08/10/2005, 00.00
INDONESIA
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Indonesia: detenute cristiane per proselitismo organizzano incontro di preghiera in carcere

Le tre donne sono accusate di tentata conversione di bambini musulmani.

Jakarta (AsiaNews/Ans) – Tre cristiane detenute per proselitismo hanno avuto il permesso di svolgere un incontro di preghiera all'interno del carcere. Si tratta di Rebbeca Loanita, Etty Pangesti e Ratna Mala Bangun. Jim Jacobson, presidente di Christian Freedom International (Cfi), ha visitato le 3 donne nella prigione di Indramayu e ne ha riportato la testimonianza.

Le donne tenevano una scuola domenicale nella loro comunità a Indramayu. Il 1 settembre scorso sono state giudicate colpevoli per aver violato la Legge di tutela dell'infanzia del 2002 cercando di convertire bambini musulmani al cristianesimo. Durante il processo, durato 4 mesi, estremisti islamici hanno cercato in ogni modo di intimidire e influenzare i giudici. La sentenza è ritenuta "ingiusta" da numerose organizzazioni per i diritti umani: le attività della scuola erano rivolte sol ai cristiani, i bambini musulmani presenti avevano ottenuto il permesso dai Guardiani degli studenti musulmani. 

"La mia prima reazione dopo la sentenza - ha detto Rebecca - è stata il pianto". Rebecca è medico; nella sua clinica curava ogni giorno tra i 30 - 40 pazienti, musulmani e cristiani. La sovraffollata prigione contiene 437 carcerati, dei quali solo 16 donne. In una cella di 10 metri quadri vivono 8 detenute; dormono tutte insieme su una tavola di legno.

Rebecca racconta di dover pagare le guardie perché aprano l'acqua nel bagno della cella. "Mi sveglio alle 5 di mattina ogni giorno per pregare e leggere la Bibbia. Alle 8 aprono la cella cella". Una volta uscite le 16 donne rimangono in una stanzetta con una sola sedia fino alle 4 del pomeriggio.

Inaspettatamente Rebecca è stata autorizzata a tenere un incontro di preghiera la domenica; per l'appuntamento dalla sua chiesa arrivano 35 persone, tutte autorizzate dai dirigenti del carcere. Il servizio si svolge in una piccola aerea all'aperto, sempre all'interno del recinto della prigione. Di recente un detenuto si è convertito al cristianesimo e partecipa anche lui alla funzione domenicale.

"A volte sono depressa – confessa Rebecca – ma non dura molto. Dio mi conforta ogni giorno con gioia e pace; prego per gli altri prigionieri e per le guardie". La donna non è "arrabbiata" e dice di "perdonare" chi l'ha ingiustamente accusata. "Siamo detenute da 140 giorni – aggiunge – voglio fare la volontà di Dio; spero di essere liberata presto".

L'altra donna, Etty, ha 3 bambini: "Sogno di tornare a casa". Ratna, invece, ha due figli di 8 e 2 anni: "Mi mancano così tanto".

Cfi – organizzazione interdenominazionale per i diritti umani e la libertà religiosa – ha lanciato un appello al governo indonesiano per la liberazione delle 3 donne; allo stesso tempo chiede a Washington di esercitare ogni pressione possibile su Jakarta per un immediato rilascio.

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