19/10/2018, 08.55
TURCHIA - A. SAUDITA
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Istanbul, si cercano i resti di Khashoggi in un bosco nei pressi del consolato saudita

Per gli inquirenti il cadavere smembrato è stato occultato all’esterno della rappresentanza diplomatica. Il presidente Usa Trump ammette: “Sembra certa” la sua morte. L’omologo russo Putin dichiara di non avere elementi per giustificare un taglio delle relazioni con Riyadh. Sempre più ombre sul volto riformista di Mbs. 

 

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - La polizia turca ha allargato il campo di indagine sulla scomparsa del giornalista saudita Jamal Khashoggi, dietro al quale vi è il sospetto di un coinvolgimento di Riyadh e della casa reale. Secondo quanto riferisce una fonte del governo di Ankara dietro anonimato, i resti smembrati del cadavere dell’uomo sarebbero stati sotterrati in un bosco o in un’area agricola poco distanti dal consolato saudita a Istanbul. 

Voce critica della leadership wahhabita e del principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), di lui non si hanno più notizie certe dal 2 ottobre scorso. Alcuni dettagli emersi in questi giorni fanno propendere per un commando giunto dall’Arabia Saudita il giorno stesso per giustiziarlo.

Alcune fonti parlano di sevizie e torture durate almeno sette minuti e decapitazione dell’uomo, il cui corpo è stato poi smembrato e fatto sparire. L’Arabia Saudita continua a respingere con forza ogni accusa e nega qualsiasi coinvolgimento nella oscura vicenda di Khashoggi. Per Riyadh i resoconti diffusi sinora dalla stampa turca e internazionale “sono completamente falsi e privi di fondamento”. 

Ieri il presidente statunitense Donald Trump incontrando i giornalisti ha dichiarato che “sembra certa” la morte del giornalista e intellettuale saudita, secondo diverse fonti vicino ai Fratelli musulmani. L’inquilino della Casa Bianca ha parlato di vicenda “molto triste” e ha promesso una “dura” rappresaglia nel caso emergano prove di colpevolezza verso Riyadh. 

In queste ore si registra anche il primo intervento del presidente russo Vladimir Putin, il quale afferma che la Russia non ha “informazioni a sufficienza” per prendere posizione o giustificare un deterioramento delle relazioni con Riyadh. “Mosca non sa nulla - ha aggiunto il leader del Cremlino - e resta in attesa di ulteriori dettagli”. 

In queste ore alcuni campioni raccolti all’interno del consolato saudita sono stati inviati agli esperti della scientifica per ulteriori analisi; l’obiettivo degli inquirenti è di trovare tracce del Dna del giornalista saudita e che comproverebbero la sua morte violenta.

L’affaire Khashoggi ha provocato un duro scontro fra Riyadh e i suoi alleati in Occidente. In queste ore il ministro del Tesoro Usa Steven Mnuchin e il collega per il Commercio internazionale britannico Liam Fox hanno ritirato la partecipazione alla Future Investiment Initiative (Fii), la “Davos nel deserto” in programma dal 23 al 25 ottobre. I due alti funzionari di Stati Uniti e Gran Bretagna sono solo gli ultimi di una serie di alte personalità che hanno deciso di boicottare l’evento voluto e promosso con forza dal principe ereditario Mbs. 

L’obiettivo di bin Salman era quello di mostrare al mondo l’agenda di riforme economiche e commerciali avviate dai sauditi nell’ultimo periodo, nel contesto del programma Vision 2030. Riforme che, in minima parte, avrebbero toccato anche la sfera sociale e dei diritti con il via libera alla guida per le donne. In realtà gli arresti di alti funzionati e imprenditori lo scorso anno, la repressione di attivisti e voci critiche e, in ultimo, la vicenda Khashoggi gettano più di un’ombra sull’immagine riformista di Mbs.

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