20/03/2007, 00.00
CINA
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Durante le Olimpiadi a Pechino, le cattive notizie vanno cancellate

Per contrastare la libertà di stampa degli stranieri, potenziata da Pechino in vista delle prossime Olimpiadi, il governo della provincia orientale dello Shandong ha invitato tutti i rappresentanti governativi a nascondere ogni notizia che dia cattiva pubblicità. Nel frattempo, non si ferma la “normale” censura governativa.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nascondere le verità scomode ed esaltare le notizie positive: vista la maggiore libertà concessa ai giornalisti stranieri durante i Giochi olimpici del 2008, il governo della provincia orientale dello Shandong ha indirizzato questa direttiva ai dirigenti locali. Un comunicato ufficiale, pubblicato dalla città di Pingdu, invita tutti i dipartimenti, le organizzazioni ed i rappresentanti governativi a “prepararsi per la nuova sfida rappresentata dalla rimozione dei limiti finora imposti alla stampa estera”.
 
Secondo il documento, “è necessario utilizzare ogni mezzo per minimizzare l’impatto di notizie negative, ridurle proprio ai minimi livelli. Inoltre, si devono consultare i dipartimenti locali prima di concedere interviste”.
 
Il Comitato organizzatore dei Giochi di Pechino ha assicurato al Comitato olimpico internazionale che “rispetterà la libertà di stampa e darà ai cronisti stranieri la stessa libertà che venne concessa loro a Sidney e ad Atene”.
 
Secondo alcuni cronisti cinesi, il documento di Pingdu “mostra la paura dei quadri locali davanti alla crescente trasparenza che il governo centrale vuole garantire alla stampa. Questo perché solo le cose brutte interessano, e solo gli ufficiali colpevoli di qualcosa temono la pubblicità”. Il documento, tuttavia, “non aggiunge nulla di nuovo ai normali metodi di repressione: è solo divertente vederli scriverlo nero su bianco”.
 
La libertà di stampa, in Cina, è pressoché inesistente. Lo scorso settembre, il governo ha emanato una legge che impone a tutti i media cinesi di acquisire le  notizie solo attraverso l’agenzia di stampa governativa, la Xinhua, che ha anche il diritto di “selezionare le notizie” e “cancellare” materiale ritenuto proibito.
 
La lunga lista delle proibizioni comprende “ogni notizia che colpisce l'ordine economico e sociale della Cina e mette in pericolo la stabilità sociale del Paese” o “l'unità nazionale, la sovranità e l'integrità territoriale”. Proibito anche diffondere notizie che “minano la sicurezza nazionale della Cina”, quelle “che possono incitare all'odio e alla discriminazione fra gruppi etnici o la loro unità”. Come già per i media locali e internet, anche ai media stranieri è proibito riportare notizie che “violano la politica religiosa della Cina o predicano culti malvagi o superstizioni”.
 
A conferma di quanto siano applicate queste restrizioni, la Corte del Popolo di Ningbo ha condannato ieri a sei anni di reclusione Zhang Jianhong, attivista per i diritti umani accusati di aver pubblicato su internet “articoli sovversivi”.
 
Sempre ieri, inoltre, il governo ha chiuso la China International Television Station, che “ha fornito sulla Rete materiale illegale in forma di articoli giornalistici”.
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