02/07/2011, 00.00
CINA -TIBET
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I due volti di Wen Jiabao e del Partito comunista cinese

di Nirmala Carvalho
Un quotidiano pubblica documenti riservati dei massimi organi politici cinesi. Ne emerge un potere che, in politica estera, diffonde un’immagine di pacifico sviluppo e di libertà. Ma in realtà vuole stroncare ogni critica e voce libera e incarcerare chi “disturba” tramite internet.
Dharamsala (AsiaNews) – Aumentare la censura, mettere subito in carcere chi diffonde notizie indesiderate per il governo, controllare tutti in modo capillare sin da ragazzi e denunciare chi anche soltanto si lamenta. Il quotidiano danese Information ha riportato stralci che dice tratti da documenti ufficiali del Comitato centrale del Partito comunista cinese, dell’Ufficio centrale di propaganda e della leadership del Pcc di Pechino. Ne emerge un Pcc che pensa solo a stroncare ogni opposizione, ben lontano dall’immagine di pacato affronto delle questioni che il premier Wen Jiabao in questi giorni ha ostentato nella visita in Europa.
 
I documenti riservati, emanati tra gennaio e marzo, indicano come il Pcc, per mantenere saldo il suo potere, ha aumentato il controllo censorio e lo sforzo per influenzare l’opinione internazionale riguardo alla Cina. La finalità è mantenere il monopolio dell’informazione e impedire alla popolazione di diffondere “notizie sensibili”. Per questo occorre migliorare “i metodi di monitoraggio” delle notizie e identificarne subito “i diffusori illegali”. Per questi fini è ammessa anche la violenza: è indicato ai governi provinciali e all’esercito di “stroncare “qualsiasi critica contro il Pcc e i suoi leader, come pure la promozione di sistemi politici diversi e della libertà di stampa”.

“Occorre – si conclude – bloccare in modo completo ed eliminare ogni informazione illegale e disturbante sui siti web cinesi ed esteri”. Chi ne è autore dovrà essere “individuato e processato con rapidità e portato subito in carcere”.

Per raggiungere questi fini, è indicato ai governi provinciali di creare specifiche “cellule” per influenzare l’opinione pubblica, anche partecipando alle discussioni nelle chat e nei blog. Occorre creare appositi responsabili per le informazioni, “in scuole, università, luoghi di lavoro, villaggi e residenze estive”, che identifichino e denuncino, in modo quotidiani, chi è “critico” verso le autorità.

Non manca una critica alle democrazie. “Forze ostili dentro e fuori la Cina – si legge – ci sollecitano a cambiare. Costoro tentano, con ogni mezzo, di contenere il nostro sviluppo, di diffamare la nostra immagine e di infiltrarsi nella nostra ideologia e nella cultura. Cercano di farci pressione per farci accettare i valori e il sistema politico occidentale”.

Nemmeno va trascurato di “restringere lo spazio di giornalisti esteri e gruppi privati” e di impedire ai “nemici del regime di spiegare il loro pensiero ai media esteri”.

Con riguardo alla questione del Tibet, si indica che “dobbiamo ridurre il potere che i sostenitori dell’indipendenza del Tibet e le forze separatiste dello Xinjiang hanno sull’opinione pubblica internazionale”.

Stephanie Bridgen, direttrice del gruppo Free Tibet, dice ad AsiaNews che “questi documenti riservati evidenziano la totale doppiezza delle dichiarazioni di Wen, il 28 giugno in Gran Bretagna, che ‘la Cina futura avrà una democrazia piena, lo stato di diritto, equità e giustizia’, e che saranno create ‘le condizioni’ per il popolo cinese per ‘controllare e criticare’ il governo. La Gran Bretagna non può continuare a ignorare le violazioni dei diritti umani in Tibet e Cina, nella consapevolezza che queste violazioni sono parte integrante della strategia del Pcc per mantenere il suo controllo sul Tibet e sulla popolazione cinese”.
Queste direttive spiegano anche le forze sproporzionate schierate tuttora dalla Cina per stroncare ogni dissenso nel monastero di Kirti a Kardze (Ganzi, in Sichuan).
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