa costituisce la sola fonte possibile di sostentamento per la popolazione. È quanto emerge da un rapporto del Dipartimento per la droga e il crimine delle Nazioni Unite (Unodc), pubblicato in questi giorni, secondo cui l'ex Birmania nell'anno in corso avrà immesso sul mercato fino a 870 tonnellate di oppio. Per il settimo anno consecutivo registra un aumento delle superfici coltivabili e si piazza al secondo posto - dietro l'Afghanistan - fra i Paesi produttori al mondo. Per gli esperti Onu, fra i fattori che hanno determinato questa continua escalation vi sono "la crescente domanda di eroina nella regione" e "la mancanza di alternative per gli agricoltori" in alcune aree chiave.

In Myanmar nel 2013 si è registrato un aumento del 26% nella produzione di oppio. "L'insicurezza alimentare e la povertà necessitano di alternative percorribili" spiegano i funzionari Unodc, altrimenti il senso diffuso di "disperazione" porterà a ulteriori picchi. La coltivazione è concentrata in due aree: lo Stato Shan, con il 92% del prodotto, e il rimanente nello Stato Kachin, entrambi territori abitati da minoranze etniche in conflitto col governo centrale birmano. Da una stima di 51mila ettari nel 2012 si è passati ai 57.800 di quest'anno.

Il Dipartimento delle Nazioni Unite aggiunge che "il Triangolo d'Oro" (compreso fra Myanmar, Laos e Thailandia, seconda area asiatica per importanza e dimensione nella produzione di oppio dopo la mezzaluna d'oro afghana) "copre almeno il 18%" della coltivazione e vendita mondiale". La regione, inoltre, è teatro di uno sviluppo infrastrutturale e di una liberalizzazione nei commerci che finisce per favorire i narcotrafficanti. Per gli esperti Onu servono "soluzioni politiche ed economiche", anche perché un numero sempre crescente di giovani birmani e thai presenta problemi gravi di tossicodipendenza, dall'eroina alle anfetamine.

Fonti cattoliche di AsiaNews nel Triangolo d'Oro parlano di un "fenomeno in continua crescita". Vi sono motivazione storiche che risalgono ai tempi del colonialismo britannico, quando "la coltivazione era legale"; un fattore che ha determinato pesanti squilibri, perché "la gente si è abituata all'oppio, mentre mancava il riso". Nel tempo, continua la fonte, la droga "è diventata un grande affare, oltre che un sostegno economico per le minoranze etniche del Myanmar" in lotta con Naypyidaw.

Oggigiorno l'impatto è "notevole" e "non c'è villaggio del nord della Thailandia che non sia coinvolto nel consumo o nel trasporto della droga". Per le famiglie povere, spiega la fonte cattolica, essa "diventa una sorta di possibilità di riscatto. Ma le conseguenze sono devastanti: arresti, famiglie disgregate, figli abbandonati, e nei villaggi i tossicodipendenti che paiono veri e propri morti che camminano". A destare maggiore preoccupazione sono "i riflessi sui giovani, per i quali si prospetta un futuro buio". La droga, infine, in Thailandia diventa anche arma politica di lotta fra governo e opposizione, con la complicità di polizia e militari.

Negli anni la Chiesa cattolica e le missioni hanno avviato centri di recupero, cui si sono affiancati progetti educativi che cercano di garantire istruzione a bambini e adulti. Vi sono poi direttive pastorali che tentano di spiegare la gravità del problema e che offrono luoghi per il recupero dei tossicodipendenti. "Si tenta di arginare la piaga e di dare al contempo una speranza - conclude la fonte - anche se il problema è molto vasto ed è difficile raggiungere tutti". 

 

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