03/09/2016, 09.05
IRAN - ARABIA SAUDITA
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Iran, sì alle alle "donne centauro": ammesse alle gare di motocross

La Federazione dell’automobile e del motociclismo della Repubblica islamica apre alle competizioni al femminile. La speranza è vedere donne al campionato mondiale. La prima esibizione diffusa dai media nazionali. Il confronto con l’Arabia Saudita, dove alle donne è persino vietato guidare. 

Teheran (AsiaNews) - La Federazione dell’automobile e del motociclismo (Mafiri) della Repubblica islamica d’Iran ha aperto le porte ai centauri al femminile. Ora, infatti, anche le donne potranno partecipare alle gare di motocross, specialità - come molte competizioni motoristiche - finora riservate solo agli uomini. A suggellare la svolta è stato il presidente della Federazione sport motoristici iraniana Mahmoud Seydanlou, che ha presenziato a una esibizione di motocross tenuta nei giorni scorsi a Teheran e dedicata al solo “universo rosa”.  

A margine della manifestazione Seydanlou ha sottolineato che la speranza è quella di “vedere donne iraniane partecipare al campionato nazionale”. Inoltre, questo primo passo potrebbe “aprire le porte del campionato mondiale” per le centaure iraniane con maggiore talento. 

“Vi è molto interesse - ha aggiunto il massimo dirigente degli sport motoristici della Repubblica islamica - da parte delle donne a partecipare a competizioni sportive. Per noi è motivo di soddisfazione compiere passi che permettano loro di praticare il loro sport preferito”. 

La gara evento di motocross al femminile ha avuto grande eco fra gli appassionati del settore del Paese. E ha catturato l’attenzione anche dei media mainstream che, di solito, sono restii a trasmettere competizioni in cui partecipano le donne. Tuttavia, la tv di Stato ha dedicato spazio alla giornata e celebrato le centaure che hanno affollato la pista e si sono sfidate a colpi di curve e salti. 

Fra le pioniere della competizione sulle due ruote al femminile vi è la 27enne Behnaz Shafiei, parte di un gruppo di giovani donne che - prime in assoluto - hanno ricevuto il permesso di fare pratica sui circuiti fuoripista. La giovane è anche la sola ad aver guidato bolidi su pista e aver praticato in modo professionale l’attività sportiva, sebbene finora in luoghi riservati. “Ci sono persone - aveva dichiarato in un’intervista al Guardian - che non credono una donna possa guidare una moto. Però in generale la gente è entusiasta e in gran parte orgogliosa” nel vederla guidare.

Inoltre, la giovane centauro rivendicava con forza la propria appartenenza alla Repubblica iraniana e, pur nutrendo il desiderio di partecipare a una gara, non avrebbe mai accettato di “andare all’estero” per competere: “Voglio rendere orgoglioso l’Iran, il mio Paese e mostrare che anche le donne iraniane possono praticare questo sport”. 

Per la Repubblica islamica dell’Iran è un nuovo, importante passo nel cammino di crescente autonomia e rilevanza riservato alle donne. Una libertà che in altri Paesi della regione non è nemmeno immaginabile, se si pensa che - ad esempio - in Arabia Saudita alle donne non è nemmeno concesso di guidare (oltre che uscire di casa da sole o andare all’estero).

Nell’ottobre 2013 almeno 150 personalità islamiche, fra imam e dottori coranici, hanno organizzato manifestazioni di protesta per fermare la campagna delle donne saudite sul diritto a guidare l’auto. Sebbene non vi sia alcun divieto coranico, né legge che proibisca alle donne di guidare, nel regno non si emettono patenti di guida per le donne.

Se una donna  è colta in flagrante mentre guida, le viene comminata una pena di 10 frustate. Fra le poche donne che hanno voluto sfidare la norma, la coraggiosa campagna per la libertà di guida lanciata nel 2008 dall’attivista saudita Wajiha Huwaidar che ha inserito su YouTube un video mentre guidava. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, ma nulla è cambiato nel regno ultraconservatore. 

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