03/02/2007, 00.00
CINA
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La censura cinese su internet può fare da cattiva maestra a tutto il mondo

Reporter senza frontiere denuncia la sempre più estesa censura cinese su internet. In carcere 52 cyber dissidenti, 5 volte più che nel resto del mondo. Questo modello di censura potrebbe perfezionarsi e trovare applicazione in tutto il mondo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina introduce nuovi e più sofisticati modi di censura su internet, per impedirne qualsiasi uso “non autorizzato”. Lo rivela la ong per la tutela dei diritti Reporter senza frontiere (Rsf) nel suo rapporto annuale sulla libertà di stampa.

In Cina sono in  carcere 52 persone accusate di un uso “inappropriato” di internet. Nel resto del mondo sono detenuti “solo” altri 10 cybernauti (4 in Vietnam, 3 in Siria e uno in Tunisia, Libia e Iran).

Nel rapporto pubblicato il primo febbraio, Rsf spiega che Pechino lavora molto per tenersi aggiornata su tutti gli sviluppi tecnologici, come quelli introdotti da YouTube per consentire a tutti di mettere in rete e condividere video e che hanno avuto ampia diffusione. Il rapporto spiega che “Cina e Iran sono in grado di filtrare i video che sono trasmessi, quelli che la Cina considera troppo ‘sovversivi’ e l’Iran troppo ‘immorali’”.

A fine gennaio il presidente cinese Hu Jintao ha incitato l’intero apparato del Partito comunista a “purificare l’ambiente di internet” e ha osservato che “quanto possiamo scaricare da internet è questione che riguarda lo sviluppo della cultura socialista, la sicurezza dell’informazione e la stabilità dello Stato”.

Il controllo del governo avviene non solo attraverso la tecnologia, ma anche tramite l’esteso impegno di un corpo speciale di polizia e grazie alla collaborazione delle ditte che gestiscono i siti. La Cina “ha il peso politico per costringere le ditte del settore – come Yahoo!, Google, Microsoft e Cisco Systems – a fare quanto chiede loro”. Nel 2006 queste ditte degli Stati Uniti sono state molto criticate e oggetto persino di interpellanze del Congresso Usa per avere persino rivelato alla polizia cinese l’identità di cyber dissidenti, che sono stati messi in carcere, per evitare di essere bandite dal Paese, come ha fatto Yahoo nel febbraio 2006.

Secondo il Centro informazioni internet cinese, nello scorso anno gli utenti della Rete sono cresciuti del 23,4 % (pari a 26 milioni di persone), portando il totale ad oltre 137 milioni.  La grande maggioranza di loro non ha accesso a quei siti che offrono opinioni non censurate o critiche nei confronti del Partito e del governo locale. Eppure, nonostante il controllo ferreo delle informazioni da e per il Paese, alcuni dissidenti sono in grado di inviare all’estero informazioni non filtrate.

La censura cinese è ritenuta un pericolo e un problema non solo per quel Paese ma per l’intera comunità mondiale. Il pericolo – dice il rapporto – è che “il modello cinese di internet, fondato sulla censura e la sorveglianza, possa un giorno essere imposto al resto del mondo”. Finora – osserva Rsf - gli utenti di internet sono sempre riusciti a trovare nuovi modi per aggirare ogni censura e filtro, ma ormai occorre che governi e compagnie di tutto il mondo intervengano per sostenere la libertà di espressione.

“E’ diventato vitale considerare ogni nuova tecnologia da un punto di vista morale e capirne i possibili effetti secondari. Se le compagnie e i Paesi democratici continuano a evitare questo problema e a scaricare la responsabilità morale su altri, noi presto vedremo un mondo dove tutte le nostre comunicazioni sono controllate”. (PB)

 

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