21/03/2007, 00.00
CINA
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Operaio cinese perde il lavoro perché malato di epatite e si uccide

Un operaio della provincia centrale dell’Hubei non viene assunto perché affetto da epatite B e si impicca. In Cina continua la discriminazione contro i 130 milioni di contagiati ed i 30 milioni di malati.
Pechino (AsiaNews) – Un operaio della provincia centrale dell’Hubei si è impiccato pochi giorni dopo aver perso un lavoro perché “colpevole” di aver contratto l’epatite B. Li Zhimin, scrive il Southern Metropolitan News, si è ucciso nella sua casa di Zhongshan dopo aver saputo di non aver ottenuto l’impiego presso una fabbrica locale.
 
Secondo il quotidiano, Li si era presentato per un colloquio alla Galanz (fabbrica di oggetti per la casa) ed aveva superato tutte le fasi preliminari all’assunzione. Prima di ottenere il lavoro, un esame medico ha rivelato la presenza della malattia e l’operaio non è più stato assunto.
 
Prima di morire, Li aveva dichiarato ad un amico che “sarebbe stata troppa la vergogna di dover tornare a casa senza aver guadagnato del denaro”.
 
La polizia di Maxin, che ha seguito il caso, conferma che si tratta di un suicidio ma, spiega un ufficiale, “è difficile dire quanto la mancata assunzione abbia influito sulla decisione di morire. Non abbiamo trovato alcuna lettera d’addio”.
 
Il Dipartimento risorse umane della Galanz ha confermato di aver rifiutato l’assunzione all’operaio perché il virus “era in fase di riproduzione attiva, e quindi avrebbe potuto contagiare altre persone”. Eppure, la ricerca medica ha dimostrato che l’epatite non può trasmettersi tramite normale contatto umano. Zhou Litai, avvocato, sostiene che la fabbrica ha violato la legge sul lavoro attualmente in vigore nel Paese ed i diritti del suicida, ma non può essere ritenuta legalmente responsabile della sua morte.
 
Il problema dell’impiego per i numerosi malati di epatite in Cina è al centro di un dibattito pubblico. Oltre a questo caso, la stampa nazionale ha parlato di un laureato dell’Henan che ha denunciato la filiale di Dongguang della Nokia per averlo licenziato in quanto portatore del virus. Stessa vicenda anche per un operaio dell’Hubei, che ha portato in tribunale la VTech Holdings per discriminazione.
 
La Cina registra circa 130 milioni di portatori del virus dell’epatite B ed altri 30 milioni di malati. Le discriminazioni nei confronti di questi malati sono comuni e diffuse, in particolar modo contro chi cerca un impiego.
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