05/11/2014, 00.00
MYANMAR - CINA
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La leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi per la prima volta in Cina

La visita, annunciata da membri del partito vicini alla Nobel per la pace in programma a dicembre. Sul tavolo le relazioni commerciali fra i due Paesi e un rafforzamento dei legami fra opposizione birmana e vertici comunisti cinesi. Sullo sfondo le elezioni generali di fine 2015 in Myanmar e un possibile cambio di leadership.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Per la prima volta da quando è stata rilasciata dagli arresti domiciliari, nel novembre 2010, il mese prossimo la leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi visiterà la Cina. Dopo aver viaggiato negli Stati Uniti, in diversi Paesi dell'Unione europea fra cui l'Italia, in Giappone e in Corea del Sud, la Nobel per la pace e presidente della Lega nazionale per la democrazia (Nld) andrà anche a Pechino. La conferma arriva da alti funzionari del suo partito anche se, come sottolinea Nyan Win, "non siamo ancora a conoscenza di programmi specifici". La Cina pare dunque intenzionata a sviluppare i rapporti anche con il fronte interno dell'opposizione birmana, smentendo (in parte) la percezione comune che vede Pechino quale solido alleato della giunta militare e della sua emanazione politica, ancora oggi al potere. 

Interpellata in merito a un possibile viaggio di Aung San Suu Kyi a Pechino, la portavoce del ministero cinese degli Esteri Hua Chunying afferma di non avere "informazioni precise", ma il fatto che non abbia smentito le voci è già di per sé significativo. "Siamo in contatto - ha aggiunto l'alto funzionario cinese - e manteniamo solidi rapporti con tutti i partiti politici e tutte le anime del Myanmar, compresa la Lega nazionale per la democrazia, in un'ottica di rafforzamento delle relazioni fra Cina e Myanmar". 

Esperti di politica birmana sottolineano che la visita avrebbe un grande impatto politico anche per la stessa Nobel per la pace, accusata da alcuni in patria di "parteggiare per l'Occidente" di cui è vista come uno "strumento politico" nell'area. La "Signora" vuole "spazzare via" questa opinione diffusa, anche se restano dubbi e incertezze sui risultati di un viaggio a Pechino. Per qualcuno poco più di un gesto di cortesia e di facciata, mentre altri pensano che possa generare solidi rapporti tra Cina e il fronte di opposizione (per ora) in Myanmar, in vista del voto nel 2015. 

Del resto gli anni di embargo e sanzioni dell'Occidente hanno lasciato campo libero alla Cina, che è arrivata a conquistare quasi il 90% del commercio estero del Paese. Pechino dunque, a prescindere dal governo in carica, sembra intenzionata a mantenere un solido legame finanziario e commerciale con Naypyidaw. In un futuro faccia a faccia fra l'icona della democrazia birmana e i vertici comunisti di Pechino, avvertono gli esperti, è probabile che si parlerà di relazioni commerciali, sviluppo economico e cooperazione, mentre resteranno tabù temi quali le riforme politiche o le elezioni del 2015. 

Nel 2010 il Myanmar ha tenuto le prime elezioni generali in 20 anni; tuttavia, la Nld ha boicottato le urne perché giudicava le regole alla base del voto ingiuste e anti-democratiche. Dalle elezioni è uscito un governo semi-civile, guidato da Thein Sein, un ex generale considerato oggi un riformista. Il 25% dei seggi del Parlamento sono assegnati per legge, e senza passare attraverso le urne, ai militari che - di fatto - hanno il potere di veto su qualsiasi tipo di riforma politica e istituzionale del Paese. Alle elezioni suppletive del 2012 la Nld ha voluto partecipare presentandosi con tutti i suoi principali leader, fra cui la stessa Nobel per la pace che, forte di un vasto consenso popolare, ha conquistato un seggio parlamentare. Tuttavia, nonostante la grande popolarità di cui gode alla "Signora" è vietato concorrere - al momento - alla carica di presidente; un paio di norme costituzionali "contra personam", al centro di una feroce controversia politica, le bloccano la corsa alla carica più importante del Paese. 

 

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