22/04/2024, 12.40
ASIA-MEDIO ORIENTE
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Sipri: mai così alta in Asia la spesa per le armi

Non solo Gaza e guerra in Ucraina: sono anche le pressioni cinesi su Taiwan a trainare la corsa globale agli armamenti. La crescita del 6,8% rappresenta “la più consistente su base annua dal 2009”. Cina, Russia, India e Arabia Saudita fra i primi cinque al mondo con gli Stati Uniti. Gli investimenti di Pechino contagiano le altre nazioni dell’Asia-Pacifico, soprattutto Giappone e Taiwan. Israele ha registrato un aumento del 24%. 

Milano (AsiaNews) - Nel 2023 si è registrata la crescita maggiore dell’ultimo decennio in termini di spesa militare globale, che ha toccato il suo massimo storico per una somma complessiva di 2,4 trilioni di dollari trainata dalle tensioni Asia-Pacifico (Taiwan) e dal conflitto fra Israele e Hamas (oltre all’Iran). Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto pubblicato oggi dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute, ), dal quale emerge pure un altro dato di interesse: gli aumenti maggiori a livello geografico hanno riguardato l’Asia, il Medio oriente e in parte l’Europa per la guerra fra Russia e Ucraina che si trascina da oltre due anni. 

“La spesa militare totale è ai massimi storici” sottolinea all’Afp il ricercatore senior Sipri Nan Tian, secondo cui “abbiamo assistito a un aumento della spesa in tutte e cinque le regioni geografiche”. In termini numerici l’aumento della spesa militare è del 6,8% e rappresenta “il più consistente su base annua dal 2009” come aggiunge l’esperto. “[Questo aumento] è il riflesso del deterioramento - aggiunge - della pace e della sicurezza nel mondo”, anche perché “non vi è alcuna regione in cui la situazione sia migliorata”. 

A livello di Paesi, fra i primi cinque per spesa militare nel rapporto annuale Sipri troviamo: Stati Uniti, Cina, Russia, India e Arabia Saudita. 

In Asia, il dato più evidente è il ruolo di traino giocato dalla Cina il cui aumento consistente nella spesa militare ha alimentato la corsa agli armamenti anche dei vicini, in particolare Taiwan (che teme un attacco di Pechino) e Giappone che ha archiviato decenni di pacifismo. Pechino, seconda al mondo per denaro speso dietro gli Stati Uniti, ha stanziato circa 296 miliardi di dollari per le forze armate nel 2023, con un aumento del 6% rispetto al 2022. Si tratta del ventinovesimo aumento consecutivo della spesa militare cinese su base annua, per una nazione che rappresenta la metà della spesa militare totale della regione Asia e Oceania, 

“La Cina sta indirizzando gran parte del suo crescente budget militare per aumentare la prontezza di combattimento dell’Esercito Popolare di Liberazione” spiega Xiao Liang, ricercatore Sipri. “Questo ha spinto Paesi come il Giappone e Taiwan - prosegue - a potenziare in modo significativo le proprie capacità militari, una tendenza che accelererà ulteriormente nei prossimi anni”. In particolare, Tokyo ha stanziato 50,2 miliardi di dollari per l’esercito nel 2023, l’11% in più rispetto al 2022. Crescita analoga anche per Taiwan con un dato dell’11% nel 2023, raggiungendo i 16,6 miliardi di dollari. Il quarto Paese al mondo per spesa, l’India, ha fatto registrare un aumento del 4,3%, raggiungendo gli 83,6 miliardi di dollari.

Oltre alle tensioni nello stretto di Taiwan, isola “ribelle” che Pechino considera parte del territorio ed è pronta ad annettere anche al costo di una operazione militare che vede gli Stati Uniti (più che) spettatori interessati, a trainare le spese militari sono le guerre in Medio oriente: dal conflitto a Gaza scatenato da Israele contro Hamas, in risposta all’attacco terroristico del 7 ottobre, ai più recenti confronti fra lo Stato ebraico e l’Iran a colpi di missili balistici e droni militari. Da qui l’aumento stimato per la regione del 9% nel 2023, per un investimento complessivo di 200 miliardi di dollari, anche in questo caso il più alto dell’ultimo decennio.

A trainare la corsa agli armamenti è l’Arabia Saudita, fra le poche nazioni non impegnate - almeno ufficialmente - in una guerra o in uno scontro militare e, al contrario, fra le più interessate ad un allentamento della tensione fra Israele e Repubblica islamica. La spesa di Riyadh è aumentata del 4,3% nel 2023, toccando i 75,8 miliardi di dollari pari al 7,1% del Prodotto interno lordo (Pil). Quella di Israele, seconda della regione dopo l’Arabia Saudita, è cresciuta del 24%, raggiungendo i 27,5 miliardi di dollari, determinato in massima parte dall’offensiva a Gaza. “Il forte aumento della spesa militare in Medio Oriente nel 2023 riflette la rapida evoluzione della situazione nella regione: dal miglioramento delle relazioni diplomatiche tra Israele e diversi Paesi arabi negli ultimi anni, allo scoppio di una guerra su larga scala a Gaza e ai timori di un conflitto a livello regionale” spiega Diego Lopes da Silva, esperto regionale Sipri. Lo scorso anno l’Iran è stato il quarto Paese per spesa militare nell’area, con 10,3 miliardi di dollari e un aumento della quota riservata ai Pasdaran che è passato dal 27% del 2019 al 37% del 2023, 

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