01/10/2011, 00.00
MYANMAR
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Pace e amnistia: continua il dialogo fra Aung San Suu Kyi e governo birmano

di Yaung Ni Oo
Terzo incontro fra la leader dell’opposizione e il ministro del Lavoro Aung Kyi. Colloqui giudicati “soddisfacenti”, in cui si è parlato anche di tutela dell’Irrawaddy e stabilità nazionale. Esperti di politica birmana giudicano “positivi” i recenti sviluppi nella politica birmana, che si sarebbe liberata dell’influenza del generalissimo Than Shwe.
Yangon (AsiaNews) – Un possibile provvedimento di amnistia per i prigionieri (politici) e un cessate il fuoco permanente con i gruppi etnici armati. Di questo hanno discusso la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi e il ministro del Lavoro Aung Kyi, nell’incontro tenuto ieri alla Sane Lae Kan Thar, un edificio governativo a Yangon. Durato circa 77 minuti, si tratta del terzo colloquio ufficiale fra la Nobel per la pace e l’alto funzionario, cui si aggiunge un faccia a faccia con il presidente Thein Sein nelle scorse settimane. Analisti giudicano “positivi” gli sviluppi politici delle ultime settimane, che potrebbero portare a un “reale cambiamento” in Myanmar.

In un comunicato ufficiale diffuso al termine della riunione, entrambe le parti esprimono “soddisfazione” per l’esito dell’incontro in cui si è parlato anche di: cooperazione nel lavoro congiunto di tutela del fiume Irrawaddy; collaborazione per la stabilità della nazione; affermazione del principio di superiorità della legge e dell’ordine. La leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) e il ministro hanno infine anticipato un nuovo round di colloqui nel prossimo futuro. Aung San Suu Kyi, 66 anni, ha inoltre accolto con favore la decisione del presidente Thein Sein, che ha ordinato la sospensione dei lavori per la costruzione della diga sul fiume Irrawaddy (cfr. AsiaNews 29/09/2011 Il presidente birmano interrompe la costruzione della diga di Myitsone). “È molto importante – ha commentato la leader della Nld – che [il governo] ascolti la voce del popolo. È un compito, questo, che ogni governo deve adempiere. I governo devono lavorare per risolvere i problemi che destano preoccupazione fra la gente”.

Esperti di politica birmana, interpellati da AsiaNews, giudicano “positivi gli incontri”, perché “portano risultati positivi e un reale cambiamento per tutto il Paese”. Negli ultimi due decenni in Myanmar il potere è rimasto ben saldo nelle mani della dittatura militare. Ora il nuovo governo civile, nominato dal Parlamento nei mesi scorsi, pur essendo sostenuto dall’esercito e formato da molti ex ufficiali, pare orientato a concedere maggiori – seppur caute – aperture all’opposizione interna.

Secondo la fonte un “ruolo istituzionale nel breve periodo” per Aung San Suu Kyi è poco probabile, ma “il suo ingresso nella vita politica del Paese è inevitabile” e al contempo “auspicabile il prima possibile”. La popolazione civile sembra orientata a concedere “fiducia” al nuovo esecutivo, che pare essersi affrancato – secondo voci non ufficiali – dall’influsso del generalissimo Than Shwe, per 20 anni padre e padrone del Myanmar. “Secondo alcuni – aggiunge un funzionario, in condizioni di anonimato – pare che Than Shwe abbia problemi di sicurezza personale”.

Il processo verso una piena democratizzazione del Paese forse è ancora di là da venire, ma “il cammino nella giusta direzione” è già iniziato.
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