17/05/2018, 12.42
VATICANO
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Etica nell’economia per evitare implosione e fallimento

di Bernardo Cervellera

Nel documento “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” diffuso oggi si chiede di lavorare per coniugare “sapere tecnico e sapienza umana”, interessi e carità, scambio e dono. Tutte le crisi degli ultimi 10 anni. La mancanza di etica rende istituti finanziari, banche e compagnie delle “associazioni a delinquere”. Non svolta populista, ma Dottrina sociale della Chiesa. L’impegno della società civile. La dignità della persona base comune in tutte le culture.

Città del Vaticano (AsiaNews) - È urgente riportare l’etica e la politica nell’economia, se non si vuole assistere a una crescente povertà, disuguaglianza fra persone e nazioni, che rischiano di far fallire e implodere il sistema sociale (n. 5). È il giudizio contenuto nel documento vaticano diffuso oggi su “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario”. La sua pretesa è quella di voler mettere insieme “sapere tecnico e sapienza umana”, interessi e carità, scambio e dono.

A giustificare la necessità di queste sintesi c’è tutta la storia economica e le crisi dell’ultimo decennio del mondo. Pur senza fare nomi, il testo parla della crisi dei subprime che dal fallimento della Lehman Brothers si è comunicato a tutto il pianeta; delle finanze offshore che prosciugano le casse nazionali a favore di dittatori e capi di Stato o di multinazionali che mettono al sicuro i loro profitti. Vi è l’ambiguità del tenere insieme banche speculative e banche di risparmio, con i relativi fallimenti di istituti bancari; le spropositate remunerazioni a manager che pure hanno causato enormi danni alla comunità; il debito pubblico fuori controllo; i sistemi tributari ingiusti che pesano sui piccoli; l’evasione delle tasse da parte di singoli e di compagnie sovranazionali divenute più potenti degli Stati.

Per tutti questi fenomeni che pesano sulla crisi mondiale, il documento afferma con nettezza che i problemi creati dipendono da una mancanza di etica che trasforma la finanza, il denaro, l’impresa, le banche da strumenti che servono per il bene comune a strumenti “usurari”, di “pervasività” di “azzardo” e “scommessa”, fino a “cartelli di connivenza” e “associazioni a delinquere” (nn. 14, 16, 26, 27).

Tutti questi giudizi non sono frutto di una svolta populista del Vaticano, ma della riflessione e della messa in pratica della Dottrina sociale della Chiesa ad opera della Congregazione per la dottrina della fede e del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. E non sono nemmeno una denuncia pauperistica di qualche ong, ma si basano sul riconoscimento che l’uomo è un essere in relazione (n. 9) e che l’economia ha bisogno di dialogare con la politica e con i criteri etici, che tendano al bene comune di tutta la persona e di tutti gli uomini (n. 2).

Proprio per questo il documento distrugge il mito del “mercato capace di regolarsi da sé” (n. 13) e chiede alla comunità internazionale di operare per creare delle regolamentazioni (v. Parte III). Si va dalla certificazione da parte delle autorità sulla bontà dei nuovi prodotti finanziari (n. 19), alla necessaria trasparenza e informazione sugli scambi (n. 21), alla separazione fra le banche finanziarie e quelle di credito ordinario (n. 22), legando profitto e responsabilità sociale (n. 23).

Fra le proposte per un cambiamento di rotta, vi è il suggerimento che in ogni banca vi sia un comitato etico che affianchi il consiglio di amministrazione (n. 24); che siano tassati i conti offshore (n.30); un’equa imposizione dei tributi (n. 31); riforme strutturali per ridurre il debito pubblico (n.32).

Il documento chiede infine un impegno etico di tutti anche nei consumi e “nel portafogli”, scegliendo di mettere i propri risparmi in banche che non violino “i più elementari diritti umani”, o scegliendo prodotti da aziende che non hanno il profitto come unico scopo, ma sono ispirate “ad un’etica rispettosa di tutto l’uomo e di tutti gli uomini ed in un orizzonte di responsabilità sociale” (n. 33).

Un elemento importante: per giustificare tutte queste sottolineature, il documento afferma la “certezza che in tutte le culture ci sono molteplici convergenze etiche, espressione di una comune sapienza morale, sul cui ordine oggettivo si fonda la dignità della persona”. Tale affermazione è senz’altro controcorrente: nel suo “America first” e nella sua lotta contro i migranti, Donald Trump propone di fatto una visione dell’americano bianco come superiore. E anche Xi Jinping, con la sua esaltazione della assoluta specificità culturale della Cina, dimentica tanti diritti umani della sua gente e del mondo attorno.

 

Per il testo integrale del documento, v. qui.

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