11/05/2005, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, i cristiani ricordano il sacrificio di mons. Joseph

Kasur (AsiaNews) – Nuovo impulso alla campagna contro la legge sulla blasfemia in Pakistan viene in questi giorni dal 7° anniversario della morte di mons. John Joseph, vescovo di Faisalabad. Proprio per protestare contro questa legge - che favorisce il fondamentalismo e copre vendette private – mons. Joseph si è tolto la vita il 6 maggio 1998. Allora presidente della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale del Pakistan, il vescovo si uccise in segno di denuncia contro il caso di Ayub Masih, un cristiano condannato a morte per blasfemia poche settimane prima. Egli aveva scritto numerose lettere alle autorità e organizzato manifestazioni per chiedere al governo di abrogare la legge, di recente definita da mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore,  "un'anomalia nel nostro sistema legale".

Durante la messa in ricordo di mons. Joseph,  p. Inayat Bernard, parroco di Kasur, ha incoraggiato i fedeli a "continuare in modo costante la protesta contro questa legge inumana e contraria anche all'islam". 

La legge sulla blasfemia, ovvero l'articolo 295 b e c del Codice penale pakistano, colpisce in modo indistinto cristiani e musulmani. Il primo comma riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto.

Altre personalità sono intervenute alla funzione ricordando il vescovo e il suo impegno anche a favore della comunità musulmana. Suor Vittoria Jacob, ha ricordato la costruzione di un ponte sul canale di Issa Nagri a Faisalabad, di utilità comune a cristiani e musulmani; la fondazione di un centro per la cura della lebbra e l'impegno per promuovere l'istruzione.

Margaret Pira, direttrice dell'Ong Milap, ha detto che mons. Joseph era il "vescovo della gente". "Come presidente della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso – ricorda - si è battuto non solo per i diritti dei cattolici ma anche dei protestanti".

Secondo Anil Raja, presidente del Gruppo di studi biblici di Maria Madre, il vescovo ha insegnato a tutta la comunità come combattere in modo pacifico legislazioni che dividono le persone e promuovono l'odio tra le religioni".

La Chiesa cattolica e le comunità di minoranza chiedono da tempo la totale cancellazione della legge e criticano apertamente i superficiali emendamenti apportati dal governo nell'ottobre 2004. Le modifiche si limitano a vizi di procedura e applicazione della legge, ma mantengono in vigore la pena di morte per chi offende Maometto. (IB)

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