03/03/2006, 00.00
Cina – ANP
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La Cina alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo

di Bernardo Cervellera

L'obiettivo di una "società armonica" e la realtà di grandi contrasti tra città e campagne, di tassi altissimi di inquinamento causato anche da un enorme consumo di energia e di un sistema legale asservito al Partito.

Roma (AsiaNews) – Circa 1300 delegati si incontrano a partire da domenica 5 marzo nella Grande sala del popolo a Pechino per il raduno annuale dell'Assemblea nazionale del popolo (Anp). Strumento democratico solo di facciata, l'Anp rivede e approva leggi e linee politiche pensate e studiate dal Partito comunista cinese (Pcc).

Tema fondamentale  in agenda quest'anno è l'approvazione e il varo dell'11° Piano quinquennale (2006-2010), che vuole lanciare la Cina nel terzo millennio. Il governo centrale, guidato dal presidente Hu Jintao e dal premier Wen Jiabao, ha già approntato alcune piste per migliorare  "qualità" ed "efficienza" dell'economia cinese, aprendo una nuova pagina per un "concetto scientifico di sviluppo" e per una "società armonica". Nel piano della leadership queste scelte dovrebbero portare alla riduzione dell'inefficienza economica, al potenziamento della ricerca e alla riduzione delle tensioni sociali.

Un nuovo modello economico

Gli oltre 20 anni di galoppante crescita economica (con medie di 9 % annuo di crescita del Prodotto interno lordo, Pil) hanno reso la Cina un colosso dell'economia mondiale, che però paga un altissimo prezzo sul fronte dell'ecologia e degli squilibri sociali.

Secondo dati della World Bank l'economia incurante dell'ambiente ha prodotto danni profondi che possono costare al paese l'8-10% del Pil annuale, in spese mediche per curare i malati, in danni all'agricoltura, in danni alla fauna marina. Più del 60% delle acque della Cina sono ormai inquinate da liquidi tossici, scarichi industriali, sostanze chimiche. La mancanza di acqua e i cambiamenti climatici sono divenuti fatali per l'agricoltura di molte zone del paese, distrutta dalle alluvioni o dalla siccità. Lo stato ha varato leggi anti-inquinamento ma la spinta alla crescita economica, l'uso di carbone per il fabbisogno energetico e l'incuria (o la connivenza) dei governi locali hanno reso il problema dell'inquinamento un problema nazionale e internazionale: Corea, Giappone, Stati Uniti si lamentano che le nubi tossiche prodotte in Cina giungono a inquinare anche i loro cieli.

Il modello di sviluppo cinese si è dimostrato inefficiente, avendo bisogno di enormi quantità di materie prime e di enormi masse di forza lavoro per sussistere. A fronte di un tasso di crescita del Pil di un po' più del 9 %, il consumo di energia negli ultimi 2 anni (2004 e 2005) è aumentato di circa il 16 %. Le importazioni cinesi di petrolio nel 2004 sono cresciute del 35 % rispetto al precedente anno, mentre nel 2003 l'incremento era stato del 31,2 %. Il raffronto con il tasso di crescita economica lascia senza parole: nel 2004 l'incremento delle importazioni petrolifere è stato il 368 % dell'incremento del Pil (cfr. B. CERVELLERA, "Missione Cina", Ancora, Milano, 2006, p. 120).  Gli esperti stimano che la Cina spenda per ogni punto di Pil una quantità di energia che è 3 volte quella degli Stati Uniti e 9 volte quella del Giappone.

Esperti cinesi sono preoccupati delle prospettive nell'uso di risorse: se la Cina continua con il modello attuale di sviluppo, in poco tempo rischia di esaurire o monopolizzare le riserve mondiali di petrolio e minerali.

Per venire incontro a tali problemi la prossima Anp vuole introdurre nella programmazione economica il concetto di "Pil verde", capace di misurare la crescita tenendo conto degli impatti ambientali e dell'uso efficiente dell'energia.

