09/08/2016, 14.01
TURCHIA - RUSSIA
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Il nuovo asse energetico fra Ankara e Mosca, per il rilancio del “Turkish Stream”

di Iigar Gurbanov

Erdogan vola a Mosca per incontrare Putin e allentare le tensioni seguite all’abbattimento del jet russo in Siria. Economia ed energia al centro della discussione. L’obiettivo comune di rilanciare il gasdotto. Lo Stato di emergenza permette al governo di superare eventuali opposizioni in Parlamento. Per gentile concessione della Jamestown Foundation. 

Istanbul (AsiaNews) - Oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è in Russia per incontrare l’omologo Vladimir Putin, con il quale intende “rilanciare” i legami fra Mosca e Ankara ai minimi storici nei mesi scorsi in seguito all’abbattimento del jet russo sui cieli siriani. Per Erdogan è il primo viaggio all’estero dopo il tentato golpe del luglio scorso. 

Una visita che giunge in un momento delicato sul piano politico internazionale e le tensioni crescenti fra la Turchia e il blocco occidentale (Stati Uniti e Ue). Prima di lasciare il Paese, Erdogan ha definito Putin un “amico” e ha promesso di aprire una “nuova pagina” nelle relazioni con la Russia. Dietro le dichiarazioni di facciata e i buoni propositi, vi sono enormi interessi in tema di economia, commercio. Fra questi, la nascita del controverso Turkish Stream, inviso a Washington, per convogliare il gas russo in Europa aggirando l’Ucraina (e gli interessi americani). 

Di seguito vi proponiamo una analisi in materia pubblicata dalla Jamestown Foundation. 

Il 27 giugno scorso il presidente russo Vladimir Putin ha ricevuto una lettera dall’omologo turco Recep Tayyip Erdogan, che esprimeva il desiderio della Turchia di riallacciare i rapporti con la Russia [Kremlin.ru, 27 giugno].

A stretto giro il portavoce della Gazprom Sergey Kupriyanov ha annunciato la disponibilità della compagnia a dialogare con Ankara per la costruzione del gasdotto “Turkish Stream” [RT, 27 giugno]. Al contempo il Primo Ministro turco Binali Yıldırım ha espresso il sostegno del governo di Ankara al progetto [Sputnik News, 15 luglio]. Il vice-premier russo Arkady Dvorkovich ha affermato che la Turchia ha confermato il proposito di riallacciare il dialogo con la Russia per la costruzione del Turkish Stream [News.az, 26 luglio]. Alexander Medvedev, vice amministratore delegato di Gazprom, ha aggiunto che sono stati sottoscritti i termini dell’accordo per la costituzione di un gruppo di lavoro che si dedicherà al progetto e che gli accordi fra governi verranno sanciti e firmati dagli stessi Putin ed Erdogan durante l’incontro in programma ad agosto a San Pietroburgo [TASS, 26 luglio].

La costruzione del Turkish Stream sotto il Mar Nero, sul confine fra Grecia e Turchia, era stata annunciata nel 2014 durante la visita di Putin in Turchia e sancita da un Memorandum di intesa (MoU) tra la turca BOTAŞ e la russa Gazprom [Kremlin.ru, Gazprom.com, 1 dicembre 2014]. Tuttavia, i due fronti non sono poi riusciti a dar vita a un accordo intergovernativo. Non sono stati concessi i permessi per la costruzione in mare aperto in acque territoriali turche, per opere di ingegneria e di misurazione [Oxfordenergy.org, febbraio 2016].

Sebbene in passato Gazprom si sia accordata per uno sconto del 10,25% sul prezzo riservato a BOTAŞ, quell’accordo alla fine non è mai stato applicato. Per questo la BOTAŞ ha intentato una causa contro Gazprom alla Corte internazionale di arbitrato. La Russia voleva legare lo “sconto sul prezzo” con la “costruzione del gasdotto” (prerequisito del Turkish Stream), mentre la Turchia voleva discutere i due aspetti in separata sede [Hurriyet Daily News, 11 settembre 2015; Independent Turkey, 20 marzo]. Nel settembre 2015 Gazprom ha annunciato il raggiungimento di un accordo con i partner turchi, in base al quali essi avrebbero lavorato solo sulla prima linea (tra Russia e Turchia) del Turkish Stream, riducendo la portata totale del gasdotto da 63 miliardi di metri cubi (bcm) all’anno a 32 bcm [Novinite, 7 settembre 2015; Interfax, 8 ottobre 2015]. In seguito all’incidente del jet russo del 24 novembre [vedi EDM, 3 dicembre 2015], il ministro russo dell’Energia Alexander Novak ha dichiarato la sospensione di ulteriori negoziati con al centro il tema del Turkish Stream [RT, 2 dicembre 2015].

A dispetto delle ambiguità inerenti il Turkish Stream, la russa Gazprom, l’italiana Edison e la greca DEPA hanno siglato un MoU a febbraio sul trasporto del gas naturale attraverso il mar Nero dalla Russia attraverso nazioni terze alla Grecia e dalla Grecia all’Italia, utilizzando l’inter-connettore Turchia-Grecia-Italia (ITGI). Il 29 febbraio l’amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller ha discusso con il presidente Putin delle prospettive relative all'uso del progetto “Poseidon” (l’idea di una condotta offshore legata a ITGI sotto le acque del mar Ionio), pensata in un primo momento per trasportare il gas dell’Azerbaijan dalla Grecia all’Italia [Gazprom.com, 24, 29 febbraio].

