22/02/2007, 00.00
SRI LANKA
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Nunzio in Sri Lanka: un Paese in guerra, dimenticato dal mondo

Nel quinto anniversario del cessate-il-fuoco tra Colombo e Tigri tamil, ormai valido solo sulla carta, mons. Zenari denuncia: la situazione è tragica, dopo lo tsunami abbiamo ricevuto la solidarietà di tutto il mondo, ma ora la popolazione, si sente dimenticata.
Colombo (AsiaNews) – Sono tutt’altro che segni di pace quelli che accompagnano il quinto anniversario (22 febbraio 2002) della firma del cessate-il-fuoco tra il governo di Colombo e l’esercito delle Tigri per la liberazione della Patria tamil (Ltte). Ieri a Batticaloa, nell’est dell'isola, un attentato ad una pattuglia di polizia ha ucciso tre persone, tra le quali un agente, ferendone 16. In questo contesto, la Chiesa cattolica sottolinea il dramma della popolazione, che non sembra toccare la comunità internazionale come è stato invece per la catastrofe dello tsunami.
 
“La guerra ha creato barriere nel Paese - denuncia ad AsiaNews il nunzio in Sri Lanka, mons. Mario Zenari - si tratta di una realtà tragica”, ma che all’indomani dello tsunami del 2004 aveva goduto del balsamo degli aiuti internazionali. “Dopo il maremoto la popolazione ha vissuto un’ondata di solidarietà mai conosciuta prima”, aggiunge. “Ancora oggi molte delegazioni da tutto il mondo arrivano qui per mostrare sostegno e inaugurare progetti di ricostruzione e sviluppo, mentre noi, in questa piccola isola, non possiamo neppure muoverci da una parte all’altra, per visitare i nostri amici, parenti, le nostre parrocchie, a causa delle crescenti barriere poste dal conflitto”. “Nel mezzo di questo sconfortante scenario - continua mons. Zenari - è consolante vedere che le persone continuano a pregare piene di fiducia nel misericordioso amore di Dio”.
 
La guerra civile in Sri Lanka è iniziata nel 1983, quando si sono radicalizzate le posizioni della minoranza tamil, dopo sistematici pogrom a sui danno in cui morirono migliaia di persone. Da allora le Tigri, che mirano alla creazione di uno Stato autonomo e autogovernato nel nord e nel nord-est, hanno assunto il controllo di intere porzioni del Paese. Il 22 febbraio 2002, grazie anche alla mediazione internazionale e in particolare della Norvegia, si è formalizzato un cessate-il-fuoco, già in vigore dal Natale 2001, ma oggi valido solo sulla carta. In oltre 20 anni di guerra si stima siano morte tra le 60 e le 80mila persone. Da dicembre 2005 il Paese vive una recrudescenza degli scontri tra ribelli e militari che è costata la vita a 4mila persone, di cui 660 solo dall’inizio del 2007. (DV)
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