03/03/2020, 11.54
VATICANO-CINA
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Lettera aperta del card. Zen alle critiche del card. G.B. Re

di Card. Joseph Zen

Il vescovo emerito di Hong Kong dubita della “profonda sintonia” fra i pontefici e chiede di vedere le prove della firma di Benedetto XVI all’Accordo provvisorio con la Cina. La Segreteria di Stato si è “lasciata ingannare” nel credere che la “chiesa indipendente” a cui Pechino esige aderiscano vescovi e sacerdoti, sia diversa da quella del passato.

Hong Kong (AsiaNews) – Con una lettera aperta, pubblicata due giorni fa, prima domenica di Quaresima, il card. Joseph Zen risponde alle critiche a lui rivolte dal card. Giovanni Battista Re. Il decano del Collegio cardinalizio aveva diffuso fra i porporati una lettera (che presentiamo in altra parte), in cui egli critica il giudizio negativo del vescovo emerito di Hong Kong verso l’Accordo provvisorio fra Vaticano e Cina e rivendica “una profonda sintonia di pensiero e di azione degli ultimi tre pontefici”.

Il card. Zen risponde quasi punto per punto alle accuse verso di lui, rimettendo in dubbio la “profonda sintonia” fra i pontefici – in particolare di Benedetto XVI con Francesco – sulla firma dell’Accordo sino-vaticano. Egli accusa anche il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, di “lasciarsi ingannare” nel credere che la concezione di “chiesa indipendente” predicata dalla Cina oggi sia differente da quella dei tempi di Mao. In un documento sugli "Orientamenti Pastorali della Santa Sede circa la registrazione civile del Clero in Cina", si ammette infatti che al presente sacerdoti e vescovi possono firmarne l’adesione. Ecco il testo della lettera che il card. Zen ha pubblicato sul suo blog in italiano, inglese e cinese.

 

A S.E. Rev.ma Sig Card. G.B. Re

Decano del Collegio Cardinalizio

 

Sig. Cardinale

Mi sia permesso di usare il mezzo di una lettera aperta per una comunicazione più tempestiva. 

Per via indiretta ho preso visione della sua lettera del 26 Febbraio la quale (Prot. N. 1/2020) ha anche l’onore di aver così inaugurato il suo alto ufficio di Decano del Collegio Cardinalizio. 

Ammiro il suo coraggio nell’avventurarsi in questioni che Ella pure riconosce essere “complesse”, mettendo a rischio il prestigio del suo appena inaugurato onorevole ufficio. Ma si sa che oggi c’è un vice-papa che riesce a mettere coraggio a tutti i servitori nella Santa Sede.

Veniamo alla lettera.

1. Per chiarire la visione di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI riguardo al comunismo mi basta ora rimandarLa a pag. 161-162 del libro “Ultime conversazioni” (Papa Benedetto mi fece avere una copia con la dedica “in comunione di preghiera e di pensiero”).

La domanda del giornalista Peter Seewald:

“Ha condiviso e sostenuto attivamente la Ostpolitik del papa (Giov. Paolo II)?”

Benedetto rispose: “Ne parlavamo. Era chiaro che la politica di Casaroli, per quanto attuata con le migliori intenzioni, era fallita.

La nuova linea perseguita da Giov. Paolo II era frutto della sua esperienza personale, del contatto con quei poteri.

Naturalmente allora non si poteva sperare che quel regime crollasse presto, ma era evidente che, invece di essere concilianti e accettare compromessi, bisognava opporsi con forza.

Questa era la visione di fondo di Giov. Paolo II, che io condividevo.”

2. Per provare che l’accordo firmato era già stato approvato da Benedetto XVI basta mostrarmi il testo firmato, che fino ad oggi non mi è stato concesso di vedere, e l’evidenza dell’archivio, che Ella ha potuto verificare. Rimarrebbe solo ancora da spiegare perché allora non è stato firmato.

3. Il cambiamento “epocale” del significato della parola “indipendenza” temo che esista solo nella testa dell’eminentissimo Segretario di Stato, indotto magari da una errata traduzione dal cinese fatta dal giovane minutante della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, ormai monoculus rex in regno caecorum, il quale fu corresponsabile anche degli almeno 10 errori nella traduzione della lettera di Papa Benedetto del 2007.

Data però l’intelligenza dell’Eminentissimo mi è difficile credere che sia stato ingannato, è più probabile che abbia voluto “lasciarsi ingannare”.

4. Non capisco l’ultima parte della sua lettera, quantomeno confusa. I fatti sono lì. Ho evidenza che Parolin manipola il Santo Padre, il quale mi manifesta sempre tanto affetto, ma non risponde alle mie domande. Davanti a delle prese di posizione della Santa Sede che non riesco a capire, a tutti i fratelli desolati che si rivolgono a me dico di non criticare chi segue quelle disposizioni. Siccome, però, nelle disposizioni si lascia ancora la libertà a chi ha una obiezione di coscienza, incoraggio questi a ritirarsi allo stato delle catacombe, senza opporsi a qualunque ingiustizia, altrimenti finirebbero per rimetterci di più.

In che ho sbagliato?

5. Sono al cento per cento d’accordo con l’invito a pregare.

Ricordo che recentemente la Santa Sede pure ha raccomandato l’invocazione alla Madonna “Sub tuum praesidium” e quella all’Arcangelo S. Michele.

Ovviamente c’è lo “Oremus pro Pontifice” che conclude con “et non tradat eum in animam inimicorum ejus”.

Le auguro momenti più felici nel suo lungo servizio come Decano del Collegio Cardinalizio.

obblig, mo

Card. Zen 

Prima Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Matteo (4:8-10)

Il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”.  Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.

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