Visti per studenti: stretta di Bangkok per combattere tratta e attività criminali
Per il ministero dell'Istruzione superiore sarebbero in corso 10mila cancellazioni, che potrebbero trasformarsi in espulsioni. A provare l'ampi diffusione di abusi per ottenere permessi di soggiorno di lunga durata un'ondata di arresti soprattutto nelle province di Chang Mai e Phuket. Chiamate in causa anche università private che respingono gli addebiti, puntando il dito contro la corruzione dei pubblici ufficiali.
Bangkok (AsiaNews) - Il ministero thailandese dell’Istruzione superiore, della Scienza, Ricerca e Innovazione ha comunicato la revisione dei visti di studio finora concessi e in corso di validità, considerati uno strumento per accedere in modo irregolare a permessi di soggiorno di lunga durata. Per almeno 10mila è in corso la cancellazione, un provvedimento che apre alla possibilità di espulsione se sarà provata la volontà di un utilizzo del visto per risiedere e lavorare illegalmente nel Paese.
La questione non è nuova: da tempo in Thailandia si dibatte fra la necessità di restare un Paese aperto a chi intenda svolgervi ricerche e studi utilizzando le strutture scolastiche, accademiche e culturali locali, e le prove di abuso del visto a cui si sta sempre più associando l’emergere di attività criminali che sfruttano connivenze, falle nelle regole e a volte leggerezza nella concessione dei visti.
A provarlo sarebbe l’ondata di arresti di stranieri in diverse province, tra cui quelle di Chaing Mai e Phuket, oltre che l’area metropolitana di Bangkok. In molti casi si tratta di persone accusate o trovate in flagranza di reato mentre lavoravano in attività gestite da thailandesi senza averne il necessario permesso e in molti altri casi “arruolati” in attività illecite, che includono l’ “industria” delle truffe online, le scommesse illegali e il traffico di esseri umani. Non senza connivenze o opportune distrazioni, dato che i “casi” individuati sono presenti da anni e in crescita nonostante la necessità per chi chiede o rinnova il visto di una valutazione della propria posizione da parte del ministero dell’Interno e della polizia dell’immigrazione.
Il problema sarebbe però cresciuto di dimensioni, se è vero che nella sola provincia di Chiangmai su 13mila studenti presenti almeno la metà avrebbero un visto per studio che non doveva essere rilasciato. Le ragioni si collocano anche in una crescente criminalità, spesso organizzata o gestita da cinesi di cittadinanza o origine, che sfrutta cittadini stranieri “arruolandoli” loro malgrado . Come dimostrato, tra l’altro, da un servizio della rete televisiva Pbs che lo scorso aprile ha segnalato come nelle province settentrionali del Paese, confinanti con Myanmar e Laos, cittadini stranieri hanno pagato fino a 50mila baht ciascuno (circa 1.300 euro ndr) per ottenere un visto di studio o estenderne la validità. Una situazione, questa, confermata dai comandi della polizia che hanno chiamato in causa agenzie senza scrupoli.
Un ruolo hanno anche le istituzioni che accettano gli studenti; in particolare sarebbero state coinvolte università private, che negano però responsabilità. Se è importante che le istituzioni accademiche che raccolgono le iscrizioni siano più attente evitando abusi - è stato rilevato - allo stesso modo, dovrebbero intensificarsi e essere più efficaci i controlli delle autorità proposte all’immigrazione. E soprattutto servirebbe affrontare la corruzione radicata a vari livelli e arrivare alla punizione dei responsabili una volta individuati.
12/08/2016 08:36