È prevista anche una transizione verso un modello economico di "innovazione", finanziando la ricerca scientifica e tecnologica. Finora la Cina ha basato la sua ricchezza sulla forza lavoro a basso costo, diventando "la fabbrica del mondo". Al raduno dell'Anp, Wen Jiabao vuole varare un piano di sostegno alla ricerca. Finora la Cina usa l'1,23% del Pil nella ricerca e nell'innovazione; di fronte al 2,7% degli Usa e al 3,3% del Giappone.

Secondo gli esperti del Partito, queste mosse dovrebbero anche ridurre molte tensioni sociali. Molte rivolte sono infatti prodotte dall'inquinamento provocato dalle industrie, dagli espropri di terreni e case per edificare complessi industriali. Rimangono però i problemi della sanità, della scolarizzazione, dello squilibrio fra città e campagne, della corruzione, dell'abisso fra ricchi e poveri.

La "nuova campagna socialista"

Le grandi città della Cina, centro dello sviluppo economico, presentano a tutt'oggi un'immagine da terzo mondo: un centro elegante e moderno, una periferia abbandonata e povera. Secondo alcuni esperti, perfino Pechino, la capitale, si può paragonare a "una capitale europea" circondata da una "campagna africana", con lavoratori migranti che giungono a malapena a un reddito annuo di 668 yuan (circa 67 euro).

Per cercare di mantenere i migranti nelle loro campagne - dove non guadagnano a sufficienza, e dove le loro terre sono confiscate -  il governo vuole che l'Anp approvi nel nuovo bilancio maggiori aiuti alla scolarizzazione delle campagne. Secondo Zhou Ji, ministro dell'Educazione, il governo aumenterà dal 2,79 al 4% del Pil il contribuito per l'educazione. Di questo, 218,2 miliardi di yuan (quasi 22 miliardi di euro) dovrebbero andare a finanziare il sistema scolastico obbligatorio delle campagne, finora basato sulle tasse imposte ai contadini. Tutti questi accorgimenti rappresentano il piano di una "nuova campagna socialista" per cercare di diminuire il dislivello fra città e campagna e per sviluppare il mondo contadino.

Il problema fondamentale rimane però la corruzione e l'avidità di capi villaggio e segretari del partito che usano lo strumento delle tasse e gli espropri per accrescere il loro potere economico personale. Lo scorso anno, in 4 mesi 120 rappresentanti del governo o del partito sono stati puniti; 76 di loro arrestati e condannati per corruzione; il governo ha potuto ricuperare circa 5 miliardi di yuan (500 milioni di euro). Per frenare questa fonte di inquietudine e rivolte, si prevede che l'Anp vari un finanziamento di 1,75 miliardi di yuan (175 milioni di euro) per "educare" più di 19 milioni di quadri del Partito e rafforzare la loro presenza nel tessuto di base.

Il ruolo della legge

Il punto più debole dello sviluppo cinese è il ruolo della legge, che appare sottomessa al Pcc. Nelle campagne vi è l'elezione del capo-villaggio e perfino del segretariato del partito, ma i candidati sono scelti dall'alto e, dopo l'elezione non possono essere rimossi; i rappresentanti all'Anp sono anch'essi cooptati dal Pcc. Per far sentire la loro voce la popolazione ha solo una via: quella delle petizioni. Ma anche questa sta diventando sempre più ristretta. In questi giorni di preparazione all'Anp, migliaia di persone giunte a Pechino per presentare petizioni ai delegati, sono stati trascinati lontano dalla città. Almeno 12 mila poliziotti pattugliano le strade per evitare assembramenti e dimostrazioni.

Secondo Jerome Cohen, della Scuola di legge dell'università di New York, il sistema legale cinese è un'istituzione troppo debole, che non permette ai cittadini, soprattutto contadini, di far sentire la loro voce. A tutt'oggi centinaia di migliaia di persone si rivolgono ai tribunali per ottenere giustizia, ma solo una piccola percentuale di loro viene ascoltata. Il prof. Cohen – in questi giorni a Shanghai – sostiene che pur essendovi molti progetti di legge, la loro attuazione viene frenata per il timore della leadership del Partito di vedere il potere sempre più eroso.

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