17/10/2018, 08.48
ARABIA SAUDITA - USA - TURCHIA
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Affaire Khashoggi: il presidente Usa in soccorso dell’alleato saudita

Dopo timide critiche iniziali gli Stati Uniti alzano un muro di difesa attorno a Riyadh. Casa Bianca: conclusioni “affrettate” su presunte colpevolezze. Fonti giornalistiche parlano di un commando formato da elementi “vicini” al principe ereditario Mbs. Leader del G7 auspicano giustizia. Il direttore generale Fmi posticipa la visita a Riyadh. 

 

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Gli Stati Uniti alzano un muro di difesa attorno a Riyadh e alla casa reale, sempre più sospettata di coinvolgimento nella misteriosa scomparsa del giornalista saudita Jamal Khashoggi. Voce critica della leadership wahhabita e, in particolare, del principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), di lui non si hanno più notizie certe dal 2 ottobre scorso quando è entrato nel consolato saudita a Istanbul. Alcuni dettagli emersi nei giorni scorsi sembrano avallare la versione turca, secondo cui un commando sarebbe giunto dall’Arabia Saudita il giorno stesso della sparizione  per giustiziarlo

Nei giorni scorsi il presidente Usa Donald Trump ha inviato il suo braccio destro e segretario di Stato Mike Pompeo (atteso oggi in Turchia) a Riyadh, per colloqui con re Salman e il principe ereditario Mbs. L’inquilino della Casa Bianca ha intrattenuto di persona una fitta conversazione telefonica con i leader sauditi, confermando la partnership strategica a livello commerciale, diplomatico e militare fra i due Paesi. 

Commentando il colloquio con i reali, Trump invita alla calma e a non trarre conclusioni affrettate su (presunte) colpevolezze. “Bisogna capire prima - ha sottolineato - cosa sia successo”. Facendo riferimento alla vicenda del giudice della Corte suprema Kavanaugh, egli ha aggiunto che anche in questo caso “siamo alla colpevolezza prima della dimostrazione di innocenza”. 

Secondo le prove raccolte da Ankara, grazie anche ai file audio inviati dall’Apple Watch che indossava Khashoggi quando è entrato nella rappresentanza diplomatica (mentre il cellulare era stato requisito all’ingresso), egli è stato ucciso. In un secondo momento il corpo è stato smembrato e poi fatto sparire per occultare le prove. Esperti turchi hanno compiuto una ispezione all’interno del consolato e sarebbero emersi degli elementi a conferma di questa versione. 

Intanto fonti giornalistiche affermano che sono almeno cinque le persone coinvolte nella sparizione di Khashoggi, quattro delle quali collegate in modo diretto al principe ereditario. Testimonianze rilanciate dal New York Times affermano che una delle persone identificate sarebbe un accompagnatore frequente di Mbs nei viaggi all’estero e visto in sua compagnia in passato in Francia, Spagna e Stati Uniti. Altri tre sarebbero invece parte o collegati alla scorta personale del numero due del regno saudita. 

La vicenda del giornalista scomparso ha gettato più di un’ombra sui vertici sauditi, pressati da alleati, comunità internazionale e grandi gruppi economici che hanno deciso di boicottare un grande evento in programma a Riyadh. In queste ore i ministri degli Esteri del G7 hanno diffuso una nota congiunta in cui si dicono “turbati” per la sorte di Khashoggi. “Coloro i quali sono responsabili della scomparsa - affermano - dovranno renderne conto”. 

Nel frattempo anche il direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi) Christine Lagarde ha deciso di cancellare la visita in calendario la prossima settimana in Arabia Saudita, per partecipare alla Future Investiment Initiative (Fii), la “Davos nel deserto” dal 23 al 25 ottobre. Il viaggio già programmato, spiegano fonti del Fmi, “è stato posticipato”. A difesa di Riyadh si muovono dunque gli Stati Uniti che, dopo una prima pressione iniziale, assicurano collaborazione e fiducia a un alleato storico ed essenziale (in chiave anti-iraniana) in Medio oriente. ì

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