13/05/2014, 00.00
LIBANO - TERRA SANTA
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Sabbah: il patriarca Rai in Terra Santa rafforzerà l'identità araba dei cristiani

di Fady Noun
Sostegno del patriarca latino emerito di Gerusalemme alla decisione del patriarca maronita di accogliere papa Francesco. I maroniti in Terra Santa, una minoranza che rifiuta di chiudersi in se stessa.

Beirut (AsiaNews) - Sostegno del patriarca latino emerito di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, alla decisione presa dal patriarca maronita Bechara Rai di accogliere papa Francesco in occasione del viaggio in Terra Santa (24 - 26 maggio). Al di là dell'aspetto pastorale e filiale, ha detto domenica, il viaggio è desiderabile per confermare i maroniti in Israele e i cristiani in generale, nel loro originale radicamento arabo.

Intervistato a Haifa (nord di Israele) dalla corrispondente della catena libanese LBCI, il patriarca Sabbah ha giudicato che il viaggio pastorale del patriarca Rai "rafforzerà l'identità araba dei maroniti in Terra Santa" opponendosi a una tendenza sempre più pronunciata a considerarsi estranei a tale appartenenza.

Tale sentimento di alienazione è analizzato da Rima Farah, una ricercatrice universitaria, in un recente numero della rivista Levantine Review (inverno 2013) nel quale parla di "rinascita di distinzioni culturali di una minoranza all'interno di una minoranza".

L'articolo analizza il modo nel quale gli israeliani cristiani percepiscono la loro differenza nel rapporto con gli ebrei e i musulmani, insistendo in particolare sulle differenze tra cristiani e musulmani e il loro impatto sui rapporti nei villaggi "misti" di Galilea, in particolare a Nazareth, dopo la comparsa di un progetto per la costruzione di una moschea di fronte alla chiesa dell'Annunciazione.

Il fossato tra cristiani e musulmani, si apprende, tende a farsi sempre più largo man mano che l'identità musulmana ha cominciato a sostituire l'identità araba nell'animo di una parte della popolazione, a partire dagli anni '70 del secolo scorso.

Il patriarca Sabbah nota anche che lo Stato di Israele approfondisce a suo modo il fossato, pronunciandosi a favore dell'arruolamento degli arabi cristiani nell'esercito israeliano, dal quale i musulmani sono esclusi. L'idea che si cerca di diffondere negli ambienti interessati è che "i cristiani non sono arabi".

I maroniti in Israele

I maroniti in Israele sono circa 10mila, precisano fonti patriarcali maronite. Il loro peso demografico si fa sentire soprattutto in Galilea, specialmente a Haifa. Sono divisi tra  una diocesi - quella di Haifa e Terra Santa, creata l'8 giugno 1996 - e un vicariato patriarcale che comprende Gerusalemme, la Palestina e la Giordania, secondo un tracciato geografico anteriore alla guerra del 1967. Vicariato e diocesi hanno lo stesso titolare, mons. Moussa Hage.

A Gerusalemme, la Chiesa maronita possiede una chiesa e un convento, mentre a Betlemme ha una chiesa, rende noto la stessa fonte. A Gerusalemme sono stati compiuti lavori di restauro degli edifici del Vicariato ed è stato realizzato un piano superiore.

Ad Amman, prima tappo della visita di papa Francesco (24 maggio), la Chiesa maronita ha lavorato allo scopo di riunire i propri fedeli. Sta costruendo una chiesa dedicata a san Charbel, su un terreno offerto da re Abdallah.

Dopo la creazione della sede episcopale di Haifa e Terra Santa e da quando il titolare risiede effettivamente in diocesi, per la Chiesa maronita radicata nel "Paese natale" di Gesù sembra prospettarsi una vera rinascita, sottolinea un articolo recentemente pubblicato dal Maronite research institute (MARI)  di Washington (info@maroniteinstitute.org e http://www.maroniteinstitute.org), a firma di padre Louis Wehbé, del monastero di Latroun in Terra Santa. L'articolo sottolinea che questo chiarimento della situazione ha già dato frutti immediati quanto a sentimento di appartenenza.

Altre Chiese orientali sparse in Israele si sentono rafforzate dalla visita, nota il vicario patriarcale generale Boulos Sayah, primo vescovo di Haifa e Terra Santa. Egli aggiunge che i cristiani di Betlemme e di Beit Sahour chiedono oggi che il patriarca Rai celebri messa nelle loro chiese.

Mons. Sayah e l'ecumenismo

Padre Wehbé, evocando il ruolo svolto da mons, Sayah mentre era vescovo di Haifa e Terra Santa si rallegra del fatto che il vescovo e i suoi sacerdoti sono riusciti "a inserire il ruolo della comunità maronita in quello di tutte la Chiesa di Terra Santa".

"E' in funzione di questa realtà che è stato significativo il loro contributo al sinodo della Chiesa cattolica in Terra Santa, nel febbraio 2000", conclude padre Wehbé. "Sebbene siano coscienti della specificità spirituale e culturale della loro Chiesa, i responsabili maroniti in Terra Santa evitano ogni ripiegamento su se stessi, ogni spirito di ghetto. Bisogna dire che pesa molto la lunga esperienza ecumenica del vescovo. Bisogna tuttavia ammettere che il futuro della Chiesa maronita in Terra Santa resta fragile. Il suo divenire dipende essenzialmente dalla sorte del resto dei cristiani, il tutto essendo profondamente legato a un contesto regionale molto instabile. Là, la presenza cristiana deve unire il dono del radicamento al talento della mobilità, deve dare prova a volte di resistenza, altre di flessibilità, la sua capacità di adattamento deve renderla immune di fronte ai pericoli di disordini politici ed economici, come quelli che vengono da una qualche recrudescenza delle correnti fondamentaliste".

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