Il piano è quello di connettere i gasdotti dell’ITGI e del Turkish Stream al confine fra Grecia e Turchia. Tuttavia, non è chiaro al momento attraverso quale percorso il gas russo raggiungerà la Grecia. Ciononostante, il gasdotto Poseidon è già stato incluso nella lista dell’Unione europea dei “Progetti di interesse comune” (Pci, che godono di agevolazioni finanziarie, di realizzazione, etc). Il progetto ha ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie per la costruzione e l’operatività, così come l’esenzione per almeno 25 anni dell’accesso al gasdotto di parti terze [Eur-lex.europa.eu, 1 gennaio; Igi-poseidon.com, 1 agosto].

Fatta eccezione per l’ITGI, il gasdotto “Tesla” in fase di studio - anch’esso inserito nella lista PCI della Ue nel 2016 - può essere considerato una estensione del Turkish Stream per raggiungere l’Austria dalla Grecia, passando per l’Ungheria, la Serbia e la Macedonia (quasi lo stesso percorso del defunto South Stream russo). Nel 2015 Ungheria, Serbia, Macedonia e Grecia hanno discusso della fattibilità siglando un MoU per la costruzione di Tesla [Vedomosti, 18 agosto 2015]. Il quotidiano turco Sabah all’epoca ha scritto che l’Ue ha espresso il suo pieno sostegno “tre progetti energetici che sono di importanza vitale per Turkish Stream” [Daily Sabah, 19 novembre 2015].

Tuttavia, la posizione degli Stati Uniti in merito alla questione è stata ben più rigida. Nel maggio 2015 il rappresentante speciale per l’Energia del Dipartimento di Stato Usa Amos Hochstein durante una visita ad Atene ha dichiarato che “il Turkish Stream non esiste. Mettiamolo bene in chiaro e centriamo la nostra attenzione su ciò che davvero conta, il Tap [gasdotto Trans-Adriatico] sul quale ci siamo già accordati” [RT, 8 maggio 2015].Il Tap è il tratto finale del Corridoio meridionale del gas (Sgc), che porterà il gas naturale dell’Azerbaijan attraverso il sud del Caucaso, la Turchia e i Balcani ai mercati europei, bypassando completamente la Russia. Al meeting che si è tenuto a febbraio del Sgc Advisory Council (a Baku) Hochstein ha affermato che “South Stream, Turk[ish] Stream, North Stream (due) sono solo aggiustamenti di progetti politici di dubbio valore economico” [Region Plus, 3 marzo].

Nel frattempo ostacoli di natura finanziaria continuano a trascinare verso il basso le prospettive di realizzazione del Turkish Stream. Gazprom ha subito pesanti perdite a causa della sospensione del South Stream nel dicembre 2014 [RT, 31 marzo 2015]. Il prezzo del riscatto per le quattro linee previste in origine per il Turkish Stream si aggira attorno agli 11,4 miliardi di euro (pari a 12,8 miliardi di dollari, circa la metà del costo complessivo del South Stream), tuttavia questi costi potrebbero aumentare, a causa della variabilità dei prezzi del petrolio [Rbth.com 13 agosto 2015]. Considerando che la maggior parte dei proventi russi derivano dall’export di energia, il crollo dei prezzi del petrolio ha colpito in modo duro l’economia del Paese [New Europe, 15 gennaio]. Inoltre, Gazprom ha subito danni maggiori dal raddoppio del gasdotto Nord Stream sotto il mar Baltico (il Nord Stream due), in base al quale il Turkish Stream difficilmente verrà alla luce nel futuro prossimo, e l’Ucraina resterà sempre la principale via di transito per trasportare il gas russo in Europa [vedi EDM, 8 marzo].

Tuttavia, lo stato di emergenza dichiarato in seguito al fallito colpo di Stato in Turchia potrebbe concedere al governo di Ankara la possibilità di decidere senza passare attraverso il Parlamento. In altre parole, l’accordo intergovernativo sul Turkish Stream (rimandato in precedenza dal governo turco) potrebbe ora subire un nuovo impulso per la firma [Natural Gas Europe, 21 luglio].

Proseguendo col progetto del Turkish Stream, Gazprom intende costruire il gasdotto e trasportare più gas in Europa prima del completamento del SGC o dell’ingresso nel mercato europeo del gas proveniente dall’Iran e dal Turkmenistan (trasportato dallo stesso SGC, una volta ultimato).

La capacità operativa di ITGI (accantonata nel 2012 a favore del TAP) potrebbe essere rafforzata dagli iniziali 12 bcm all’anno fino a 20 bcm all’anno, ovvero il massimo potenziale raggiungibile (Stage II) del progetto TAP. Ciononostante, il vice-presidente di SOCAR - la compagnia di Stato dell’Azerbaijan - Elshad Nasirov non considera il Turkish Stream rivale del SGC. Difatti egli ha avanzato l’ipotesi di usare l’estensione proposta del gasdotto Turkish Stream per convogliare il surplus di produzione dei nuovi giacimenti azeri [Trend, 21 giugno 2015]. E al momento non è dato sapere se Mosca acconsentirà al progetto. 

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