17/06/2020, 12.51
INDONESIA - MALAYSIA - A. SAUDITA
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Covid-19: Riyadh limita l’Hajj, malumore e rassegnazione in Indonesia e Malaysia

Le autorità saudite devono ancora emanare comunicazioni ufficiali circa il pellegrinaggio maggiore. SI fa strada l’ipotesi di una mini partecipazione, chiusa all’estero. Kuala Lumpur esorta i cittadini alla pazienza e ad “accettare la decisione”. In Indonesia circolano fake news su appropriazioni indebite e uso irregolare dei fondi.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - Nelle nazioni a maggioranza musulmana del Sud-est asiatico cominciano a filtrare i primi malumori per la decisione, presa nei giorni scorsi da Riyadh, di limitare l’Hajj a causa della pandemia di nuovo coronavirus. Le autorità del regno wahhabita stanno ancora studiando le procedure e i tempi, per garantire la massima sicurezza ai partecipanti - in numero limitato - al pellegrinaggio maggiore. Alcune fonti, peraltro, non escludono una possibile cancellazione dell’evento per quest’anno. 

Una fonte governativa asiatica, a stretto contatto con le autorità saudite, riferisce che Riyadh sta “prendendo tempo” per capire quale decisione prendere. “Il dubbio - spiega - è se tenere un Hajj di facciata, con un numero esiguo di partecipanti, o cancellarlo del tutto”. Del resto, anche in caso di via libera all’ultimo minuto la gran parte delle nazioni non riuscirebbe a organizzarsi per garantire viaggi e assistenza ai pellegrini. Ecco perché lo scenario più probabile appare quello di una riduzione ai minimi termini, riservata soli ai cittadini sauditi e in “numero simbolico”. 

Ogni anno il pellegrinaggio maggiore attira circa 2,5 milioni di persone. Assicurare il distanziamento è pressoché impossibile e anche le misure igienico-sanitarie di base sarebbero garantite con estrema difficoltà. Da qui la decisione dei governi di Jakarta e Kuala Lumpur di annullare la partecipazione dei propri cittadini, che hanno accolto la decisione con un misto di malumore (in Indonesia) e rassegnazione (in Malaysia). 

Zulkifli Mohamad Al-Bakri, ministro malaysiano per gli Affari religiosi, sottolinea che dietro la scelta di cancellare la partecipazione all’evento vi è l’obiettivo primario di tutelare la salute dei propri concittadini, che rischiano di contrarre il Covid-19 e favorire nuovi focolai al rientro. Egli si rivolge ai musulmani della nazione, esortandoli “ad essere pazienti e accettare la decisione”, per quanto dolorosa e sofferta possa essere. Un appello raccolto dalla grande maggioranza delle persone, che sembrano cogliere appieno l’esigenza primaria di tutela della salute pubblica poiché la circolazione del virus è ancora diffusa. 

Diverso il clima in Indonesia, dove la decisione di Jakarta ha innescato una serie di voci e fake news sui social per alimentare una campagna anti-governativa. In particolare ha iniziato a circolare l’accusa secondo cui le autorità si sarebbero intascate i fondi destinati all’Hajj o avrebbero deviato parte della somma per sostenere la moneta locale (inflazionata) o per proseguire la realizzazione di progetti e infrastrutture. 

Il ministro indonesiano per gli Affari religiosi Fachrul Razi conferma che la pandemia ancora in corso e le incertezze delle autorità saudite non lasciano tempo sufficiente per organizzare i visti e i viaggi per i pellegrini, oltre alle misure protettive necessarie a tutela della sicurezza. “Non vi saranno partenze per l’Hajj quest’anno” conferma “e quanti hanno già pagato e si sono registrati saranno messi in modo automatico nelle liste per il prossimo anno”. 

L’Indonesia, la nazione musulmana più popolosa al mondo, vanta anche il maggior numero di pellegrini per l’Hajj; quest’anno la stima iniziale era di 221mila partecipanti e, di questi, 180mila avevano già pagato le spese di viaggio e soggiorno come conferma il ministero per gli Affari religiosi. In una nota il Dipartimento per la gestione dei fondi (Bpkh) smentisce con forza le voci di un uso improprio del denaro destinato al pellegrinaggio. Zuhairi Misrawi, leader del movimento islamico Nahdlatul Ulama, conferma che in questo periodo stanno circolando molte “notizie infondate”, ma i cittadini “sono in grado di distinguere la verità dalle bugie”. 

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