01/11/2005, 00.00
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Papa: L'Eucaristia unisce santi e pellegrini, vivi e defunti

Domani Benedetto XVI visiterà le tombe dei papi nelle grotte vaticane, sostando in particolare alla tomba di Giovanni Paolo II.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La santità è una "vita nuova" donata col battesimo, che "non è soggetta alla corruzione e al potere della morte". Nella solennità di Tutti i Santi, Benedetto XVI ricorda prima dell'Angelus che la "comunione dei santi" è l'unità profonda fra coloro che vedono Dio "così come Egli è" e coloro che sono "pellegrini nel mondo". L'Eucaristia – ha detto il papa -  è il momento in cui si è realmente uniti, vivi e defunti, santi e pellegrini.

Il Papa ha ricordato ai pellegrini presenti nella piazza san Pietro, le tradizionali devozioni verso i defunti: visitare i cimiteri e offrire messe per loro.  Domani il pontefice si recherà alle grotte vaticane per sostare alle tombe dei papi, con un "ricordo speciale per l'amato Giovanni Paolo II".

Ecco le parole del Papa nell'introdurre la preghiera mariana:

 

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi, che ci fa gustare la gioia di far parte della grande famiglia degli amici di Dio, o, come scrive san Paolo, di "partecipare alla sorte dei santi nella luce" (Col 1,12). La Liturgia ripropone l'espressione colma di meraviglia dell'apostolo Giovanni: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3,1). Sì, diventare santi significa realizzare pienamente quello che già siamo in quanto elevati, in Cristo Gesù, alla dignità di figli adottivi di Dio (cfr Ef 1,5; Rm 8,14-17). Con l'incarnazione del Figlio, la sua morte e risurrezione, Dio ha voluto riconciliare a Sé l'umanità ed aprirla alla condivisione della stessa sua vita. Chi crede in Cristo Figlio di Dio rinasce "dall'alto", è come rigenerato per opera dello Spirito Santo (cfr Gv 3,1-8). Questo mistero si attua nel sacramento del Battesimo, mediante il quale la madre Chiesa dà alla luce i "santi".

La vita nuova, ricevuta nel Battesimo, non è soggetta alla corruzione e al potere della morte. Per chi vive in Cristo la morte è il passaggio dal pellegrinaggio terreno alla patria del Cielo, dove il Padre accoglie tutti i suoi figli, "di ogni nazione, razza, popolo e lingua", come leggiamo oggi nel Libro dell'Apocalisse (7,9). Per questo è molto significativo e appropriato che dopo la festa di Tutti i Santi la Liturgia ci faccia celebrare domani la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. La "comunione dei santi", che professiamo nel Credo, è una realtà che si costruisce quaggiù, ma che si manifesterà pienamente quando noi vedremo Dio "così come egli è" (1 Gv 3,2). E' la realtà di una famiglia legata da profondi vincoli di spirituale solidarietà, che unisce i fedeli defunti a quanti sono pellegrini nel mondo. Un legame misterioso ma reale, alimentato dalla preghiera e dalla partecipazione al sacramento dell'Eucaristia. Nel Corpo mistico di Cristo le anime dei fedeli si incontrano superando la barriera della morte, pregano le une per le altre, realizzano nella carità un intimo scambio di doni. In tale dimensione di fede si comprende anche la prassi di offrire per i defunti preghiere di suffragio, in modo speciale il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, che ha aperto ai credenti il passaggio alla vita eterna.

Unendomi spiritualmente a quanti si recano nei cimiteri per pregare per i loro defunti, anch'io domani pomeriggio mi raccoglierò in preghiera nelle Grotte Vaticane presso le tombe dei Papi, che fanno corona al sepolcro dell'apostolo Pietro, e avrò un ricordo speciale per l'amato Giovanni Paolo II. Cari amici, la tradizionale sosta di questi giorni presso le tombe dei nostri defunti sia un'occasione per pensare senza timore al mistero della morte e coltivare quell'incessante vigilanza che ci prepara ad affrontarlo con serenità. Ci aiuti in questo la Vergine Maria, Regina dei Santi, alla quale ora con fiducia filiale ci rivolgiamo.

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