12/12/2011, 00.00
INDIA
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Card. Gracias: La missione della Chiesa indiana per la libertà religiosa e i diritti umani

di Nirmala Carvalho
In occasione della Giornata mondiale per i diritti umani, l’arcivescovo di Mumbai parla della società indiana e dell’impegno del mondo cattolico. Ricordando che i diritti umani devono basarsi sugli insegnamenti evangelici: che Dio è nostro Padre; che tutti gli indiani sono fratelli e sorelle; che tutti siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio.
Mumbai (AsiaNews) – “La libertà religiosa e le violenze contro di essa sono una questione di diritti umani”. Lo afferma con forza ad AsiaNews il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, in occasione della Giornata mondiale per i diritti umani, celebrata il 10 dicembre scorso. In India episodi di violenza contro cristiani e dalit, spesso perpetrati da forze nazionaliste indù, sono all’ordine del giorno, nonostante l’India sia una democrazia pluralistica che sancisce nella sua Carta costituzionale uguali diritti per tutti i suoi cittadini, senza distinzioni di religione o casta. Di recente, casi come l’omicidio di suor Valsa, la religiosa cattolica impegnata a difendere i diritti dei tribali di Jharkand contro la mafia locale del carbone, o l’arresto del pastore anglicano Khanna del Kashmir, colpevole di aver battezzato sette giovani musulmani, invitano l’opinione pubblica a riflettere sul clima di discriminazione contro cristiani e dalit (e la connivenza delle autorità con i criminali) che si respira in alcuni Stati dell’India. Secondo l’arcivescovo il primo compito della Chiesa cattolica è proseguire nel suo apostolato di giustizia e pace, difendendo la libertà religiosa per tutte le comunità. Di seguito, l’intervista del card. Gracias ad AsiaNews.

Eminenza, il 10 dicembre è stata la Giornata mondiale per i diritti umani. Un commento sull’omicidio di suor Valsa e sulla libertà religiosa del Paese, dopo l’arresto del pastore anglicano.

I diritti umani hanno come base gli insegnamenti evangelici: che Dio è nostro Padre; che tutti gli indiani sono nostri fratelli e sorelle; che tutti siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. Quindi l’impegno da prendere, che poi è il nostro mandato, è assicurarsi che tutti godano della libertà che il Signore ci ha donato. Nessuna società, Stato o comunità può violare tale principio. Dobbiamo combattere senza tregua per proteggere i diritti umani. Questo è il primo dei nostri compiti per migliorare e costruire la società, la missione del popolo di Dio per promuovere la giustizia nel mondo. Sento che anche noi in India dobbiamo essere consapevoli dei nostri diritti.

La violenza contro suor Valsa e la libertà religiosa sono questioni di diritti umani. Ognuno ha il diritto di decidere la propria religione, come pregare Dio, quello in cui crede e quello che pensa. Nessuno può entrare nell’intimo della coscienza altrui e dettare le condizioni da seguire. Perciò, c’è ancora molto da fare ed è un lavoro ancora incompiuto. È diventato l’impegno della società.

Lei ha parlato spesso di libertà religiosa. Qual è il bisogno più urgente in questo campo?

Non dovremmo essere ostacolati nel proclamare la Buona Novella, perché credere è un nostro diritto, donatoci da Dio e sancito dalla nostra Costituzione. Ma è nella natura dell’uomo e perciò penso che dovremmo andare avanti e difendere senza paura il nostro diritto alla libertà di coscienza e di scelta. È essenziale difendere non soltanto i diritti delle comunità cristiane qui in India, ma in tutto il mondo, ovunque la libertà religiosa è calpestata. Noi dobbiamo essere campioni di diritti umani per tutte le comunità.

In che situazione vivono i dalit cristiani?

Purtroppo, il Decreto presidenziale del 1950 discrimina i nostri dalit cristiani. Mentre noi ci stiamo battendo per assicurare uguali diritti ai nostri fratelli e sorelle dalit cristiani e musulmani, loro affrontano discriminazioni ancora più terribili. La società li guarda dall’alto in basso, alcune persone li ostracizzano. Invece, chi discrimina i dalit deve comprendere che essi sono figli di Dio. Anche i dalit dovrebbero avere l’opportunità di servire il nostro Paese; le disuguaglianze che esistono dovrebbero sparire; dovrebbero essere inseriti nel tessuto sociale e vivere con giustizia.

Eminenza, ci parli dell’impegno della Chiesa indiana per i diritti umani.

Un documento, dal titolo “Giustizia nel mondo”, sottolinea tre aspetti importanti della vita cristiana, nella quale riconosce che “i popoli e le nazioni che soffrono di ingiustizie sono inascoltati e senza voce. La Chiesa deve essere preparata ad assumere nuove funzioni e doveri nella società mondiale, per creare una giustizia maggiore”.

Il tema della prossima riunione della Conferenza episcopale indiana è “Il ruolo della Chiesa per un’India migliore” e le questioni di diritti umani, promozione di pace, giustizia e sviluppo sono i punti chiave per rende l’India un Paese migliore. Questa Commissione di giustizia, pace e sviluppo ha un ruolo significativo da svolgere. Noi speriamo di riuscire a dare un impulso importante al nostro apostolato di giustizia e pace, in un modo più strutturato, per essere più efficaci.

Diverse diocesi in India hanno istituito una Commissione di giustizia e pace. La visione del ministero di giustizia e pace si ispira al piano di Dio per il mondo e invita tutti i cristiani ad agire per una trasformazione giusta dell’umanità. Gli obiettivi del ministero sono: aiutare gruppi e individui a essere consapevoli di sofferenze, ingiustizie, divisioni e violenza nella nostra società; sensibilizzare la gente sulle cause della sofferenza e la povertà, e riconoscere le implicazioni sociali della fede; incoraggiare le persone a lavorare per una società più giusta dove i diritti umani fondamentali di tutti ad avere cibo, acqua, casa, istruzione, lavoro, salute e partecipazione civile e politica siano rispettati; aiutare la Chiesa nella proclamazione della fede e nella promozione di azioni per la giustizia e la pace, a sostegno di poveri, emarginati, svantaggiati ed oppressi. La nostra arcidiocesi è stata benedetta con la Commissione di giustizia e pace per gli ultimi 20 anni.
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