09/12/2005, 00.00
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Cina: un'esplosione seppellisce oltre 100 minatori nell'Hebei

Accertati 87 morti e 21 dispersi. Si scava per trovarli, ma un'alta concentrazione di gas rallenta le ricerche. Un altro grave incidente in una miniera di Jilin.

Tanghsan (AsiaNews/Agenzie) – Morti 87 minatori e 21 ancora dispersi per un'esplosione di gas il 7 dicembre nella miniera di carbone Liuguantun, nel distretto di Kaiping vicino la città di Tangshan nella settentrionale provincia dell'Hebei. Poche ore dopo, l'8 dicembre, in una miniera di Changchun, capitale della provincia di Jilin, un'inondazione ha intrappolato 7 minatori.

Nell'Hebei, in una gelida temperatura, si scava per trovare i dispersi, ma si ignora se siano vivi. Le ricerche procedono con cautela, ostacolate da un'alta concentrazione di monossido di carbonio nel pozzo. Ci sono poche speranze di trovare sopravvissuti, proprio per l'elevata presenza di gas. L'Amministrazione per la sicurezza sul lavoro aveva classificato la miniera a "bassa presenza" di gas, ma fonti ufficiali confermano l'esplosione per il gas, forse per la cattiva ventilazione che ne ha causato una concentrazione. La miniera non aveva le autorizzazioni per la produzione e la sicurezza, ma da luglio aveva già prodotto 100 mila tonnellate di carbone. Arrestato il proprietario della miniera, che aveva cercato di fuggire.

L'organizzazione della miniera era talmente inadeguata che c'è incertezza sul numero dei minatori al lavoro, si teme che molti lavoratori non registrati siano rimasti seppelliti. Centinaia di parenti si accalcano davanti alla miniera per avere notizie e sono tenuti indietro dalla polizia; protestano perché nessuno li informa. I minatori - racconta la gente - sapevano che la sicurezza era carente, per cui i residenti non volevano lavorarci e la gran parte dei minatori proviene dalle più povere province cinesi (Guizhou, Guangxi, Anhui, Henan) perché il salario era buono, da 2 a 3 mila yuan al mese.

Li Yizhong, capo della Sicurezza sul lavoro, ha annunciato 6 nuove misure per impedire disastri, tra i quali un più severo intervento per chiudere le miniere non autorizzate, nonché quelle che presentano effettivi problemi per la sicurezza e che - dice Li - sono tenute in funzione con la scusa di svolgere opere di manutenzione o migliorie tecnologiche. Sono anni - osservano gli esperti - che il governo ripete la necessità di chiudere le miniere illegali.

E' il quarto grave incidente in 2 settimane, nonostante le continue assicurazioni di Pechino di avere adottato idonee misure di sicurezza. Secondo gli esperti, il susseguirsi degli incidenti evidenzia l'incapacità del governo centrale a cambiare la situazione. Alla fine di novembre un'esplosione ha ucciso 171 persone in una miniera dell'Heilongjiang. Il 2 dicembre un'inondazione ha intrappolato 42 minatori nell'Henan - ancora prosegue il tentativo di salvarli - e un'esplosione ne ha uccisi 16 nella provincia di Guizhou. Dopo questi incidenti, il premier Wen Jiabao ha definito l'industria mineraria cinese come "caotica e senza applicazione delle misure di sicurezza".

Il boom economico e la fame di energia hanno portato un continuo aumento del prezzo del carbone e molte miniere – riferiscono fonti ufficiali – producono oltre i limiti imposti dalle norme di sicurezza. Qin Gang, ministro degli Esteri, ha ripetuto ieri che in molte miniere la sicurezza sul lavoro è trascurata per raggiungere una maggiore produzione. Altre miniere sono aperte senza le necessarie autorizzazioni per la sicurezza sul lavoro o sono persino riaperte dopo che ne è stata disposta la chiusura, anche con la complicità delle autorità locali, spesso cointeressate nei profitti. (PB)

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