12/01/2023, 12.32
M. ORIENTE - CINA
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Uiguri contro delegazione islamica che esalta politiche cinesi nello Xinjiang

Un gruppo di 30 esperti di vari Paesi a maggioranza musulmana ha visitato l’estrema periferia occidentale cinese. Lodi per la lotta di Pechino contro il terrorismo e nessun riferimento agli abusi. Il presidente del World Uyghur Congress rilancia le persecuzioni e la “criminalizzazione” di atti quotidiani come il velo o la lettura del Corano. 

Dubai (AsiaNews) - Lodi e riconoscimenti per la lotta efficace e rigorosa contro il “terrorismo” e nessun riferimento alle ripetute denunce di violazioni ai diritti umani contro la minoranza musulmana. Accademici, studiosi e personalità di primo piano della comunità uigura attaccano quella che definiscono “propaganda” perpetrata dalla delegazione di leader islamici di vari Paesi che, nei giorni scorsi, hanno visitato lo Xinjiang. Il gruppo era composto da una trentina di esperti religiosi di 14 Paesi a maggioranza islamica fra cui Bahrain, Egitto, Arabia Saudita, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti (Eau) i quali hanno esaltato traguardi e politiche cinesi, tacendo le questioni irrisolte su diritti e persecuzioni. Una propaganda, avvertono, che sarà funzionale a Pechino e servirà a negare con maggiore forza le notizie relative a migliaia di uiguri musulmani imprigionati o detenuti in centri di rieducazione e lavoro. 

La delegazione è parte del World Muslim Communities Council (Wmcc), che ha promosso in prima persona la visita che si è concentrata in diversi punti dell’estrema periferia occidentale del gigante cinese, dove vivono gli uiguri e altre minoranze turcofone di fede islamica. Alla guida del gruppo lo studioso degli Emirati Ali Rashid al-Nuaimi, la cui immagine è stata rilanciata a più riprese dai media ufficiali di Pechino. Fra gli scopi della Wmcc vi è proprio quello di sostenere i fedeli dell’islam nelle nazioni in cui i musulmani non sono maggioranza, proteggendoli “intellettualmente, spiritualmente, da pulizia etnica o discriminazioni a sfondo razziale”.

In una nota Nuaimi, fra i principali sostenitori negli Emirati della normalizzazione delle relazioni fra Israele e mondo arabo, ha ribadito che i casi di attacchi cinesi contro gli uiguri sono parte dello sforzo nella lotta al terrorismo nello Xinjiang. Interpellato da Middle East Eye (Mee) Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, attacca il rappresentante emiratino e parla di “pretesto” del terrorismo per giustificare le persecuzioni. Nell’area, accusa, finiscono per essere “criminalizzati” anche comportamenti quotidiani come “indossare il velo o possedere copia del Corano”. “È scandaloso - aggiunge - che il Wmcc abbia partecipato a questa visita di propaganda e ora stia facendo eco alla narrazione del governo cinese”.

Abduweli Ayup, attivista che si batte per la valorizzazione della lingua uigura originario di Kashgar, definisce il viaggio come “una mano di bianco” sui crimini della Cina contro la minoranza musulmana. Nel mirino i delegati dell’Arabia Saudita, la patria dei luoghi sacri dell’islam, ma “delusione” viene espressa anche per la presenza di studiosi bosniaci nel gruppo. “Quando si è consumato il genocidio bosniaco - afferma Ayup - ricordo come gli uiguri di Kashgar si siano spesi per raccogliere fondi e aiuti”. Ora, conclude, quegli stessi uomini e donne musulmani “stanno languendo nei campi di concentramento cinesi perché hanno osato praticare la loro fede”.

Le violazioni commesse da Pechino contro gli uiguri nello Xinjiang sono una questione irrisolta con lo stesso Consiglio Onu per i diritti umani che, nei mesi scorsi, ha smentito un rapporto interno che denunciava gli abusi e respinto l’apertura di un dibattito. Buona parte delle nazioni che hanno respinto la mozione sono esse stesse a larga maggioranza musulmana, ma da tempo subiscono la campagna di lobbying promossa dal dragone. Tra gli abusi ricondotti a Pechino aver rinchiuso quasi due milioni di cittadini – soprattutto uiguri – in veri e propri lager, obbligandoli al lavoro forzato. I cinesi negano le accuse, affermando che quelli nello Xinjiang sono centri di avviamento professionale e progetti per la riduzione della povertà, lotta a terrorismo e separatismo.

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