Ulan Bator in cerca di stabilità dopo settimane di proteste
Il primo ministro Luvsannamsrain Oyun-Erdene ha chiesto al Parlamento un voto di fiducia, dopo che la piazza l'ha accusato di favorire la corruzione e le disuguaglianze. Il premier invece ha puntato il dito contro gli oligarchi del settore minerario. Intanto si fanno strada i timori per un possibile rafforzamento dei poteri presidenziali, in vista delle elezioni del 2027.
Ulan Bator (AsiaNews) – Questa mattina il governo della Mongolia ha presentato ufficialmente al Parlamento una mozione di fiducia nei confronti del primo ministro Luvsannamsrain Oyun-Erdene, come annunciato ieri durante una sessione ordinaria del gabinetto. La mozione mira ad accelerare l'attuazione degli obiettivi principali del piano d'azione 2024–2028, tra cui il fondo sovrano Gengis Khan, 14 mega progetti, riforme nel settore energetico e una politica di sviluppo regionale equilibrata, secondo quanto si legge sull’agenzia di stampa nazionale della Mongolia, Montsame.
Tuttavia, il premier Oyun-Erdene ha anche affermato che si dimetterà se il governo non riceverà la fiducia, inquadrando la questione come un affare dell’intero governo di coalizione e chiedendo inoltre che il voto venga condotto in maniera aperta, in contrasto con l’attuale procedura parlamentare che prevede una votazione segreta.
L’iniziativa parlamentare si inserisce in un contesto di crescente instabilità politica. Per due settimane gruppi di manifestanti, soprattutto giovani, hanno invaso la piazza centrale della capitale, Ulan Bator, accusando il governo di corruzione. Le proteste sono state innescate da immagini sui social media che mostravano il figlio del primo ministro, Temuulen, organizzare feste sfarzose e offrire regali di lusso alla fidanzata, riaprendo un dibattito sulla disuguaglianza e la corruzione all’interno del governo della Mongolia.
In pochi giorni si è aperta una crisi di governo: il Partito Popolare Mongolo (MPP), che detiene 68 seggi, ha espulso dalla coalizione il Partito Democratico (DP) – che ne controlla 42 –, accusando alcuni suoi membri di aver sostenuto le proteste e tradito gli accordi di coalizione. Di quest’ultima fa parte anche il partito HUN, che mantiene 8 seggi. Il DP è stato inoltre incolpato di aver ostacolato i piani del governo bloccando le votazioni parlamentari.
Oyun-Erdene era stato nominato primo ministro nel 2021, sulla scia di precedenti proteste, ed è stato riconfermato nel 2024, dopo aver promesso di combattere gli interessi dell’oligarchia che controlla l’estrazione e l’esportazione dei minerali rari, di cui la Mongolia è ricca. Il suo obiettivo dichiarato era diversificare l’economia del Paese – dipendente dall’attività mineraria, che rappresenta un quarto del prodotto interno lordo – e incrementare gli investimenti esteri. I sostenitori di Oyun-Erdene sottolineano che il premier abbia per la prima volta portato stabilità al Paese dopo la transizione democratica del 1990, migliorando il rating creditizio e stipulando importanti accordi economici con partner internazionali.
Nei giorni scorsi, dopo un iniziale silenzio, il premier ha accusato i conglomerati minerari di aver promosso e alimentato le proteste e ha sottolineato che i post pubblicati dal figlio sui social media erano questioni personali. Ha poi aggiunto che l’Agenzia anticorruzione della Mongolia sta indagando sulla situazione e si è offerto di dimettersi spontaneamente se l’ente dovesse scoprire irregolarità di bilancio.
I manifestanti, al contrario, non solo hanno chiesto le dimissioni di Oyun-Erdene e lo scioglimento del governo, ma hanno anche chiesto che la Costituzione non venga modificata, perché molti temono che l’attuale presidente, Ukhnaagiin Khürelsükh – anch’egli proveniente dal MPP e vicino al presidente russo Vladimir Putin – stia cercando un secondo mandato, un’eventualità attualmente proibita dalla Carta costituzionale.
In Mongolia si vocifera che Khürelsükh voglia ridurre il potere del Parlamento per rimodellare la forma di governo su uno stampo maggiormente presidenziale, citando gli esempi di Russia e Cina, considerate più stabili grazie a una presidenza forte. Alcuni analisti ritengono che il MPP, in vista delle elezioni presidenziali del 2027, si stia dividendo su questa questione in due schieramenti.
03/10/2020 08:19