13/05/2013, 00.00
CINA – RUSSIA
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Kirill a Pechino, le lodi di Xi Jinping e dei media di Stato

di Chen Weijun
Il patriarca ortodosso russo è il primo leader cristiano di alto livello a incontrare un presidente della Cina comunista. I due si scambiano complimenti all’ombra dei nuovi rapporti fra il Cremlino e Zhongnanhai. Possibile la concessione del riconoscimento di “religione di Stato” all’ortodossia.

Pechino (AsiaNews) - La visita del patriarca ortodosso russo a Pechino è stata definita "storica" dai media di Stato cinesi, che hanno sottolineato in maniera vistosa il dialogo "franco e cordiale" che il capo della Chiesa di Mosca ha avuto con il presidente cinese Xi Jinping. Nonostante in Cina sia ancora in vigore "l'ateismo di Stato", il nuovo leader comunista ha definito "importanti" gli sforzi del Patriarcato per un miglioramento dei rapporti fra le due nazioni e ha invitato Kirill a "giocare un ruolo maggiore" nella cementificazione di questo rapporto.

Il People's Daily, che mette la notizia dell'incontro in prima pagina, ha voluto sottolineare che "la prima visita di un capo della Chiesa ortodossa russa e di un leader religioso russo in questo Paese aiuterà a migliorare la comprensione reciproca fra Mosca e Pechino", che dai tempi di Deng Xiaoping si sono allontanate sempre di più. Ma, sottolineano diversi analisti, la "Quinta generazione" arrivata al potere sembra puntare sul Cremlino per bilanciare i peggiorati rapporti con gli Stati Uniti.

Xi Jinping ha chiesto al patriarca di "trasmettere i suoi saluti e i suoi auguri al leader del Cremlino Putin", con cui si è incontrato lo scorso marzo a Mosca nel corso della sua prima visita di Stato ufficiale. E questi due contatti ad alto livello - così ravvicinati nel tempo - fanno pensare a una nuova fase nei rapporti bilaterali.

Durante la sua visita, che durerà sino al 15 maggio, Kirill incontrerà i dirigenti cinesi, i capi delle comunità cristiane della Cina e i responsabili del Dipartimento cinese degli affari religiosi. La Chiesa ortodossa cinese ha ottenuto la sua autonomia presso la Chiesa ortodossa russa negli anni Cinquanta ma non ha più dirigenti dalla morte dei suoi vescovi cinesi Basile di Pechino e Simeon di Shanghai negli anni Sessanta.

Attualmente manca di preti e non riesce ad organizzare servizi religiosi regolari, con l'eccezione della cappella all'interno dell'ambasciata russa a Pechino: la speranza è che questo incontro possa aiutare il disgelo e convincere le autorità cinesi a concedere alla Chiesa ortodossa lo status di "religione riconosciuta" dal governo nazionale. Ad oggi sono presenti nella lista il cattolicesimo e il cristianesimo (che Pechino considera due fedi diverse); l'islam; il buddhismo e il taoismo.

Per diversi anni il Patriarcato ha criticato il governo cinese per questo stato di cose, ma oggi le condizioni sembrano essere cambiate. Anche la visita in Cina del metropolita Hilarion - una sorta di "ministro degli Esteri" dell'ortodossia russa - che si è svolto nel 2012 ha dato l'impressione di una "nuova pagina" nei rapporti. In quell'occasione, il religioso incontrò Ma Yinglin, vescovo cattolico illecito e presidente della cosiddetta "conferenza episcopale cinese" non riconosciuta dalla Santa Sede.

 

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