25/03/2005, 00.00
THAILANDIA
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A Phuket "la Passione si legge negli occhi della gente"

Sacerdote cattolico racconta la Pasqua nell'isola  thailandese distrutta dallo tsunami: "L'Occidente ci ha dimenticati, ma la gente continua a sorridere ". Fermo il turismo, la ricostruzione riguarda solo i grandi alberghi. Dopo la messa di Pasqua pranzo interreligioso tra buddisti e cristiani.

Patong (AsiaNews) – Sull'isola di Phuket, paradiso dei resort turistici e dello svago di ricchi occidentali, quest'anno "la Passione di Cristo si legge negli occhi della gente". "Ci avete abbandonato - denuncia p. Carlo Giuseppe Ramondetta, sacerdote di Patong, una delle zone della Thailandia più colpita dallo tsunami -  non ci sono turisti questa Pasqua e senza turismo la gente non ha di che vivere". Il sacerdote dell'Ordine dei Servi di Maria, da 16 anni a Patong, isola di Phuket, racconta ad AsiaNews la "desolazione totale" in cui si svolgono le celebrazioni pasquali di quest'anno, ma anche la grande forza con cui le famiglie cercano di uscire dalla tragedia.

Padre Ramondetta, è da 16 anni in Thailandia e guida una piccola comunità cattolica a Patong, 15 km dalla città di Phuket. La sua cappella del Sacro Cuore e dell'Immacolata, l'unica cattolica della zona, è stata inondata dallo tsunami del 26 dicembre e il prete ha visto morire diversi fedeli e amici.

"Alle funzioni del giovedì santo – racconta - eravamo in due, io e un mio assistente. L'anno scorso con i turisti eravamo almeno 30". L'economia locale si basa sul turismo e la tragedia del 26 dicembre ha creato una pericolosa disoccupazione. "In città si iniziano a verificare rapine a negozi e gioiellerie del centro, cosa mai successa prima".

Il sacerdote si è detto dubbioso sull'arrivo degli aiuti promessi per la seconda fase dei soccorsi. "Per ora vedo solo i grandi alberghi in ricostruzione. Mentre su cartelli pubblicitari si legge 'L'hotel tornerà più bello e più piacevole di prima', la gente continua a dormire per terra su coperte e buste di plastica".

Ma Patong non è solo distruzione: "Dopo la tempesta spunterà il sole". È fiducioso il sacerdote 75enne e racconta che paradossalmente questa fiducia gli arriva proprio da chi non dovrebbe più averne, i thailandesi. "Hanno tutti una grande serenità; anche nella fame e nella tragedia si dimostrano sempre disponibili a dare e a condividere". Secondo p. Ramondetta la luce in fondo al tunnel si potrebbe intravedere a novembre, "quando inizierà la stagione turistica". Il sacerdote lancia, allora, un appello ai turisti affinché tornino in Thailandia: "È questo l'aiuto più grande che potete dare a questo popolo". Poi invita ad "aprire gli occhi", a capire che la preparazione alla Pasqua è anche essere vicini ai più poveri tra i poveri, "solo lì si può trovare la gioia che il mondo  non può dare".

Questa Pasqua vedrà meno turisti nelle chiese locali, ma i cattolici thailandesi la festeggeranno sempre con la stessa partecipazione. "Con il maremoto abbiamo perso diversi fedeli della comunità e continuiamo a pregare per loro". Durante la Quaresima la comunità cattolica di Patong, circa 80 persone tra stranieri e thailandesi, ha celebrato la Via Crucis non di venerdì, ma tutte le domeniche prima della messa. "I giovani sono molto attivi – racconta il prete – ho 4 assistenti tra i 20 e i 25 anni e ieri hanno preparato il Sepolcro come se fosse una festa per loro". A Pasqua p. Ramondetta celebrerà due messe una la sera in lingua thai e l'altra al mattino, in italiano. "Dopo la prima celebrazione abbiamo organizzato un pranzo a cui di solito partecipano anche molti buddisti, è un momento vissuto da tutta la comunità locale come una festa". Secondo il sacerdote "oggi questa iniziativa assume un significato particolare, perché riflette in piccolo la grande  solidarietà interreligiosa, che una tragedia come lo tsunami è riuscita a instaurare nel paese". (MA)

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