10/05/2016, 09.04
FILIPPINE
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“Sarò un dittatore”: Rodrigo Duterte è il nuovo presidente delle Filippine

Con il 90% delle schede spogliate, il sindaco di Davao ha ottenuto il 38% delle preferenze. I due maggiori concorrenti hanno già concesso la vittoria. Il nuovo presidente ha tenuto il discorso della vittoria: “Combatterò il crimine a costo della mia vita. Giudicatemi alla fine del mandato”.

 

Manila (AsiaNews/Agenzie) – “Sarò un dittatore contro tutti gli uomini cattivi e malvagi. Lo sarò anche a costo della mia posizione o della mia vita. Non mi fermerò. Questo è un impegno solenne”. Con queste parole Rodrigo Duterte ha festeggiato la propria elezione a presidente delle Filippine. Lo spoglio dei voti depositati ieri non è ancora concluso, ma sul 90% del totale scrutinato l’ex sindaco di Davao ha ottenuto il 38% delle preferenze. Inoltre, gli altri due maggiori candidati, Mar Roxas (23,3%) e Grace Poe (21,7%), hanno riconosciuto la vittoria a Duterte. Il nuovo presidente governerà per i prossimi sei anni. “Giudicatemi – ha detto – non dai titoli dei quotidiani, ma alla fine del mio mandato. Se ho fatto male, sparatemi”.

Rodrigo “Digong” Duterte, 71 anni, è membro del Pdp-Laban Party e per più di 22 anni è stato sindaco di Davao City (sud Mindanao), città che ha trasformato da luogo arretrato e malavitoso a “città più sicura d’Asia”. Con la sua politica del pugno di ferro, il politico ha sradicato la criminalità nel territorio, imponendo il coprifuoco per i giovani e sostenendo il diritto di fare fuoco sui sospettati. Il 7 maggio scorso, l’attuale presidente Benigno Aquino ha auspicato un’alleanza tra gli altri candidati per fermare Duterte e il suo “stile militare”, ma l’appello è caduto nel vuoto.

La lotta alla criminalità, dallo spaccio di droga al terrorismo islamico, è stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale del candidato, che da mesi era saldamente in testa ai sondaggi. Egli ha promesso di sradicare il crimine entro sei mesi, proposta giudicata da molti “populista” e priva di fondamento. Nel suo discorso della vittoria, Duterte si è rivolto in modo diretto agli spacciatori di droga: “Non ho pazienza, non ho vie di mezzo, o voi mi ucciderete o io vi ucciderò, idioti”. Le sue posizioni su altre questioni, come quella economica, sono poco conosciute.

Rimangono forti le “preoccupazioni” di una parte della società che vede nell’elezione di Duterte il rischio di un ritorno ad una dittatura militare, almeno de facto.

Ieri si è votato per un totale di 18mila cariche. La corsa per la vicepresidenza vede un testa a testa fra la donna membro del congresso Leni Robredo e Ferdinand Marcos Jr., alleato di Duterte e figlio del dittatore che detenne il potere fra gli anni ’60 e ’80, dalle cui posizioni egli non ha mai preso le distanze.

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