11/07/2012, 00.00
CINA
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Censura 2.0: il governo cinese vuole bloccare anche i video online

Gli Uffici governativi che regolano la censura su internet impongono ai provider che operano nel Paese di vedere, prima della pubblicazione, ogni singolo video postato dagli utenti e di censurare i contenuti “violenti o pornografici”. E la televisione di Stato, in ossequio alle nuove regole, cancella la parte bassa del David di Michelangelo presentando una mostra sul Rinascimento italiano.

Pechino (AsiaNews) - I provider internet che vogliano lavorare in Cina "dovranno far vedere in forma integrale e prima della pubblicazione ogni video che intendano poi mettere online, in modo da controllarne la moralità e il rispetto della legge". È il cuore delle nuove regole emesse oggi dall'Amministrazione statale cinese per la radio, i film e la televisione e l'Ufficio statale di informazione per internet. Una nuova stretta nel campo della censura telematica imposta dal regime comunista agli organi di diffusione e di informazione.

I due Uffici governativi hanno emesso un comunicato congiunto in cui spiegano che le nuove regole "servono a rispondere alla rapida crescita di questo settore. I video disponibili sulla Rete, però, possono essere pericolosi: alcuni hanno contenuto volgare o pornografico, oppure sono violenti in maniera eccessiva. Dobbiamo proteggere i nostri giovani e promuovere i programmi di alta qualità".

Il regolamento ha già colpito una prima vittima illustre, ovvero il Davide di Michelangelo. La televisione di Stato cinese, presentando la grande mostra sul Rinascimento che si è aperta la scorsa settimana a Pechino, ha infatti oscurato le parti intime del capolavoro dell'artista italiano. La Cctv è intervenuta a colpi di pixel sulla statua, scatenando la derisione di centinaia di migliaia di persone su internet. "Senza la copertura è arte, con la copertura è diventato un porno", ha commentato un utente della Rete.

In ogni caso, Pechino non intende tornare sui propri passi. Il controllo di internet e la censura preventiva - sia sui contenuti multimediali che sui commenti scritti - è divenuta una necessità dopo che sempre più dissidenti e manifestanti hanno scatenato le proprie proteste proprio grazie alla Rete, che consente loro inoltre di inviare all'estero notizie che altrimenti rimarrebbero nei confini del Paese.

Tuttavia, questi sforzi rischiano di divenire un boomerang. Al momento il governo impiega circa 100mila agenti di polizia per monitorare i contenuti online, e ha imposto ai blogger di registrarsi presso un Ufficio governativo. Ma la vastità di internet, l'enorme numero di cyber utenti - la Cina è il secondo Paese al mondo per connessioni e si appresta a divenire il primo - e i sempre aggiornati strumenti per evitare i controlli stanno vanificando tutti questi sforzi.

 

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