25/01/2020, 08.47
IRAQ
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Baghdad, scomparsi quattro attivisti di Sos Cristiani d’Oriente. Si teme il rapimento

Dal 20 gennaio non si hanno più notizie di tre francesi e un irakeno legati all’Ong. Visti l’ultima volta nei pressi dell’ambasciata di Francia a Baghdad. Al momento non vi sono state richieste di riscatto o rivendicazioni del sequestro. Il direttore Blanchard: “Personale esperto che lavora con noi da anni”. 

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Dal 20 gennaio scorso non si hanno più notizie di quattro attivisti dell’organizzazione non governativa Sos Cristiani d’Oriente, tre francesi e un iracheno, scomparsi nel Paese arabo senza lasciare alcuna traccia. A darne notizia, nel pomeriggio di ieri, è stata la stessa associazione umanitaria, secondo cui i quattro sono stati visti per l’ultima volta nella zona dell’ambasciata di Francia, a Baghdad.

Il direttore generale dell’Ong Benjamin Blanchard riferisce che “finora non è stata presentata alcuna richiesta di riscatto”. Al contempo, nessun gruppo jihadista o milizia operativa sul territorio ha rivendicato il sequestro. Egli aggiunge che il gruppo era giunto nella capitale “per rinnovare i permessi di soggiorno” e “registrare l’associazione presso le autorità irakene”. “Si trattava - conclude - di personale esperto che lavora con noi da anni”. 

Analisti ed esperti ricordano che i rapimenti di attivisti o lavoratori stranieri in Iraq si sono fatti sempre meno frequenti negli ultimi anni. Di contro, in passato essi erano un bersaglio privilegiato di movimenti estremisti e jihadisti come al-Qaeda o lo Stato islamico (SI, ex Isis), oltre a organizzazioni criminali che agivano con finalità estorsive. 

L’Ong Sos Cristiani d’Oriente è operativa in Iraq dalla seconda metà 2014, in seguito all’ascesa nel Paese e nella vicina Siria dell’Isis. Il loro intervento è andato a favore delle decine di migliaia di sfollati, cristiani e yazidi, che hanno dovuto abbandonare Mosul e la piana di Ninive per sfuggire alla minaccia jihadista. 

Oggi il cuore della sua attività è Erbil, capitale del Kurdistan irakeno, dove hanno trovato rifugio e vivono ancora oggi, a distanza di quasi sei anni, moltissime famiglie cristiane. I quattro rapiti, conclude Benjamin Blanchard, avevano lasciato il loro hotel a bordo di un’automobile per un incontro che “non poneva alcun problema particolare”. 

Le autorità francesi hanno avviato le ricerche in collaborazione con i colleghi irakeni, nel tentativo di localizzarli. La denuncia di scomparsa è stata presentata il 22 gennaio, dopo due giorni di inutili tentativi di contatto. Per ragioni di sicurezza e a tutela della loro incolumità, sinora né l’Ong né le autorità di governo hanno voluto rivelare i nomi delle persone scomparse, mentre sulla vicenda il governo di Parigi ha opposto il silenzio stampa. 

Il sequestro avviene in un momento assai turbolento per la vita politica e istituzionale del Paese. Ieri decine di migliaia di persone, secondo alcuni oltre un milione, sono scese in piazza rispondendo all’appello del leader radicale sciita Moqtada al-Sadr, chiedendo la cacciata delle truppe statunitensi dall’Iraq. Una manifestazione disgiunta dalle proteste antigovernative in atto da mesi contro corruzione e malaffare. Alle controversie interne si uniscono poi le tensioni internazionali, in particolare lo scontro frontale fra Usa e Iran che si consuma (anche) sul territorio irakeno.

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